
Stéphane Miroux è un giovane sognatore: forse un po' troppo, perché il sogno talvolta sembra prendere il sopravvento, e lui ha evidenti, crescenti problemi a distinguerlo dalla realtà.
Dopo Se mi lasci ti cancello Gondry torna in Francia e realizza questo film se possibile ancora più radicale.
Scritto da Gondry solo, questa volta non c'è Charlie Kaufman, e si sente nel senso che questo film è tanto europeo quanto quello era targato U.S.A.
Echi kaufmaniani permangono: il film potrebbe tranquillamente intitolarsi Being Stéphane Miroux, parafrasando il titolo di Spike Jonze...
però rispetto alle sceneggiature di Kaufman c'è un ritorno ad una giocosità infantile nello stile, nel mix di live action e stop-motion, nel piacere di utilizzare arte povera e trucchi semplici (i tubi di cartone, la cartapesta, i pupazzi, la carta colorata) per creare un mondo di fantasia in technicolor, un nonsense che ricorda più ancora il free cinema che la nouvelle vague...
Ma la cosa veramente grande di questo film è che questo apparato festoso e colorato non viene usato per raccontare una fiaba serena e tranquillizzante, ma per esprimere un crescente senso di angoscia, la difficoltà a distinguere ciò che è reale da quella che è soltanto la nostra percezione, e interpretazione, della realtà.
****1/2