Recessione internazionale in vista

Citazione da Roddy:
Mah... proprio facilissimo non è, considerata l'impennata dei prezzi e la sempre più forte concorrenza di altri Paesi come, per esempio la Spagna e la Grecia... Per cui non sminuire l'importanza di ciò che è stato fatto a Roma in questi anni: non era nè scontato nè facile. Fine citazione

Non sminuisco nulla
Sto solo dicendo che l'Italia è grande e molte zone che un tempo godevano di un fiorente turismo,per colpa di una mancanza imprenditoriale ,di un grave deturpamento del territorio e scelte politiche sbagliate ,si sono impoverite e sono diventate terra di conquista di criminalità organizzata ed immigrazione selvaggia

sulla tua analisi della valorizzazione del Made in Italy potrei anche concordare....
Peccato che negli ultimi anni il 'BRAND' ITALIA ha perduto molto fascino nei mercati internazionali
Solo con nuove politiche finanziarie/commerciali potrà recuperare....certo non producendo tutto in Cina.....e soprattutto con nuove /DIVERSE politiche fiscali che incentivino la produzione al suo interno
ciao
 
Ragazzi un favore quando dovete quotare qualche frase usatela bene la funzione quote e non quotate tutto ,ma solo il punto essenziale altrimenti non si capisce nulla

Grazie :)
 
ERCOLINO ha scritto:
Ragazzi un favore quando dovete quotare qualche frase usatela bene la funzione quote e non quotate tutto ,ma solo il punto essenziale altrimenti non si capisce nulla

Grazie :)
:icon_redface: :icon_redface: io non ho ancora capito..............come:sad: quotare una singola o piu frasi che interessano:eusa_wall:
 
davide84 ha scritto:
Il problema sono le industrie in particolare quelle esportatrici.
Il problema è che il mondo è cambiato: se prima c'era una torta che veniva divisa, mettiamo, per 6, lasciando le briciole ad altri, oggi LA STESSA torta viene divisa per 10 ( sempre col resto di qualche briciola per gli altri... ). Domani un'ulteriore quota di "altri" parteciperà alla divisione, con la conseguenza che la nostra fetta diventerà sempre più piccola... Noi dobbiamo lottare per continuare a partecipare alla divisione della torta, cercando di difendere, per quanto possibile, le dimensioni della nostra fetta ( pur sapendo che non potrà MAI essere più come prima.. ) e, soprattutto, per non finire nella schiera degli "altri", quelli a cui rimangono solo le briciole...:eusa_wall:
Questa è la pura e semplice verità, non c'è bisogno di una laurea in Scienze della Finanze per capirla...


davide84 ha scritto:
Ormai coi tassi a questo livello un industria che produce in Europa è svantaggiata e di molto rispetto ad un industria che produce al di fuori dei confini europei, in particolare in America. (chiaramente anche India e Cina ma questo è ormai ovvio).
veramente anche le industrie americane stanno conoscendo un furioso fenomeno di de-localizzazione... Curiosamente era ben evidenziato PROPRIO nell'articolo di Blondet che tu stesso hai postato... :icon_rolleyes: :eusa_whistle:

