E' noto ed innegabile che i canali RAI siano, distintamente tra loro, espressione (portavoce?) delle principali parti politiche rappresentate in parlamento ed al governo. A parte la "mission" regionale di RAI3 e qualche "sfumatura marginale" fra una rete e l'altra, non c'è alcuna sinergia editoriale pianificata fra i canali pubblici che sono da anni simili l'uno all'altro e quasi in competizione fra loro, oltre che con la TV commerciale.
Se la TV pubblica e quella commerciale e non fossero anche uno strumento politico, strumento che canta, a seconda del canale, sempre una ben precisa "canzone", tutto sarebbe molto più semplice. Se, come nel caso della TV commerciale la "canzone politica" fosse praticamente una sola, pur cambiando lo "stile dei cantanti", anche i 3 canali "pubblici" sarebbero espressione di una singola linea editoriale e per tutto ciò che esula dalla politica non ci sarebbero problemi per creare sinergie e dare una personalità ad ogni rete.
Purtroppo, l'anomalia italiana è così grande e da così tanto tempo radicata da risultare palese a tutto il mondo fuorchè a noi italiani.
Detto questo, l'aspetto delle sinergie potenziali inutilizzate così come quello del cronico ritardo ad applicare tecnologiche moderne, peraltro spesso già disponibili e sperimentate prima di tanti altri (digitale ed HD, ad esempio), in altre parole il grande potenziale sprecato, dovrebbe (seriamente) preoccupare chi si occupa della RAI.
gpp ha scritto:
Leggendo
qui si nota come la Rai sia in difficoltà non solo sul digitale, non solo sulla tecnologia ma più in generale nei confronti del pubblico (anche quello colto) con la sua programmazione.