
Sarebbe bello dire solo bene di questo film, perchè per più di un'ora Sergio Rubini fa tutto bene (finalmente?).
Ancora la Puglia di provincia, raccontata e fotografata in modo convincente.
La calma rassicurante e un po' stranita di Fabrizio Bentivoglio (molto bravo) ci accompagna nella lenta discesa in una storia torbida ed oscura di fratelli, fratellastri, donne ed usurai, che di per sé è un noir semplice ed essenziale. Tutto bello.
Però poi mentre (nella narrazione) vediamo che il personaggio di Bentivoglio perde un po' del suo aplomb, ed in lui riaffiora un DNA sanguigno dato per sepolto... allo stesso modo (purtroppo nella realtà, questo) la regia di Rubini sembra un po' perdere il controllo del materiale; il racconto si fa contorto, grandangoli ed inquadrature un po' troppo presuntuose (...massì, l'abbiamo capito, è per sottolineare il mutamento nel protagonista... ma il cambio di registro è molto mal gestito).
L'imbarazzante e per fortuna tardiva (come la Bellucci nel film di Gilliam
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