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andag

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L’affettuosa corrispondenza, puramente epistolare, tra una vulcanica ed estroversa scrittrice/lettrice newyorkese (Anne Bancroft) ed un riservato libraio londinese (Anthony Hopkins) si snoda lungo i decenni, a partire dal dopoguerra.

Inizia con una professionale richiesta di libri, ma diventa con il tempo molto di più: l’amicizia (vera, nonostante la distanza) tra due persone, ma anche l’affetto, il sostegno la solidarietà con i rispettivi parenti e conoscenti. La posta avvicina i due protagonisti, ma anche i due popoli e le due culture ai lati dell’Atlantico.
Bellissime interpretazioni della Bancroft e di Hopkins, che fa un po’ le prove del ruolo altrettanto british (ma qui con molto più calore umano) di Quel che resta del giorno.

Regia e sceneggiatura tratteggiano con pochi –bellissimi- tocchi le vite dei protagonisti, il resto viene lasciato alla bravura della coppia.

Commovente e divertente, buoni sentimenti a go-go e grande classe.

Su Sky Cinema

****
 
Ultima modifica:
Il termine "miracolo" si usa troppo spesso senza farci caso, così che quando un vero miracolo accade si fa fatica a riconoscerlo. Il film di David Jones è in effetti tale. Serve molta classe per raccontare la storia di due persone di mezza età che dialogano a distanza di oceano scambiandosi rispettose lettere "commerciali", sebbene sempre più avvolte di cura ed affetto.

Questi sono la newyorkese Helene Hanff (Anne Bancroft) ed il londinese Frank P. Doel (Anthony Hopkins). Il secondo è la colonna di una libreria antiquaria e la prima una divoratrice esigente e un po' pazzoide di vecchi volumi che nessuno a New York è in grado di trovarle. La loro corrispondenza inizia appena finita la seconda guerra mondiale e continua per trent'anni senza che mai riescano ad incontrarsi.

Fatto di enorme semplicità, questo film ha due interpreti la cui sensibilità è capace di cogliere tutta la sottile complessità che si cela dietro agli scambi fra persone lontane, dietro a quel magico rituale della scrittura che crea vicinanza e permette di conoscersi in modo spesso più ricco rispetto agli incontri in carne ed ossa. E' commovente il modo in cui, col passare degli anni, finiscono per parlarsi come si trovassero uno di fronte all'altra. Ad un certo punto Doel risponde ad una lettera della Hanff guardando direttamente in camera: è sempre educato e mantiene un registro formale, ma è come se finalmente vedesse una cara amica dalla quale è stato separato per anni. Quasi struggente il finale, nel quale stavolta è la Bancroft, guardando quei luoghi che aveva solo immaginato e rivedendoci il caro amico che non aveva mai visto, a salutarlo sorridente: «Eccomi qua, Frank: finalmente ce l'ho fatta».
 
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