davide84 ha scritto:
In quest'ottica come valuti la posizione della BCE di lasciare i tassi invariati?
Io penso che sia un suicidio economico per tutta l'Europa il fatto di lasciare i tassi alti e di far correre l'Euro sul dollaro.
Ormai produrre in Euro e vendere in dollari è diventato impossibile.
Per rispondere, bisogna PRIMA capire PERCHÉ è nato l'Euro... A sentire quelli che sono incredibilmente contrari alla moneta unica ( in Italia c'è addirittura un partito "NO Euro"... :5eek: ), parrebbe che la sua nascita sia stata una sorta di capriccio di pochi romantici euro-entusiasti che, semplicemente, volevano creare una struttura che unificasse maggiormente il nostro Continente...:eusa_wall: :eusa_wall: :eusa_wall:
L'Euro è stata una esigenza OBBLIGATA per l'Europa ( provvidenziale per noi... ) destinata altrimenti ad una rapida discesa nell'irrilevanza politico - economica... Il sommovimento cui stiamo assistendo, come inutilmente sto cercando di ripetere più volte, ha radici lontane: nella crisi petrolifera degli anni '70 e, successivamente, nella politica reaganiana degli anni '80 culminata nel crollo del muro di Berlino e nella fine della diarchia USA -URSS che aveva governato il mondo per 40 anni... Quello è stato l'inizio della globalizzazione, un processo di rimescolamento generale in cui l'Europa avrebbe perso definitivamente il suo ruolo centrale nel mondo, ruolo già duramente messo in crisi dal devastante esito della II Guerra Mondiale...
L'Euro è stata la risposta a tutto ciò: le monete europee, mettendosi insieme, creavano una nuova moneta di riferimento che avrebbe sottratto una quota rilevante di quel "diritto di signoraggio" ( Blondet ci ha scritto infinite pagine al riguardo... :D ) fino a quel momento appannaggio unicamente del dollaro ( e che ha permesso agli USA di vivere impunemente per decenni molto al disopra delle loro possibilità... ).
L'operazione, però, non era affatto scontata: ostacolata fino allo spasimo dagli USA, l'Euro alla nascita era stato circondato da un ampio scetticismo: ricorderai, penso, che inizialmente il suo valore era crollato del 30% rispetto al dollaro in pochissimi anni.. Per accreditarlo come moneta di riserva, la BCE ha dovuto fin dall'inizio seguire una politica estremamente rigida, per conquistarsi la fiducia dei mercati, assicurando loro che non avrebbe seguito la disinvolta politica della FED ( stampa di carta moneta per coprire i disavanzi statali ): è grazie a questa politica se oggi l'euro è diventata la moneta più forte del Pianeta stracciando il dollaro...
E' ovvio che, con queste premesse, la BCE continui ad essere molto guardinga anche se, apparentemente, potrebbe adesso allargare i cordoni della borsa... Non dimentichiamo, peraltro, che, a differenza della FED che opera in un UNICO PAESE con una SOLA politica economica, la BCE ha a che fare con una quindicina di Stati membri, ognuno dei quali tende ad esercitare una politica economica differente, badando più ai propri interessi nazionali che a quelli comunitari... E l' UNICO strumento di intervento che ha a disposizione, l'unica arma per tenere sotto controllo gli indisciplinati Stati nazionali è il tasso di sconto...
Ciò detto, credo anche io, comunque, che sia ora di allentare le maglie, sia pure con cautela: scordiamoci, però, che una simile eventualità entri nel novero delle opzioni possibili se non verrà accompagnata da una severa politica di bilancio, soprattutto per ciò che riguarda i Paesi più inguaiati ( e il nostro, da questo punto di vista, è in prima fila ... :sad: ).
In soldoni: la speranza che la BCE ci tolga le castagne dal fuoco abbassando unilateralmente i tassi anche in presenza di politiche di bilancio "disinvolte" da parte degli Stati nazionali è una pia illusione... Solo la presenza di bilanci in ordine potrà permettere alla Banca entrale di rivedere al ribasso i tassi.. Scordiamoci, peraltro, che vengano tollerate, come negli anni passati, furbizie tipo le cartolarizzazioni che permettano di espandere la spesa pubblica in deficit: in quegli anni è stato possibile perché nei guai si trovavano anche Paesi come la Francia e la Germania per cui, obtorto collo, le istituzioni comunitarie hanno dovuto chiudere un occhio anche sui nostri bilanci taroccati... Oggi non sarebbe così, non sarebbe possibile alcuna tolleranza (tenetelo a mente quando valutate alcune recenti, impopolari, scelte di politica economica...:evil5: ).
 
