Uno bianca

Copperfield

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Come Faenza o Giordana, registi ampiamente impegnati "nel sociale", anche Michele Soavi propone temi scottanti che hanno segnato la cronaca nera italiana. E' il caso di "Uno bianca", opera dedicata al gruppo di poliziotti-delinquenti che per oltre un ventennio ha insanguinato le strade e la vita di molti innocenti con l'unico scopo di "far soldi" senza limiti.
Tra efferati delitti e crimini spesso perpretrati con l'unica intenzione di creare depistaggi alle indagini, tra mille ipotesi - compresa quella del terrorismo - e ostacoli posti in essere dagli stessi organi inquirenti, i due protagonisti marceranno indomiti verso la scoperta di quel comune denominatore del quale si diceva: i soldi.
Buona l'interpretazione di Kim Rossi Stuart; in essa si vede già la versatilità dell'attore che, affermatosi in maniera significativa con Le chiavi di casa, verrà definitivamente consacrato al grande pubblico dal recente placidiano Romanzo criminale. Lui, di nobile provenienza, eprime invece in maniera sorprendentemente credibile una contiguità, una familiarità con "la strada" che conferisce, appunto, duttilità e spessore alle sue recenti interpretazioni.
Come in tutti i films che rappresentano avvenimenti di rilevante impatto sociale, capaci di sollecitare i propri valori morali ( si pensi a Alla luce del sole) e le proprie convinzioni nei confronti dei nostri simili e di coloro che, per retaggio culturale, consideriamo viceversa dei "diversi" (Quando non sei nato non puoi più nasconderti di Giordana), è sempre molto difficile restituire alla rappresentazione quella profondità di dettaglio che l'opera meriterebbe ma di frequente ancora oggi coperta da una insuperabile cortina di fumo (come il JFK di Oliver Stone o, per guardare in casa nostra, il bellissimo Muro di gomma di Risi, o lo stesso Romanzo criminale, ultimo tentativo cinematografico di sbrogliare una matassa intricatissima di eventi e supposizioni).
Tuttavia, qui, il filo conduttore che lega gli accadimenti riportati è facilmente individuabile e, proprio come quello di Arianna, porterà - una volta tanto - alla scioglimento della matassa.
La fiction della Rai, negli ultimi anni è decisamente cresciuta non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi; e se l'intento è anche quello di portare a conoscenza del grande pubblico non solo soubrettes e veline, amori adolescenziali e quant'altro di infimo livello commerciale, ma anche eventi che hanno contribuito a formare la coscienza sociale attuale e quella che verrà, non si può non rivolgere un plauso a tali sforzi, compreso questa "Uno bianca".

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molto bello anche se l'ho visto in dvd più di un anno fa, più che altro fa rabbrividere la storia, visto chè è una vicenda realmente accaduta e che i cattivi
sappiamo benissimo chi fossero...
 
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