Una voce nella notte

andag

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Un andamento iniziale da film drammatico/intimista/sentimentale, su cui si innestano gradualmente, in crescendo, elementi thriller, gotici, ed horror.
L'efficacia di questi elementi di "tensione" è tanto maggiore proprio per il fatto di inserirsi in una struttura formale che non si rifa direttamente al genere; eppure, il personaggio di Donna (Toni Collette, bravissima) è decisamente sul versante horror.



******************SPOILER******************************



In particolare le due scene (una circa a metà del film, l'altra verso la fine) in cui Donna si gira verso Gabriel (Robin Williams), quasi a guardare -più che verso- "attraverso" di lui (ed almeno nella prima sicuramente non può vederlo, perchè è dietro ad un vetro smerigliato e Gabriel è troppo lontano dal vetro per essere visto) riescono a mettere, praticamente con niente, una discretissima strizza.
Ma il film è anche un classico, goticissimo racconto di Nalale; Dickens viene citato ripetutamente (ed è C. Dickens il nome sulla targa, nella camera di ospedale, dietro la quale Gabriel crede si nasconda Pete).
Coraggioso ma non casuale, e non sacrilego nè presuntuoso, il riferimento ad Hitchcock messo in bocca ad Anna (Sandra Oh) all'inizio: perchè quando poi avviene veramente, l'incontro tra Gabriel e Donna a casa di quest'ultima, la tensione è tale che è difficile non pensare, con pieno merito di questo film, alla "mammina" di Psyco...
Non un capolavoro, ma decisamente da vedere, secondo me.

Su Sky Cinema
***1/2
 
Ultima modifica:
Molto di Hitchcock (esplicitamente Psycho, ma forse ancor più La donna che visse due volte) in un film dal genere imprecisato, dove più che l'horror puro si possono ritrovare il thriller fantastico e il dramma - tanto che, quanto al dramma, foss'anche solo per quel provinciale paesaggio invernale in cui si arriva, mi ha ricordato lo splendido Il dolce domani. Stettner ha un fermo controllo del materiale, partecipando già alla scrittura, e suggerisce sottotesti affascinanti ed ardui sulla rimozione, il trauma, la percezione affettiva, la normalità della condotta, la trappola dell'ossessione. Un'ossessione psicologicamente segnata dalla "mancanza" fallica, per dirla in termini scontati, dato che non c'è una figura che possa dirsi "maschia" nello stupido senso comunemente rintracciabile. Si noterà poi che non ci sono figli in questo film, né genitori, come in uno sgombero dell'anima in cui rimangono solo maglioni fatti a mano, vecchie foto, conigli di pezza, tutto senza un'identità, qualcosa che può chiamare alla vista solo ricordi confusi e digradanti in chi crede di rispecchiarcisi. Totalmente prosciugati, nel senso buono, Robin Williams e Toni Collette.
 
gahan ha scritto:
Un'ossessione psicologicamente segnata dalla "mancanza" fallica, per dirla in termini scontati, dato che non c'è una figura che possa dirsi "maschia" nello stupido senso comunemente rintracciabile.
:eek:

icon_wink
mi è piaciuta molto l'osservazione sull'assenza di figli nel film; più che una mancanza di identità, mi sembra metta in rilievo la (dolente) sterilità, inconcludenza e malinconia di tutte queste vite
 
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