Fabrizio wrote:
> [...] ho già manifestato più volte la mia contrarietà al digitale terrestre
> "imposto" per legge [...]
Lo spegnimento dell'analogico rientra in un processo ben piu' ampio (si chiudera' indicativamente nel 2020) di ristrutturazione delle frequenze a livello europeo.
Questo significa:
A- il governo, di qualsiasi colore, non ha alcun merito o demerito in tutto il processo (all'estero se ne sbattono altamente delle nostre menate politiche e mediatiche...);
B- nei prossimi anni si assistera' anche allo spegnimento delle radio analogiche, le quali dovranno convertirsi al digitale ed occuperanno parte della banda VHF;
C- il risultato finale di questo processo sara' che le forze armate di tutta Europa non useranno piu' le loro frequenze "storiche", le quali diventeranno disponibili per scopi commerciali (come gia' avviene nel resto del mondo).
Tanto per capirci, se oggi si puo' usare il WiMax (io lo sto usando in questo istante) e se sono diventati usabili i vecchi controller WiFi di tipo A, e' proprio perche' i militari hanno gia' parzialmente spostate le loro frequenze.
La scelta di passare proprio al digitale terrestre e' invece dettata piu' che altro dal mercato.
A nessuna emittente e' stato puntato il mitra alla testa perche' passasse proprio al digitale terrestre: semplicemente si e' tratta della scelta piu' ovvia.
Basta considerare gli effort delle varie soluzioni...
DTT: le emittenti devono convertire al digitale gli impianti di trasmissione, mentre gli utenti devono acquistare 1 decoder da 20 € per ogni televisore.
Esistono effettivamente dei decoder piu' costosi, pero' gia' gli zapper da 20 € basteranno (a switch-off ultimato) per vedere le attuali emittenti analogiche con qualche aggiunta.
Satellite: molte emittenti gia' usano i satelliti per distribuire il proprio segnale, pero' lo fanno spesso attraverso posizioni orbitali di servizio, che hanno costi relativamente bassi ma che non sono facilemnte accessibili agli utenti finali. Queste ultime dovrebbero quindi affittare banda su transponder piu' costosi, mentre quelle piu' piccole, che usano ancora i ponti radio, dovrebbero dotarsi di impianti di trasmissioi satellitare.
Gli utenti finali dovrebbero invece dotarsi di 1 decoder per ogni televisore e, in quasi il 90% dei casi, installare una nuova antenna (la parabola) ed il relativo cablaggio che questa comporta.
IPTV: le emittenti devono cambiare totalmente il proprio sistema di trasmissione, accordandosi coi singoli provider (al momento ce ne sono 3) che offrono l'IPTV.
Gli utenti devono invece acquistare 1 decoder per ogni televisore ed installare un router che rimanga collegato a tutti questi decoder (la modalita' migliore varia da caso a caso). Inoltre l'IPTV e' sempre subordinata alla stipula di una flat dati (che in Italia e' assente in oltre l'80% delle famiglie), la quale deve avere ottime prestazioni reali (in alcuni casi impossibili per ragioni tecniche) e che ha un costo minimo di 20 €/mese.