lucamax ha scritto:
Peccato che negli ultimi anni il 'BRAND' ITALIA ha perduto molto fascino nei mercati internazionali
Anche io potrei concordare su questo, a patto che nel valutare gli "ultimi" anni ci spingiamo adeguatamente indietro nel tempo, perchè altrimenti faremmo pura demagogia... :mad: E anche a patto che valutiamo correttamente gli esempi contro-corrente, come, appunto, la Città di Roma che, invece, negli ultimi anni ha indiscutibilmente accresciuto la sua capacità di attrazione in campo internazionale...
lucamax ha scritto:
e soprattutto con nuove /DIVERSE politiche fiscali che incentivino la produzione al suo interno
ciao
Perdonami, ma continuare a porre SEMPRE l'accento sulle politiche fiscali significa non aver capito appieno la natura e le dimensioni della montagna che ci sta cadendo addosso...:sad:
Intendiamoci: anche a me farebbe piacere ( eccome... :icon_twisted: ) pagare meno tasse...
Ma diciamocelo francamente: DI QUANTO dovrebbero essere ridotte queste tasse per rendere competitiva una fabbrica italiana di tessuti rispetto ad una analoga cinese? Anzi, andiamo ancora più in là: pure se le tasse fossero pari a ZERO, la fabbrica in oggetto riuscirebbe MAI ad essere competitiva con i prezzi ridicoli che i Cinesi sono in grado di fare?...:5eek:
La leva fiscale deve sicuramente essere usata, ma con due importanti consapevolezze:
A) che in ogni caso i margini di manovra sono strettissimi e la pesante eredità degli anni '80 non ci permette la libertà che vorremmo e di cui, pure, avremmo bisogno;
B) che, comunque, da sola la leva fiscale non servirebbe ad un tubo se non fosse accompagnata da una rigida ridefinizione e riqualificazione di TUTTO il nostro apparato produttivo... Sono paroloni che, però, nascondono verità molto semplici:
1) un sacco di gente dovrà uscire dal mercato ( ripeto l'esempio di prima: la fabbrica di tessuti deve, semplicemente, CHIUDERE perché non c'è più spazio per la sua esistenza... );
2) le regole dovranno cambiare PER TUTTI: la concorrenza sleale esercitata grazie all'evasione fiscale più spudorata dovrà terminare per sempre, si dovrà liberalizzare a più non posso e, soprattutto, le rendite di posizione dovranno sparire...:mad:
Nelle libere professioni, per esempio, ce ne sono moltissime che sono un vero fardello sulle spalle di tutti noi: pensa ai notai ( la "casta" più intoccabile che ci sia... ), pensa a tutti coloro che vivono, prosperano e lucrano solo grazie alle inefficienze dello Stato... Per fare un esempio: solo a Roma ci sono il DOPPIO degli avvocati che ci sono in tutta la Francia, mentre in Italia ci sono DIECI VOLTE il numero degli avvocati che lavorano in Giappone (che ha il doppio dei nostri abitanti... :icon_twisted: ).
Tutte persone ( 200.000 in tutta Italia, più l'indotto e le loro famiglie, parliamo ALMENO di un milione -un milione e mezzo ) che campano ( bene per lo più... ) SOLO grazie al fatto che in Italia il sistema giudiziario fa schifo... Se ci fosse un sistema efficiente, semplicemente la maggior parte di loro non avrebbe più alcuna ragione di esistere... Ed, infatti, non è un caso che costituiscano una potentissima lobby ( si può dire che controllino pressoché totalmente almeno uno dei maggiori partiti italiani... :evil5: ) e che facciano, conseguentemente, di tutto per renderlo ancora meno efficiente e più schifoso questo sistema... :icon_twisted:
E non ci sono solo avvocati e notai: ci sono anche i commercialisti, i consulenti del lavoro, quelli che, a vario titolo, si occupano di "seguire" per conto nostro, più o meno efficacemente, le pratiche più disparate nei confronti della P.A.
Tutta gente che non produce NULLA, nessun bene o servizio REALE, ma che vive e prospera solo grazie all'inefficienza e alla macchinosità dello Stato... Tutta gente che, al di là delle apparenze, lotta con tutte le sue forze affinché le cose restino così come sono, o, magari, peggiorino ancora di più... E che poi ( cosa che mi fa letteralmente imbestialire... ) si dice ( a parole... :icon_twisted: ) a favore di uno Stato Liberale e Liberista ( da nessuna parte al mondo come in Italia una miriade di persone si riempie la bocca con queste parole, pur facendo quotidianamente esattamente il contrario...:mad: ).

