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Iso-cha Ii 13

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Altri mondi: scovata tra la polvere cosmica una stella nana “bruna” circondata da un disco protoplanetario
Un’équipe internazionale di astrofisici, guidata da ricercatori dell’INAF e del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania, ha individuato ISO-CHA II 13, una stella nana bruna circondata da un disco di polveri, possibile sito di formazione planetaria. La scoperta, che è stata ottenuta combinando osservazioni dirette del cielo condotte con i telescopi dell’Osservatorio Europeo, ESO, in Cile con dati di catalogo e osservazioni del satellite NASA Spitzer, fornirà importanti informazioni per comprendere i processi che danno origine ai sistemi planetari. I risultati del lavoro saranno pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

La caccia alle stelle nane brune, elusivi oggetti celesti con caratteristiche a metà strada tra stelle e pianeti, si arricchisce di una nuova preda: ISO-CHA II 13. Situata all’interno di una regione ricca di polveri e gas, nella zona di cielo individuata dalla costellazione del Camaleonte, è distante circa 580 anni luce da noi ed è stata identificata da un gruppo di astrofisici guidati da ricercatori dell'INAF, Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Osservatorio Astrofisico e Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania, Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica cosmica di Roma. La scoperta è stata effettuata combinando le osservazioni condotte in Cile con i telescopi dell’European Southern Observatory (ESO) con i dati in infrarosso contenuti nel catalogo 2MASS e quelli provenienti dal satellite NASA Spitzer.

Grazie alla mole di informazioni disponibili, è stato possibile accertare che il piccolo oggetto è circondato anche da un disco di gas e polveri, da cui potrebbero formarsi strutture planetarie.

ISO-CHA II 13 è stata dapprima selezionata, assieme ad altri candidati, grazie alle osservazioni nel visibile e nell’infrarosso della regione denominata CHA II nella costellazione del Camaleonte, effettuate con la camera a grande campo Wide-Field-Imager (WFI) del telescopio ESO da 2.2 metri. Congiuntamente a queste, sono stati usati per la caratterizzazione di ISO-CHA II 13 anche dati provenienti dal catalogo 2MASS (2 Micron All Sky Survey) e dalle osservazioni del satellite Spitzer della NASA.

La natura “sub stellare” di ISO-CHA II 13 è stata accertata grazie a successive indagini condotte, sempre in Cile, con il Very Large Telescope dell'ESO. E’ stato così possibile determinare la “carta d’identità” dell’oggetto celeste: la sua temperatura superficiale è relativamente bassa, circa 2900 gradi Kelvin - la metà di quella del Sole -, la luminosità è un centesimo di quella solare, mentre la massa è circa 0.05 masse solari, ovvero pari a 50 volte quella del pianeta Giove. Ma non solo, attorno ad ISO-CHA II 13 si trova un disco di polveri con un raggio di alcune decine di milioni di chilometri, quindi relativamente piccolo e compatto, possibile sede di formazione di un sistema planetario.

La scoperta della presenza di una simile struttura attorno a questa nana bruna è molto importante perché ISO-CHA II 13 è uno dei pochissimi oggetti di questo tipo finora scoperti. Dalle indagini sinora condotte, la presenza di un disco di polveri sembra essere una caratteristica comune tanto al processo di formazione delle stelle quanto a quella di oggetti di massa molto più piccola, almeno fino a qualche centesimo di massa solare.

I corpi celesti come ISO-CHA II 13 sono anche particolarmente interessanti perché presentano, in alcuni aspetti, condizioni fisiche più vicine a quelle dei pianeti giganti come, ad esempio, i “nostri” Giove e Saturno, che a quelle tipiche delle stelle. Studiare simili oggetti durante le fasi iniziali della loro evoluzione può quindi fornire preziose informazioni sui dischi di polveri presenti intorno ad oggetti “sub stellari” e aiuta a comprendere i meccanismi che conducono alla loro formazione e alla eventuale creazione di sistemi planetari in ambienti molto diversi da quello in cui ha avuto origine il nostro Sistema solare.

Il lavoro è in corso di pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

Per informazioni: Juan Manuel Alcalà,tel. 081 55 75 479, cell. 338 23 14 682, email: jmae@sun1.na.astro.it

http://www.uai.it/index.php?tipo=A&id=1227
 
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