Amenábar parla di morte, stavolta in maniera totalmente esplicita. Quella che in Apri gli occhi e The Others era una visione a tinte metafisiche e thriller del fenomeno si tramuta in voli lirici, prendendo una rincorsa per arrivare sui verdi prati di Galizia ed al suo mare oltre la stanza nella quale per anni il protagonista si è relegato. Anche nel filmare Javier Bardem sul suo letto, comunque, il cileno/spagnolo non fa mancare quell'atmosfera che sta nel suo tocco. Ci si focalizza molto sul protagonista, ma in realtà Mare dentro è sceneggiato analizzando bene anche gli altri; e in effetti la bilancia morale del film non sarebbe tale se a far da contraltare alle frasi ferme di lui non ci fossero le insicurezze di chi ha attorno, specie da parte di chi lotta legalmente per realizzare il suo volere. Non è un film facile da fare perché il tema può apparire ricattatorio, e ad esser sinceri Mare dentro ci è sembrato a volte proprio così: il volo accompagnato dal "Nessun dorma", le musiche dello stesso regista e l'innesto delle due donne forzano forse un po' troppo il pathos. In mezzo c'è un'ironia rassegnata, il cui momento più esilarante è quello del dialogo a distanza di scale col prete. Alla fine, nonostante quello che è un bel film, la sensazione del "ricatto" rimane.
Voto: ** ½
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