Barbara Bobulova si tramuta in San Francesco. Il crollo pubblico della fredda donna d'affari arriva proiettato sullo schermo durante una conferenza: un'imbarazzante illuminazione maturata grazie alle borsette da vendere in Kazakistan che purtroppo preannuncia un calo nel ridicolo che punisce questo film interessante per molti versi. Di fatti dopo l'altro crollo che segue, quello privato (una scena bella e molto intensa: Irene appena uscita dalla piscina si ritrova aggrappata all'albero nel giardinetto interno bisbigliando disperata), arriva a rovinarlo la trasformazione onirica della casa in mensa caritas, la discesa fra i poveri prendendo per mano padre Carras (personaggio orrendo, a partire dal nome esorcistico) e la donazione dei vestiti in metropolitana. Tuttavia, seppur scritto male o malissimo in molte parti, eccessivamente lungo e ridondante con in più le solite musicone incessanti, Cuore sacro ha una simbologia ed una costruzione generale intimamente pensate e degne di considerazione; semplici come sono, molto meglio avrebbero potuto fare se lasciate parlare da sole. Un pasticcio che ricorda Ovunque sei, pur salvandosi dai suoi abissi.
Voto: **
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