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Mare: Acque Calde, Stress Termico Per Corallo Made In Italy

ERCOLINO

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10 maggio 2006 - Coralli a rischio caldo non solo ai Caraibi ma anche a casa nostra. ''In Italia, a Portofino, intere colonie di coralli rossi, gorgonie e spugne nelle estati del 1999 e 2003 sono state uccise dalla temperatura che ha toccato i 24 gradi fino ai 20 metri di profondita'. In condizioni normali il caldo dura poco e le specie lo tollerano, invece in questi casi e' durato piu' di 20 giorni''. L'allarme arriva dalla riunione in corso a Tabarka, sulla costa tunisina, degli esperti convocati dall'Unep/Map, il Programma Ambiente Mediterraneo delle Nazioni Unite. A lanciarlo Leonardo Tunesi, esperto dell' Icram.
A differenza di quelli caraibici, spiega l'esperto, i coralli nostrani non si 'sbiancano', ma lasciano in mare uno scheletro di colore rosso. In Italia le aree 'regine del corallo' sono Capo Caccia in Sardegna, l'Arcipelago toscano e Portofino, in Liguria. ''I piu' visibili nelle aree protette sono i coralli giovani, che hanno ripreso a crescere negli ultimi 20, 30, 40 anni e misurano pochi centimetri di lunghezza. Per trovare banchi importanti di corallo rosso, che ama stare in ombra, ad una temperatura di non piu' di 14-15 gradi, bisogna scendere a grosse profondita' - racconta Tunesi - perche' in alcuni casi si trova a 15 metri, ma in genere e' almeno al di sotto dei 35 metri. I banchi piu' pescati sono quelli a partire da 100 metri''. Per questo i 'corallari' lavorano in condizioni estreme.
Ed e' la pesca clandestina la minaccia maggiore per 'l'oro rosso' del Mediterraneo. Nel Mare Nostrum ogni anno, riferisce l'Unep/Map, spariscono illegalmente 70 tonnellate di corallo rosso: una bella quantita', anche se e' dimezzata rispetto a solo dieci anni fa. Esercitata con strumenti distruttivi come la croce di S. Andrea (una sorta di croce di legno, ma anche di acciaio, che 'ara' i fondali) o direttamente dai sub, che possono arrivare a raccogliere in 200 immersioni 5 tonnellate di corallo l'anno, e' la calamita' numero uno per la sopravvivenza degli esemplari piu' 'antichi' delle specie, quelli piu' belli e piu' grandi proprio in virtu' di un'eta' centenaria.
''Paradossalmente il problema nasce laddove ci sono vincoli eccessivi - spiega Tunesi - mentre in Italia la pesca al corallo necessita di autorizzazione sia per la persona, sia per il banco specifico da dove si intende effettuare il prelievo, in Algeria, che dal 2001 ha vietato del tutto la pesca del corallo, sono comparse attivita' illegali''.
Le popolazioni maggiormente conosciute e sfruttate di corallo si trovano lungo le coste: ''La specie non rientra nella lista rossa della conservazione - spiega il direttore del Centro per la biodiversita' dell'Unep/Map a Tunisi, Abdel Rahmen Gannoun - ma il suo alto valore economico o anche semplicemente il fascino che esercita sui sub amatoriali hanno provocato una situazione di supersfruttamento nei fondali piu' bassi, fino a provocarne la totale scomparsa in alcune zone''. Le aree marine protette sono entrate nel mirino dei ladri di corallo, mentre gli alti fondali sono minacciati dalla pesca a strascico sottocosta. Come ricostituire gli stock di corallo nelle zone dove il prezioso corallo rosso rischia di sparire? ''L'idea che e' emersa in questa riunione - racconta l'esperto dell'Icram - e' quella di andare a cercare gli ultimi banchi rimasti, al di fuori del sistema delle quote per la pesca''. Creare delle riserve sommerse, anche in alto mare, e l'avvio della coltura del corallo, questa la conclusione degli esperti Onu. In Francia, dove esistono riserve naturali marine istituite 40 anni fa, come Port Cros, i risultati della tutela sono molto piu' tangibili.
''Le colonie - spiega Tunesi - qui hanno raggiunto dimensioni importanti. Si pensa che quelle piu' ricche pero' siano quelle che si sviluppano su secche in mare aperto, ancora sconosciute''. Sempre in Francia, l'Universita' di Marsiglia e il Cnrs hanno fatto crescere piccole colonie su substrati artificiali, pannelli posti in ambienti ombreggiati come le grotte. ''Le colonie - spiega l'esperto Icram - vengono poi impiantate in luoghi naturali per il ripopolamento e sono attualmente in corso valutazioni sulla sopravvivenza e possibilita' di realizzare un progetto a lungo termine di 20-30 anni. Non si tratta di risultati che saranno quindi visibili dalla nostra generazione di ricercatori''.
(ANSA)
 
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