Due vecchi articoli di Repubblica che riguardano Tele Capodistria:
24 Novembre 1987
BERLUSCONI VUOLE LA DIRETTA ED ENTRA A TELE CAPODISTRIA
MILANO La Rizzoli-Corriere della Sera ha puntato grosso sulla eterea ruolette di Montecarlo. Ma la Fininvest non si è tirata indietro e ha giocato al rialzo al casinò televisivo di Portorose: è subentrata alla Sipra Publicitas con la sua consociata Publitalia nella raccolta di pubblicità per Tele Capodistria, l' emittente slava che irradia praticamente tutta l' Italia trasmettendo in diretta. Al quartier generale di Silvio Berlusconi, a Milano 2 come in via Rovani, minimizzano. Non vogliono sentir parlare di risposta dura e pesante all' operazione Rizzoli, si limitano a sottolineare la bravura del gruppo Berlusconi nel raccogliere pubblicità a prescindere dal mezzo attraverso il quale viene poi riversata sul pubblico, sostengono di esser pronti a vendere spazi per chiunque, anche per la Rai, se questa lo volesse. Ma pochi, anzi nessuno è disposto a credere che questa mossa si limiti a quanto scritto nelle sei righe del comunicato ufficiale, dove si attesta che Publitalia ha raggiunto l' accordo con la Ponteco di Trieste (che è la concessionaria in Italia di Tele Capodistria) per subentrare alla Sipra Publicitas alla scadenza del contratto il 31 dicembre di quest' anno. Chi ha partecipato, da protagonista o da osservatore, alla guerra dell' etere, non ha il minimo dubbio sul fatto che l' intesa appena firmata costituisca il presupposto per una collaborazione molto più ampia tra il network di Berlusconi e l' emittente dalmata. Anche in questa situazione concorrono gli stessi e tutti gli elementi che si ritrovano nella storia dei rapporti tra la Rizzoli-Corriere della Sera e Tele Montecarlo. Innanzitutto l' ingresso, per così dire, indolore: Rizzoli presta 25 miliardi ai brasiliani di Rede Globo e tra un anno si riserva di decidere se farsi restituire i soldi o se chiedere in cambio il pacchetto di maggioranza della televisione monegasca. Berlusconi, per ora, si assume la gestione degli spazi pubblicitari: mette un piede dentro l' emittente e (vista anche la clamorosa sproporzione di competenze professionali, danaro fresco e capacità gestionali tra gli uomini di Fininvest e la struttura di Tele Capodistria), non è difficile profezia arguire che è stato costruito un avamposto d' attacco e non una trincea di difesa. Poi, c' è la strana posizione della Rai sia in Tele Montecarlo sia in Tele Capodistria: l' azienda pubblica infatti possiede il dieci per cento dell' emittente monegasca mentre fino alla fine dell' anno la Sipra, di proprietà della Rai, si occupa di raccogliere la pubblicità per la televisione jugoslava. La Rai insomma, in qualche maniera dava una mano a due concorrenti, che adesso stanno per finire nelle braccia della concorrenza vera, quelle della Rizzoli-Corriere della Sera, con alle spalle la potenza di fuoco del gruppo Agnelli, e quelle di Silvio Berlusconi, che può schierare tre portaerei televisive del calibro di Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Infine, ad accomunare le due operazioni, tanto da farlo apparire, appunto, come un botta e risposta, c' è la possibilità per entrambe le emittenti di trasmettere in diretta dall' estero sull' intero territorio nazionale (salvo qualche accorgimento di secondaria importanza). Insomma, quello che il governo e i partiti non sono riusciti a regolamentare con una legge, gli imprenditori privati se lo sono regolamentati come meglio hanno creduto. C' è da aggiungere ancora che con quest' ultima iniziativa legata a Tele Capodistria, Berlusconi chiude a 360 gradi il ventaglio del suo interesse geografico, dopo essere arrivato alla grande in Francia e aver concluso accordi importanti con la Germania Federale. Ma che cos' è Tele Capodistria? L' emittente televisiva è nata agli inizi degli anni Settanta sull' onda del successo di Radio Capodistria (esattamente come