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Jarhead

Tuner

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11 Dicembre 2004
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Un po' incuriosito da varie stroncature lette qui e la, sono andato a vedere di persona. Ho trovato il film piuttosto interessante, sia per l'argomento che per la recitazione e la regia. Nessuna drammatizzazione oltre il reale (Spielberg ci sarebbe andato a nozze...) ma ampia descrizione di come gli avvenimenti venivano percepiti dai marines. Piccoli drammi personali, neanche un colpo sparato, eppure, fuoco amico e vittime civili, quadretti di straordinaria follia nel microcosmo del soldato "inutile", se non alla CNN. Belle, intense ed accattivanti le inquadrature, buona la colonna sonora, anche se i volumi sono un po' quelli di Miami Vice. Ho invece trovato improvvisamente carente la sceneggiatura e conseguentemente il ritmo. Non certo per la staticità del periodo in cui veniva strutturata la logistica per l'operazione militare successiva, i primi 6 mesi, quanto per la decisione di saltare le fasi antecedenti alla conclusione. Emblematica la mancanza del raggruppamento e l'imbarco verso gli USA, con le reazioni dei Jarheads. Viene proposta una improbabile sfilata del gruppo tra una folla di provincia (paese di chi?) a cui si aggrega l'immancabile e patetico reduce dal Viet Nam.
***-
 
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Terza prova per Mendes, regista di gran mestiere che resiste in splendidi tocchi visivi (molto bello, ad esempio, l'insistere sui pozzi di petrolio bruciati): la sua regia può sembrar perdersi nel mezzo di un film un po' alla deriva, ma mantiene una sostanza visiva non indifferente. Il film risente della prevedibilità dei meccanismi dell'addestramento e della vita da marine, già visti (emblematica la poesia "credo" del fucile, ripresa pari pari da Full Metal Jacket, assieme al resto), ma trova una certa piacevolezza (che può del resto risultare stridente) nell'uso delle musiche che aiutano a smuovere le acque puntando molto su una sorta di irrealtà tragicomica in linea con l'assurdità della vita militare. Mi è sembrato catturar bene questo aspetto anche nell'ingresso nel conflitto "invisibile" (l'incontro con i beduini, i cadaveri carbonizzati, il cavallo coperto di petrolio, gli aerei amici che ti bombardano addosso) nel quale Swofford non spara mai un colpo diretto verso un vero obiettivo, anche quando è vicinissimo a farlo.

Voto: ***
 
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Swofford, da tutti chiamato 'Swoff', arruolatosi come suo padre e suo nonno prima di lui, passa dalla noiosa gavetta in campo all'azione di guerra durante l'operazione Desert Storm, nella prima Guerra del Golfo. In spalla un fucile da cecchino e uno zaino da 45 chili, attraversa i deserti mediorientali privo di protezione dal caldo tremendo o dai soldati Iracheni, sempre potenzialmente all'orizzonte.

Di films di guerra se ne sono visti molti. La maggior parte di essi pone l'accento su azioni veementi, su orgoglio, su amicizia, su confronto e convivenza con gli altri; spesso sul rispetto che si nutre nei confronti del nemico.
In Jarhead, invece, non v'è nulla di tutto questo; o meglio, c'è una parte residuale di tutto questo.
Si, perchè qui il vero protagonista è il soldato a confronto con se stesso.
Cosa accade ad una macchina da guerra quando non può esplodere la sua forza contro il nemico? Quando il nemico non viene neppure visto? O quando viene battuto da qualcuno che ci ha anticipato sui tempi?
Accade che la macchina da guerra inizia a ragionare, a logorarsi e perdere contatto con se stessa e con la realtà.
Accade, in sintesi, che la macchina diventa totalmente inutile.
Questo, in breve, quanto propostoci da Sam Mendes, quarantunenne regista inglese che,dopo due regie in serie TV, e due films di successo come American beauty e Era mio padre, rilancia un punto di vista differente della potente macchina bellica statunitense, ampiamente messa in mostra durante l'operazione Desert Storm dai networks USA e del resto del mondo; un punto di vista decisamente meno corale; calato nella singola personalità di un ottimo Jake Gyllenhaal che, con bravura ormai consolidata, riesce a far emergere le insicurezze di uomini "ramboidi" all'apparenza inattaccabili.
Giovani che, privati dell'unica cosa per la quale sono addestrati, perdono con estrema facilità la retta via e il raziocinio che dovrebbe contraddistinguerli.
E così accade per i comprimari, su tutti Jamie Foxx, ma soprattutto Peter Sarsgaard, che si rivela un buon attore dalle doti davvero credibili.
Tra gli altri da segnalare anche Dennis "Presidente Palmer" Haysbert della ormai notissima serie TV "24" con Kiefer Sutherland.
Bellissime le scene in cui Saddam incendia i pozzi petroliferi. Il buio improvviso che cala su un bagliore fino a quel momento accecante, fa immediatamente tornare alla memoria immagini ormai nell'immaginario collettivo: un cormorano che affonda nel mare ormai coperto di olioso e fatale petrolio; un cielo scurissimo pur essendo in pieno giorno; e un'aria irrespirabile per giorni e giorni.
Insomma, oltre al dramma del popolo iracheno e a quello dei soldati di Saddam (come di molti americani, compreso appunto il nostro protagonista),Mendes cogli l'occasione per ramentarci l'ancor più deprimente ed irresponsabile aggressione alla natura, perpetrata da un folle.
Per chiudere, e non poteva essere diversamente, Jarhead si pone anche come una analisi della autoesaltazione del corpo dei Marines, imprescindibile passaggio per la presunta formazione degli uomini-macchina.
Buono.

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