**********************

Non so se tutto questo basterebbe ( insieme, ma questo l'ho dato per scontato, a quell'opera di valorizzazione della nostra "specificità" storica, culturale, artistica di cui ho parlato prima... )... Non so se riusciremmo a difendere la nostra posizione nel nuovo mondo così tempestoso che ci aspetta al varco: so però che con vecchie ricette demagogiche e populistiche non si va da nessuna parte...
O, meglio, sì, si può avanzare: come quel tizio che, trovandosi sull'orlo del burrone, fa "un deciso passo in avanti"... :icon_rolleyes: :badgrin: :icon_twisted:
 
Ultima modifica:
Errato...
il problema non sono affatto le esportazioni ma insistere pensando di poter esportare ciò che non lo è se viene prodotto qui.
Tecnologia, design, moda, prodotti a contenuto artistico o dell'ingegno, turismo, sono beni che NON possono essere prodotti laddove conviene produrre beni su larga scala.
Anzichè sorrette, andrebbero disincentivate le imprese industriali esportatrici di beni di massa che insistono a produrre in Europa per gli alti costi sociali che generano. (con capitali che alla fine sono pubblici, denari in parte intascati e per gran parte volatilizzati da noti faccendieri, visto che in Italia, i capitalisti ed i veri industriali vengono regolarmente penalizzati).
Non centra l'euro forte, o meglio non si tratta della causa principale.
Non si risolve nulla di sostanziale andando a ritoccare le tasse, anzi, si rischia di veder addossato al singolo cittadino un nuovo carico di spesa per servizi che fino ad ora erano pubblici e gratuiti, quindi di veder ulteriormente ridotta la propensione ai consumi.
Diciamo che potrebbe essere utile non tanto diminuire le tasse ma migliorare l'uso che vien fatto del prelievo fiscale, cioè tagliare rami secchi e sanguisughe.


davide84 ha scritto:
Il problema sono le industrie in particolare quelle esportatrici.
Ormai coi tassi a questo livello un industria che produce in Europa è svantaggiata e di molto rispetto ad un industria che produce al di fuori dei confini europei, in particolare in America. (chiaramente anche India e Cina ma questo è ormai ovvio).
 
Faccio questo aggiornamento che mi sembra attinente: :icon_twisted:

ILSOLE24ORE.COM > Finanza e Mercati ARCHIVIO Le banche centrali si preparano all'emergenza