Tele Montecarlo si è sviluppata da una costola di Radio Montecarlo). Ebbe subito un discreto successo, raggiungendo anche sei milioni di telespettatori, legato soprattutto al palinsesto che prevedeva filmetti con qualche arditezza (i primi seni nudi televisivi si videro con le commedie all' italiana trasmesse dalla Jugoslavia). Ovviamente, in quegli anni, non esisteva la concorrenza di altre emittenti private sul territorio italiano. La decadenza infatti cominciò con l' avvento di Canale 5 e della sua aggressività nella conquista degli spazi pubblicitari che assottigliarono sempre più gli introiti fino a ridurli a poca cosa: sembra un miliardo all' incirca nei primi dieci mesi del 1987. Son dunque questi pochi quattrini che hanno spinto Berlusconi a farsi avanti? E' contro il buon senso crederlo. Il buon senso spinge invece a dar credito alle voci (in Fininvest non le vogliono nemmeno sentire) che suggeriscono di tener d' occhio la diretta. Non tanto (o non solo) per l' informazione, quanto per lo sport. Per esempio, un Mundialito a San Siro, o una finalissima di Coppa intercontinentale, o uno scontro per il titolo mondiale dei pesi massimi in diretta da Tele Capodistria si possono trasmettere. E poi, Tele Capodistria fa parte dell' Eurovisione. E dell' Intervisione, che è l' Eurovisione dei paesi dell' Est. Tanto per restare negli esempi, un Russia-Italia di calcio da Mosca, trasmesso in diretta e in esclusiva da Tele Capodistria, quanto potrà rendere pubblicitariamente?
(Fabio Barbieri)
8 Settembre 1989
CAPODISTRIA:TANTO SPORT MA SENZA I MONDIALI
MILANO Tempi non proprio rosei per Telecapodistria. Dopo l' incontro di luglio a Cipro in cui l' antenna è stata esclusa dal collegamento in Eurovisione, si trova ad affrontare la stagione 1989-90 senza la possibilità di trasmettere in diretta i Mondiali di calcio sul territorio italiano. Un handicap non indifferente per una rete che vive di sport. Legata ufficialmente al gruppo Fininvest dal febbraio del 1988, Telecapodistria rappresentava un canale per aggirare l' ostacolo della mancanza della diretta almeno nell' ambito degli eventi sportivi. La conferenza stampa svoltasi ieri a Segrate ha lasciato più punti oscuri di quanti non ne abbia chiariti. Fermo restando che la carta di Italia ' 90 non potrà essere giocata, il palinsesto presentato offre come alternativa una serie di esclusive che riguardano altri campionati di calcio e altre discipline sportive, dal tennis del grande Slam e di Coppa Davis agli incontri di boxe validi per titoli mondiali, oltre a basket, baseball, football americano e hockey. Ma non sembra una strategia abbastanza forte da essere contrapposta ai Mondiali. Da Rodolfo Hecht, responsabile del palinsesto, e Sergio Tavchar, capo della redazione sportiva, non si sono avute precisazioni sui rapporti attuali tra Capodistria e Publitalia, la concessionaria pubblicitaria Fininvest, a cui l' emittente è legata da un contratto che scade nel ' 93; si è saputo soltanto che la raccolta pubblicitaria ha fruttato 25 miliardi nell' 89 contro i 19 dell' 88. Un altro punto ambiguo era rappresentato dalla figura di Paolo Taveggia, dirigente del Milan, che sembra aver assunto una maggiore importanza nell' impostazione del settore sportivo, a tutto scapito dell' attuale responsabile Ettore Rognoni: la presenza fisica di Taveggia alla conferenza stampa, a cui non ha assistito Rognoni, è la parziale conferma di una situazione non lineare. Per ora quindi Telecapodistria si affida ai suoi collaudati conduttori (tra cui Dan Peterson, Roberto Bettega, Ambrogio Fogar), alla redazione sportiva raccolta sotto la sigla RTI sport (che sostituisce parzialmente Videonews, dissolta società addetta alla produzione di informazione televisiva) e alla vaga possibilità di rientrare dalla finestra nell' Eurovisione, trasformandosi in membro associato, anche se il tempo stringe e il treno dei mondiali non aspetterà.
(Mariella Tanzarella)