
In Salvate il soldato Ryan, Spielberg inizia con l'inquadratura di una bandiera sventolante nel cimitero dei caduti americani in Normandia; l'anziano soldato del titolo si reca con la sua famiglia a rendere omaggio alla tomba del capitano John Miller. Dai suoi occhi, raggelati in avanti mentre i familiari lo sorreggono, parte il flashback dello sbarco ad Omaha Beach. In Flags of Our Fathers, Clint Eastwood inizia con l'infermiere militare John "Doc" Bradley (Ryan Phillippe) sul campo di battaglia: corre, ansima fra le esplosioni di colpi e le grida dei soldati (che non vede, sono già come fantasmi) a reclamare il suo aiuto. Dai suoi occhi terrorizzati, palpebre che sbattono a segnare la fine di un incubo che rimane, parte il risveglio di sé stesso da vecchio (Len Cariou).
Non so quanto di voluto (in termini di opposizione rispetto a quella pellicola diretta da colui che ora produce questa) ci sia nell'inversione. Anche fosse casuale, in questi minuti iniziali c'è comunque tutta la distanza morale del film di Eastwood rispetto a quello di Spielberg. Spielberg celebrava gli uomini e gli ideali, patriotticamente; Eastwood celebra gli uomini inghiottiti da quegli ideali, umanamente.
Si rischia di sottovalutare il coraggio di questo film, si rischia di pensare che la grammatica semplice ed austera di Eastwood si mostri stavolta come debole per dire cose indiscutibili ma defalcate. Si rischia di prendere per comodo un meccanismo che con schietta mano si ripropone fra flashback e voci fuori campo, a ribadire in fondo lo stesso punto. Ma per semplice che possa essere, quel punto non è presto esposto, e non è neppure prontamente esauribile: ogni singola scena di questo film vale la pena di esser vista, ogni singola parola di essere ascoltata.
Non consumano il discorso le parole del capitano Severance (Harve Presnell), le prime a svelare il segreto dietro la bandiera issata da quel manipolo di sei uomini. Subito c'è la madre di Harlon Block (Judith Ivey, L'avvocato del diavolo) che vede chiaramente il figlio nella foto; ma soprattutto c'è il dolly a salire sulla collina, sotto il fuoco che si rivela un trionfo posticcio di fuochi d'artificio. Lo stesso momento verrà ripreso più in avanti nel film, a più di mezz'ora dai titoli di coda: salendo quella collina artificiale, Doc e Ira (Adam Beach, Windtalkers) rivedono, proprio mentre si avviano a ricevere la loro ovazione da eroi, Hank (Paul Walker), Harlon (Benjamin Walker) e Iggy (Jamie Bell) morire —nella sequenza che precedeva la salita, un altro flashback mostrava la morte di Mike (Barry Pepper). Mentre la nazione festeggia gli eroi, Eastwood soffoca i boati della folla nelle immagini degli altri nella foto (sia Harlon che Hank, che in quella foto in realtà non c'era) che non ci sono più.
L'evidenza della messa in scena e la conclusione apparentemente pacificatrice non devono distogliere dalla radicalità —o meglio dalla sobria coscienza— del contenuto. Eastwood non è un reazionario: parla alla parte più pura della sua nazione con lo sguardo commosso del padre, e le ricorda di avere rispetto per gli uomini, ma soprattutto per il proprio animo civile.
****½
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