Prima mezz'ora lussuosa e tecnologica quanto insipida, a cui segue una seconda mezz'oretta altrettanto tecnologica, ma molto meno lussuosa essendosi che la vicenda si trasferisce in una grotta afghana nel mezzo del deserto, certo, ma dotata ovviamente di ogni possibile comfort tecnologico. Dopo un'ora di tal fatta, il film tenta goffamente di decollare, più o meno altrettanto goffamente dei primi tentativi di decollo di Iron Man (scopiazzati a mani basse dall'irraggiungibile Spiderman I).
E' significativo che in un film del/di genere, i momenti più piacevoli siano quelli Downey+Paltrow, che pure sono alle prese con una implicita love story tra le più stereotipate... che questi siano i momenti migliori, la dice lunga.
E questo ci porta agli interpreti. Perchè anche qui c'è qualche cosa di buffo: buona parte della critica italiana si è aggrappata, per trovare qualcosa da salvare, nelle prove d'attore, nella recitazione del terzetto di protagonisti. E soprattutto di Downey.
Peccato che tutto questo si sia perso, non esista proprio, nella (mediocre) versione italiana, in cui è inutile cercare traccia della recitazione smozzicata, sardonica, ellittica che rende grande, grandissimo Downey.
Volendo (ma forse non è nemmeno giusto spingersi così in là) anche vedere i contenuti (?), discutibile l’ambientazione della vicenda in una questione ancora così aperta e ruvida come quella afghana, che gli USA hanno tanto contribuito ad incasinare, come in effetti mostrano le premesse del film.
Non sfuggirà che l’unica soluzione possibile immaginabile esistente sia pur sempre legata ad un intervento americano, seppur tramite un'inversione di tendenza nell’uso della tecnologia.
Insomma: la tecnologia non è nè buona nè cattiva, dipende dall'uso che se ne fa. Grandissima scoperta.
Ma forse non è nemmeno giusto fare le pulci moralistiche ad un film di intrattenimento, che ha già abbastanza problemi come tale.
*1/2