Un notevole film sull'Olocausto degli ebrei ungheresi.
Film come questo non offrono certo una visione divertente o passatempo, ma sono necessari ed importanti, ed è importante che vengano continuati ad essere prodotti...
Il punto di vista è quello di un ragazzino, che cerca di darsi ragione di quanto succede: cosa non facile, perchè le cose che succedono, nemmeno gli adulti riescono a spiegarsele.
Nella prima parte viene evidenziato come fosse impossibile, all'epoca dei fatti, presentire quanto stava per succedere nei campi di concentramento e sterminio. Noi oggi lo sappiamo: ma sarebbe stato possibile, prima, immaginare le disumanità dei campi? Penso di no.
Questa è la ragione per cui il crescendo di leggi razziali è stato percepito come un momento di follia passeggero, che "presto sarebbe passato".
A cui si aggiunge un senso di sopportazione da parte del popolo ebraico conseguente, come dice il film, ad un senso di colpa atavico e connaturato, ed al sentimento di essere un popolo dal destino segnato - anzi senza alcun destino, come dice il titolo.
Nella seconda parte, girata con asciuttezza ed altrettanto micidiale della prima, la realtà dei campi di concentramento e sterminio. E la forza di trovare sempre e comunque, ed in ogni situazione, un motivo ed una ragione per vivere.
L'unica cosa che mi sembra c'entri davvero poco con il film è la musica di Morricone, pomposa e retorica come sempre, e come sempre uguale a tutte le altre musiche del "Maestro" (almeno negli ultimi trent'anni).
Peccato, ma il film è talmente forte che Morricone non può farcela ad affondarlo da solo (per quanto ci si metta di buzzo buono).
***1/2