di Walter Riolfi

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15 Marzo 2008
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Come nel 1907, hanno evocato a Wall Street: quando dilagò il panico tra le banche e solo l'intervento della John Pierpont Morgan riuscì a scongiurare la catastrofe. Peggio ancora: come nella crisi del 1930 con il collasso della New York Bank of Us, il primo della Grande Depressione, citano altri. Ed è facile fare parallelismi, perché a salvare oggi Bear Stearns ci sta riprovando JP Morgan Chase, l'erede di quella del 1907. Come nella Grande Depressione: perché, se quasi nessun economista americano ha più dubbi che il Paese sia in recessione, cresce la schiera di quelli convinti che questa recessione sia la peggiore degli ultimi 20 anni. Anzi degli ultimi 40, come se quella del 1970 fosse stata poca cosa. Anzi degli ultimi 60 anni: il più forte sconvolgimento economico del Dopoguerra, osserva un economista e non uno qualsiasi. Lo dice Martin Feldstein, uno degli accademici più stimati al mondo, ex presidente del prestigioso Nber, l'istituto che ufficialmente scandisce (a posteriori) i tempi delle recessioni americane.
Il parossismo
Non si sa se l'economia Usa sia già nel disastro o ci stia entrando. Ma è innegabile che il tracollo del sistema finanziario americano e internazionale è un evento quasi senza precedenti: forse non proprio in termini relativi, ma sicuramente per le dimensioni assolute, per la novità degli strumenti finanziari e per il livello di indebitamento che ha drogato l'intero sistema mondiale. Quella cui stiamo assistendo, dopo i disastri degli ultimi 10 giorni, ha l'aspetto di una malattia che è arrivata al parossismo e, che per essere curata, ha bisogno di interventi straordinari, quali quelli che vennero somministrati nelle precedenti crisi estreme. Con un'aggravante: che la presente bufera è su scala mondiale. E con una fondata speranza perché la Fed e le banche centrali hanno oggi più conoscenze e più strumenti per affrontare l'impensabile.
Gestire l'impensabile
E quello cui si sta assistendo è per molti versi davvero impensabile. S'era creduto che la crisi del credito, iniziata nell'estate scorsa, fosse una salutare correzione degli eccessi e preludesse a una più corretta valutazione dei rischi. Ma il tracollo dei titoli legati ai mutui subprime fu solo una causa scatenante. A essere crollato è l'intero sistema finanziario che aveva emesso titoli e derivati su ogni forma di credito e di debito esistenti: mutui casa, finanziamenti ai Lbo, operazioni di private equity, carte di credito, bond degli enti locali; coinvolgendo chi li aveva emessi, chi li assicurava e chi se li metteva in portafoglio. Il tutto ingigantito dalla leva finanziaria. E questo mondo è vasto almeno quanto quello dei titoli di Stato. O almeno era altrettanto grande il valore nominale di tutta questa carta.
Adesso che le triple A si sono dimezzate, le doppie A valgono un quinto, le triple B si scambiano a pochi centesimi, le banche (e molte assicurazioni Usa) si trovano con patrimoni falcidiati dalle svalutazioni e i loro clienti, in particolare gli hedge fund, con portafogli che valgono una frazione. E siccome sono indebitati (alcuni fino a 20-30 volte), sono anche pressati da chi ha prestato loro denaro a rientrare nei margini. Insomma a vendere tutta quella carta che non vale quasi più nulla. E, assieme a quella carta, pure le azioni e i bond societari il cui valore, ancora in qualche modo, resta in piedi. Ci sono voluti anni per creare un ardito e complicato sistema finanziario fondato sul debito e si è costretti adesso a smontarlo in poche settimane. E si aggiunga che se a Microsoft, tutte le banche sono disposte a offrire nuovi finanziamenti, quasi nessuna banca si fida a prestare denaro agli altri istituti e meno ancora alle finanziarie in qualche modo coinvolte (o sospettate) d'aver a che fare con quella carta svalutata. Si dirà che il virus che ha contagiato il sistema è più psicologico che altro: perché gran parte di quella carta ritornerà al valore nominale. Mica falliranno tutti i mutuatari, mica salteranno tutti quelli che hanno comprato un'azienda, mica andranno a gambe all'aria tutti i municipi che hanno emesso obbligazioni.
Agire e aspettare
È vero. Ma la psicologia sui mercati conta più di ogni altra cosa. Anche il più solido istituto al mondo finisce in bancarotta se tutti i suoi clienti, presi dal panico, decidono di ritirare i depositi. La cura dei bassi tassi d'interesse non basta più, anzi non serve quasi più a niente. Per questo le banche centrali stanno iniettando quanta più liquidità è possibile, come s'è visto in settimana. E non sarà abbastanza.
Si parla di altri 4-500 miliardi di $ che servirebbero a tamponare le situazioni più difficili. Siccome non si trovano molte JPM disposte a muoversi per salvare i concorrenti, dovranno intervenire ancora le banche centrali e probabilmente anche i Governi. E dove trovano la Fed o la Bce tutto quel denaro? Se lo faranno prestare dalle banche centrali asiatiche e dei Paesi arabi probabilmente, come già ipotizzano alcuni banchieri, attraverso operazioni di pronti contro termine. E poi si vedrà. Date le dimensioni del fenomeno non c'è una cura risolutiva. Si tratta di far sopravvivere il sistema confidando nel beneficio del tempo. Perché solo il tempo può curare la psicologia del mercato.
La buona notizia è che il panico non ha ancora avvelenato le Borse. Le perdite appaiono sopportabili: -0,4% l'S&P, invariato il Nasdaq, -1,2% lo Stoxx (-1,6% Milano, -0,6% Parigi, -1% Francoforte, -1,2% Londra).
 
