Complicità e sospetti

andag

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Anthony Minghella ci lascia con quello che probabilmente, togliamo il probabilmente, è il suo capolavoro... Una storia molto lineare: Londra, le convergenze parallele di due famiglie, da una parte madre+figlio profughi bosniaci, in bilico tra faticosa e umile integrazione (madre) e illegalità (figlio); dall'altra, una coppia locale in crisi coniugale.

I protagonisti, tutti, sono ognuno in modo diverso alla ricerca di quell'affetto, di quel senso, di quel calore che -in un qualche momento della propria vita che si vorrebbe rintracciare, per risalirvi e ricominciare- sembra sia stato perso per sempre (e del quale la lampada solare di Liv pare un pallido sostituto). Si cercano e si sfuggono, si annusano e si ritraggono.
C'è il tema (pur senza lasciare i toni da commedia malinconica) dell'immigrazione e della crisi coniugale, ma soprattutto si parla di sentimenti di valore universale: la ricerca di se stessi, il desiderio di amare e lasciarsi andare, ma anche la paura di essere ancora delusi, ancora traditi, il freno a mano sempre un po' tirato.

Scritto con un'economicità ed eleganza sorprendenti, con un sottilissimo, pervasivo umorismo inglese; ed i perfetti dialoghi sono serviti da attori in gran forma. E non essendo (solitamente) Minghella un campione assoluto, tutto il film sembra essere il risultato di un generale stato di grazia, uno di quei momenti abbastanza magici in cui tutto sembra funzionare al meglio.
Peccato il finale un po' sbrigativo, in cui si avverte il desiderio di affrettare una chiusura forse un po' troppo conciliante, ed una implicazione che parrebbe di cogliere, a volercela vedere, sulla (im)possibilità dell'integrazione (ma non bisogna dimenticare che siamo sempre nell'ambito della commedia drammatica), cose che in effetti fanno perdere qualcosina ad un film per altri versi (fino a lì) perfetto.

Su Sky Cinema

****
 
Bene. Aveva fatto schifo più o meno a tutti, a quanto ricordo, un parere discorde non fa mai male. Io devo ancora vederlo, e così mi dai un motivo in più.
 
ecco, magari vedilo allora. Non ho ancora letto assolutamente nulla, ma proprio nulla, su questo film, conto di farlo quando avrò un po' di tempo... per altro, che abbia fatto, o non fatto, schifo a tutti, non me ne può fregare di meno...
 
Visto. A me è sembrato un film inizialmente interessante, con una costruzione parallela che sembra porsi in maniera problematica sull'essenza della coppia (molte difficoltà coniugali in una coppia non propriamente tradizionale: lei è straniera, come lo sarà l'amante, la figlia autistica) e sul suo risvolto non integrato. Quindi inizialmente sembra che il "breaking and entering" venga visto al contrario, o meglio in entrambi i sensi: "loro" che entrano nella vita di Will e Will che si intrufola nella loro. Poi però quel finale, secondo me, fa decisamente "coppia borghese salva", con per di più l'amante immigrata il cui figlio viene graziato dalla coppia borghese stessa (con sensi di colpa, necessità di chiarirsi, ma magnanima; alla fine poi si sposeranno anche, tutto sistemato!) e se ne torna in patria-- Insomma, un po' una disdetta-- Che getta anche qualche dubbio forte sulla direzione di Minghella, ad esempio con quei fuori fuoco mentre Will e Amira fanno l'amore, che tornano proprio nel finale prima e durante i titoli di coda. Meglio non vedere, tanto alla fine tutto va per il verso giusto?
 
sì, il finale non è piaciuto nemmeno a me. Fino a mezz'ora dalla fine gli avrei dato anche cinque stelle, forse esagerando (senz'altro esagerando). Certo, è chiaro che il "breaking" è in entrambi i sensi, ed è questo uno degli aspetti più belli. Ma anche il rapporto in continuo alternarsi di crisi/tregua di Will con la compagna, mi sembra molto "vero", molto ben girato.
C'è un sacco di umorismo molto british, che non so quanto sia stato capito (gli americani l'hanno stroncato più o meno tanto quanto Shyamalan), e ho trovato abbastanza commovente che questo film, che si è rivelato anche l'ultimo, sia la concretizzazione del desiderio di Minghella di tornare a girare un film inglese, nella Londra che amava.
Certo, non convince fino in fondo. Resta secondo me il suo film migliore, quattro stelle anche per la memoria.
 
Mi riferivo al "quattro stelle anche per la memoria"-- ;)
 
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