Mozzarelle Dopate

BuckDharma

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NAPOLI. E' nata la mozzarella «dop». Nel senso che è dopata, imbottita delle peggiori sostanze: roba micidiale fatta ingoiare alle bufale perché diano più latte, ma altamente cancerogena per il consumatore.

La scoperta è stata fatta dai carabinieri del Nas, il nucleo antisofisticazioni, che hanno denunciato 36 fra allevatori, imprenditori, personaggi legati alla camorra e veterinari. Tutti insieme hanno formato un'organizzazione criminale che, con il benestare dei clan, somministrava agli animali quantità incredibili di anabolizzanti per raggiungere due obiettivi: fare ingrassare le bufale destinate al macello ma soprattutto aumentare la produzione del latte utilizzato per la lavorazione di uno dei formaggi a pasta filata più famosi e buoni del mondo. L'operazione «mozzarella dop» è un filone di un'inchiesta avviata nel 2005 da carabinieri che arrestarono 25 persone accusate di drogare i cavalli da corsa per truccare le corse in molti ippodromi italiani.

Da allora le indagini non sono mai state interrotte. Sono approdate nella provincia di Caserta, e grazie a decine di intercettazioni telefoniche gli inquirenti hanno messo le mani su un'altra banda, quella appunto della mozzarella all'anabolizzante. E così, all'alba di ieri, duecento carabinieri si sono presentati in 19 allevamenti di bufale, in un caseificio e in casa di trentasei personaggi sospettati di far parte dell'organizzazione e indagate per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla ricettazione di farmaci. Durante le perquisizioni è stato trovato di tutto: 2.500 confezioni di medicinali (prevalentemente anabolizzanti), ma anche munizioni, fucili e droga. Il sostituto procuratore della Repubblica Giovanni Conzo, della Direzione distrettuale antimafia, ha ordinato il sequestro dei nove allevamenti, del caseificio e di 1.500 capi di bestiame sospetti. Secondo gli inquirenti gli animali non sono mai stati sottoposti ai controlli previsti dalla legge: i veterinari che avrebbero dovuto esaminarli ed eventualmente denunciare i proprietari non lo hanno fatto perché corrotti o minacciati, e per questo motivo sono finiti anch'essi sotto inchiesta.

L'attenzione degli investigatori è concentrata soprattutto sul tipo di farmaci di cui erano in possesso i 36 indagati, in particolare su 460 confezioni di somatotropina, una sostanza ad azione anabolizzante. «L'ormone somatotropo combinato - spiegano i carabinieri - stimola nell'organismo l'accrescimento di un composto, l'IGF1 o fattore di crescita insulinico, resistente alla digestione gastrica e in grado di stimolare nell'uomo la moltiplicazione di cellule tumorali della prostata, del colon e della mammella». In altri termini, la mozzarella «dop» avrebbe effetti devastanti se mangiata da persone affette da alcuni tipi di cancro. Tutti i farmaci sequestrati sono vietati dal ministero della salute, che non ne ha mai autorizzato la vendita. La banda li importava illegalmente da Spagna, Corea, Grecia, Albania e Romania, sfruttando probabilmente gli stessi canali attraverso i quali si acquistano gli anabolizzanti destinati ai fanatici del body building. Ma in questo caso, ad assumere le sostanze tossiche, sono stati chissà per quanto tempo ignari consumatori di mozzarella.

Preoccupati per i riflessi negativi che l'indagine rischia di provocare sul mercato, i responsabili dell'Anasb, l'associazione degli allevatori di bufale, avvertono che quello delle mozzarelle dopate «è certamente un caso estremamente limitato», e che «non sussiste alcuna situazione di pericolo generalizzato per la salute dei consumatori». Il presidente dell'associazione, Raffaele Garofalo, sostiene che «le performance produttive della bufala sono talmente elevate da non incoraggiare l'uso di sostanze come la somatotropina». E' sconsolato il presidente regionale di Legambiente, Michele Buonomo. «Questa volta è stato superato ogni limite quanto a cinismo e crudeltà - commenta -. non solo la camorra controlla il territorio per condurre affari illeciti, ma crea un rischio gravissimo per la salute».
FULVIO MILONE LaStampa Web
 
La mia droga si chiama Tamara


Ricevo e pubblico una drammatica lettera.

“Egregio signor Grillo,
Le scrivo in quanto so che lei è sensibile ai problemi degli animali a quattro e due zampe. Mi chiamo Tamara e sono una bufala campana. Già da tempo avevo notato uno strano sapore nei mangimi, e anomale reazioni digestive nelle mie colleghe. La mia amica bufala Sofronia , ad esempio, dopo ogni pasto, produce trecento litri di latte cantando 'Ricominciamo' di Pappalardo. La bufala Camilla arrotola l’erba medica formando spinelli di un metro e mezzo di lunghezza. La bufala Armida si è fatta tatuare su una coscia una foglia di marijuana e sull’altra un ritratto di Gasparri. Per ultima la bufala Mary, in un crisi di astinenza, ha mangiato un contenitore di plastica e ha sparato fuori, al posto del latte, più di seicento mozzarelle imbustate, con relativa data di scadenza.
Totò o’pushero, il nostro allevatore, ha detto che non è vero, che c’erano soltanto piccole dosi di hashish nel fieno, ma sappiate che siamo drogate da anni. Alcune di noi, di notte, vanno a cercare stramonio e funghi allucinogeni nei pascoli. Altre guardano Bonolis. La nostra vita è devastata.
Ma oltre al danno, la beffa. Ho letto sui giornali la rivelazione che un politico italiano su tre consuma droga. Ebbene subito deputati e senatori si sono affrettati a dire che è colpa nostra. Che essendo notoriamente questo un parlamento di abbuffoni, tutti dopo la seduta correvano a ingozzarsi di mozzarella di bufala nei ristoranti romani, e questo li ha inconsapevolmente drogati.
Ebbene no. Basta guardarli. Osservate gli occhi sbarrati di Calderoli, il tremito del baffo di D’Alema, l’occhio pendulo di Bondi, il labbro tremante di Gasparri, i tic di Cicchitto, l’ipereccitabilità di Rutelli, la narcosi di Fini, il biascicamento di Prodi, lo sguardo non più umano di Silvio.
Qua non c’entra la mozzarella. Qua non siamo nella modica quantità. Non sappiamo che mostruosi tipi di droghe circolano nel parlamento italiano, ma noi non c’entriamo.
E se vi dicono che non è vero, è una bufala”.

Testo di Stefano Benni, il lupo.
da Beppegrillo.it
 
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