Saranno almeno sei mesi che ( sbeffeggiato da qualcuno...:evil5: ), vado ripetendo che l'America sta entrando in una crisi epocale e i fatti, puntualmente, si stanno incaricando di darmi ragione ( mi spaventa anche un po' constatare come le mie peggiori previsioni si avverino puntualmente... :sad: ).
In realtà i presupposti di questa crisi ci sono da molti anni ( ripeto per l'ennesima volta: la storia parte dai primi anni '80, con la folle politica reaganiana dell'aumento delle spese e della dimunuizione della tasse: politica che ha portato a 25 anni di continua crescita drogata, basata sui debiti... ).
Finora tutti erano convinti che alla resa dei conti non ci si sarebbe arrivati perchè era nell'interesse di tutti evitarla visto che ciascuno ( USA, Cina, Europa, Paesi arabi... ) è legato a filo doppio all'altro... Ora, però, appare chiaro che la corda non si può tirare all'infinito e che alla fine, anche contro la volontà di tutti, si può spezzare...
Io non penso che sia la crisi peggiore SOLO degli ultimi 20 anni nè degli ultimi 40... Io penso che possa, al massimo, essere paragonabile a quella del '29, con l'aggravante, però, che, questa volta, sarà MOLTO più difficile porvi rimedio, anche perchè non vedo all'orizzonte un Roosevelt che riesca ad approntare un New Deal ( ammesso che nell'economia moderna un New Deal possa funzionare... ).
E' probabile che, paradossalmente, sarà il resto del mondo a doversi sobbarcare una specie di "Piano Marshall" per salvare l'economia americana: anzi, in realtà è ciò che GIA' sta avvenendo, visto che il costo del tracollo americano lo stiamo pagando principalmente NOI europei ( è QUESTA la vera ragione della crisi in cui ci stiamo dibattendo, dell'aumento continuo dei prezzi e del crescente disagio economico delle famiglie, altro che le palle propagandistiche di qualcuno... :icon_twisted: ).
Penso infine che la lezione principale che ci arriva dagli USA sia che i debiti, prima o dopo, si fanno sentire e non si possono ignorare allegramente, provando anzi fastidio per chi cerca di richiamare l'attenzione sulla necessità del rigore nei bilanci: l'America se ne è strafregata per un quarto di secolo, e adesso paga TUTTI i conti ( con gli interessi... :icon_twisted: ).
 
A livello mondiale, nel 1929, gli USA non erano affatto una "superpotenza" e la loro economia era quasi autarchica. Consci della loro debolezza, di fatto, anche durante il "new deal", gli usa tendevano a comportarsi come la Svizzera. L'entrata "in ritardo" nella II guerra mondiale, ad esempio, fu un fatto assolutamente logico ed inevitabile.
Un parallelismo fra il 1929 ed oggi (...l'Europa non è dissestata, non è uscita in frantumi dalla prima guerra mondiale, non c'è la repubblica di Weimar...) è completamente fuori luogo.;)

roddy ha scritto:
Io penso che possa, al massimo, essere paragonabile a quella del '29
 
Tuner ha scritto:
A livello mondiale, nel 1929, gli USA non erano affatto una "superpotenza" e la loro economia era quasi autarchica. Consci della loro debolezza, di fatto, anche durante il "new deal", gli usa tendevano a comportarsi come la Svizzera. L'entrata "in ritardo" nella II guerra mondiale, ad esempio, fu un fatto assolutamente logico ed inevitabile.
Un parallelismo fra il 1929 ed oggi (...l'Europa non è dissestata, non è uscita in frantumi dalla prima guerra mondiale, non c'è la repubblica di Weimar...) è completamente fuori luogo.;)
Solo una piccola precisazione: il paragone con la crisi del '29 non è solo una mia bizzarria, ma, come testimoniato anche dall'articolo del "Sole 24 Ore" postato da Viger, è sulla bocca di tutti...
Mi permetto di citare l'articolo stesso:

