In 25 anni di vita la testata ha cambiato la bellezza di undici direttori. Il problema di Rai Sport non è certamente Romagnoli che ha avuto il merito di un'eccellente copertura dei Giochi Olimpici e degli altri grandi eventi che hanno caratterizzato l'anno appena archiviato.
Sarebbe un discorso lungo da affrontare ma non va dimenticato il clima ostile che ha trovato il direttore in un mondo chiuso come quello della redazione di Rai Sport, dove chi arriva dall'esterno è visto come il diavolo.
Come dici bene sarebbe un discorso tanto lungo quanto interessante. Mi sento però in dovere di precisare un aspetto: la copertura dei Giochi non è frutto di Romagnoli, che si è insediato il 7 marzo a programmi praticamente fatti, quanto piuttosto di altri (direi in primis del buon Sandro Fioravanti).
Personalmente a Romagnoli riconosco alcuni meriti come il netto miglioramento della "scrittura" di alcuni programmi (Dribbling) con maggior spazio dato alle storie (come nelle sue corde), analizzate per altro senza pompare all'inverosimile come purtroppo avviene di questi tempi (e su altri lidi televisivi). Inoltre non posso che applaudire la decisione di avere finalmente delle trasmissioni settimanali di approfondimento per Basket e Volley; non sono la fine del mondo, ma è un indubbio punto di partenza. Senza contare poi la messa in disparte di un paio di giornalisti (Failla e Varriale, giusto per fare i nomi) che, al termine della loro lunga carriera, non verranno ricordati come dei giganti del giornalismo per la qualità espressa nel loro lavoro.
I temi che mi fanno, sempre dal mio punto di vista, giudicare come negativa l'esperienza di Romagnoli (inciso: degli ultimi sei direttori personalmente valuto sopra la sufficienza i soli De Luca e De Paoli) sono numerosi. Il primo - e sanguinoso - è l'accettazione supina dello stato comatoso di Rai Sport 2: un canale che, quando veniva gestito a Milano dal buon Auro Bulbarelli (altro che meriterebbe ben altra considerazione rispetto a quella che purtroppo riceve nell'ultimo periodo), superava per qualità la "casamadre" Rai Sport 1.
Un'altra scelta scellerata è quella dell'abbandono di alcuni campionati e discipline (soprattutto pallanuoto e rugby, ma anche i meno seguiti baseball, futsal, hockey ghiaccio, hockey pista e hockey prato, senza contare il ridotto spazio destinato ora a sci di fondo, salto e combinata e la totale scomparsa degli sport da budello) da servizio pubblico. Il tutto contribuito ovviamente dalla questione Rai Sport 2. Se però vengono acquistati le imperdibili Bayern Tv e Chelsea Tv la ragione principale perde di consistenza.
Vi sono inoltre ulteriori aspetti negativi come alcune scelte in tema di personale. Sui cinque vicedirettori, quattro provengono dal calcio - l'intruso è Franzelli - e nessuno di questi proviene da Milano, redazione di fatto depotenziata (ufficialmente motivi sconosciuti, visto che fra le due era decisamente quella dalla miglior qualità media). Sempre in tema di Milano, le due trasmissioni principali ivi realizzate (DS e Sabato Sprint o come diavolo si chiama) vengono condotte da tre giornalisti della sede di Roma in trasferta meneghina per la conduzione; se non è un controsenso questo (e una della redazione di Milano, madama Ferrari, che va a condurre a Roma). Rivedibili anche alcune scelte in materia di commentatori (qualcuno ha detto Sconcerti?) e di conduttori delle altre trasmissioni (qualcuno ha detto Carollo?).