«Willard! Ci sono dei topi nel seminterrato!». Solo a volte accade, grazie ad una distribuzione scellerata, che alla fine della stagione italiana arrivino film degni di nota: Willard è uno di questi e personalmente ricorda molto, per questa circostanza nonché per il film in sé, un altro gioiellino passato tanto inosservato quanto maltrattato come American Psycho di Mary Harron, che usciva alla fine del maggio 2001. E, come in quel caso, l'amore è istintivo sin dagli inventivi titoli di testa. Una fiaba dark dal sapore e dal ritmo molto letterario, kafkiano: un impiegatuccio solitario ed insicuro che si scopre improvvisamente ammaestratore di topi, una asfissiante vecchia mamma malata, un burbero datore di lavoro, una collega premurosa. E poi Socrate e Ben, i due topi antagonisti, i due volti del loro padrone. Positivamente conscio di sé, dosato nella narrazione discreta e con un'ottima resa degli effetti speciali, Willard usa benissimo la fotografia di Robert McLachlan, il montaggio di James Coblentz e le musiche di Andrew Dorfman e Shirley Walker (a proposito di musiche: bellissima l'uccisione del gatto che omaggia "Ben", dolce ballata di un giovanissimo Michael Jackson candidata agli Oscar come tema dell'omonimo seguito di Willard e i topi, film del 1971 di cui questo è un rifacimento); i quattro interpreti sono fenomenali, ragion per cui l'orrifico doppiaggio italiano da cartone animato del pomeriggio è assolutamente vietato: il protagonista Crispin Glover (a tutti noto come il giovane George McFly di Ritorno al futuro), il Mr. Martin del sempre agghiacciante R. Lee Ermey (il sergente Hartman di Full Metal Jacket e sceriffo nel remake di Non aprite quella porta), la stupenda Laura Elena Harring (Mulholland Drive) e la mamma di Jackie Burroughs. [TV-ZONE]
Voto: *** ½
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