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Caos calmo

andag

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11 Agosto 2003
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Pietro Paladini sta su una panchina; ma diversamente da Forrest Gump, che stava lì a raccontare la propria vita, Pietro/Moretti ci sta per rimetterla insieme, la propria vita, per (inconsciamente) lasciare alla propria psiche il tempo di riattaccare i pezzi, dopo la scomparsa della moglie.

Lentamente, infatti, senza bisogno di correre ed affannarsi (come sembrano fare tutti gli altri), semplicemente gironzolando nei dintorni della “propria” panchina, saranno proprio la vita, i colleghi, gli affetti, le vecchie e nuove conoscenze a venire verso di lui.

Il percorso dall’afasia al ritorno alla vita viene raccontato in modo impressionistico; personaggi appaiono e si ritraggono, lasciando un po’ allo spettatore il compito di unire i puntini, magari aggiungendocene pure qualcuno che sembra mancare...
L’ottundimento iniziale lascia posto alla consapevolezza del proprio dolore, poi allo sfogo, anche violento, ed alla liberazione finale. Raccontando il tutto con grande ironia e senza la pretesa di spiegare o di dire proprio tutto.

Moretti fa il Moretti naturalmente, però Grimaldi ci mette senz’altro di suo, trasformando una semplice Morettiade in un omaggio al cinema più sincero e classico.

Tante le scene notevoli: poco dopo l’inizio del film, l’uscita di scuola con un Moretti inizialmente solitario, a poco a poco circondato da mamme da ogni direzione, l’inquadratura che infine indietreggia a mostrare la frotta di bambini in uscita;
l’apparizione di Steiner, un vero coup de théâtre [per quelli a cui le troppe anticipazioni lette in giro non hanno rovinato la sorpresa], momento De Palmiano per come è girato, dove tutti gli sguardi ed i personaggi sulla scena sembrano istintivamente convergere, coagularsi in un punto;
l’esplosione di vitalità del San Bernardo, circondato ed inseguito dai bambini, scena che forse sarebbe piaciuta a Truffaut…
Non mi aspettavo molto, invece ho visto un film bellissimo.

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