viger ha scritto:
"Come nel 1907, hanno evocato a Wall Street: quando dilagò il panico tra le banche e solo l'intervento della John Pierpont Morgan riuscì a scongiurare la catastrofe. Peggio ancora: come nella crisi del 1930 con il collasso della New York Bank of Us, il primo della Grande Depressione, citano altri. ............Come nella Grande Depressione: perché, se quasi nessun economista americano ha più dubbi che il Paese sia in recessione, cresce la schiera di quelli convinti che questa recessione sia la peggiore degli ultimi 20 anni. Anzi degli ultimi 40, come se quella del 1970 fosse stata poca cosa. Anzi degli ultimi 60 anni: il più forte sconvolgimento economico del Dopoguerra, osserva un economista e non uno qualsiasi. Lo dice Martin Feldstein, uno degli accademici più stimati al mondo,"

Detto questo sono d'accordo con te che le due situazioni non siano paragonabili: tale e tanta è la velocità con cui corre l'economia ai nostri giorni che è già difficile confrontare la situazione di un dato momento con quello che è successo 10 anni prima... Figuriamoci con fatti che risalgono a 80 anni fa ( praticamente due ere geologiche col metro dei mercati attuali... ;) :D ).
E' ovvio che il paragone è soprattutto di tipo evocativo, riferito più che altro al posto che, nell'immaginario collettivo, ha storicamente assunto la crisi del '29...
Se proprio ci vogliamo addentrare in questo paragone, tuttavia, a mio parere la crisi prossima ventura è, potenzialmente, ancora più devastante della Grande Depressione... E questo PROPRIO per il motivo che dicevi tu, cioè per il ruolo di superpotenza che, nel frattempo, ha assunto l'America..
Nell'ultimo quarto di secolo ( batto sempre sullo stesso chiodo... ;) :D ) l'economia mondiale si è sviluppata su un binario preciso: da una parte la cosiddetta "locomotiva americana", in perenne crescita e che importava a ogni piè sospinto ( materie prime dai Paesi arabi, beni e servizi dall'Europa, dal Giappone e, negli ultimi 10 anni, dalla Cina... ), pagando tutto questo con dollari e Buoni del tesoro stampati a tutta forza dalla tipografia della FED e con fantasiosi strumenti finanziari emessi dal suo sistema bancario.... Dall'altra parte tutto il resto del Pianeta che basava la sua economia in modo quasi esclusivo sulle sue capacità di esportare negli USA: quando gli USA crescevano molto, c'era una buona crescita anche nel resto del mondo; quando gli USA crescevano relativamente poco, da noi c'era stagnazione o recessione. Non è MAI successo che gli USA entrassero in recessione se non per brevissimi e poco significativi momenti...
In sostanza, l'America ha vissuto per 25 anni ben al disopra delle proprie possibilità, consumando molto più di quello che produceva e pagando la differenza inondando il mondo con una economia di carta che ( come, appunto, un gigantesco castello di carte ), sta crollando addosso a tutti noi.
E' vero che, come fanno notare un po' fideisticamente tutti i commentatori economici, oggi "non siamo più nel '29", le Banche Centrali hanno strumenti di intervento molto più sofisticati, c'è una migliore conoscenza dei meccanismi che governano il Mercato e bla, bla, bla...:mad:
Ma se viene a mancare quello che è l'UNICO cemento che tiene assieme le complesse strutture finanziarie che governano il mondo, e cioè la FIDUCIA, non ci sono interventi delle Banche Centrali che tengano nè decreti dei Governi interessati: il freddo inverno della recessione si abbatterà impietosamente su tutti noi in modo pesante e per MOLTO tempo...
E alla fine i rapporti di forza che ne usciranno saranno molto diversi da quelli che hanno governato il mondo negli ultimi 60 anni...
 
Spero solo di non dover essere obbligato ad imparare il CINESE
:(
ciao
 
Come ho già detto, non vedo come potrebbero sostenere il loro sviluppo tumultuoso, peraltro già in soglia minima e critica, Cina ed India, e tutta l'Asia, senza il contributo fondamentale del mercato USA.
Ogni paragone col 1929 è fuori luogo poichè nel mondo globalizzato dei nostri giorni tutte le economie sono collegate fra loro e risentono, prima o poi, di qualunque cosa accada, ovunque.
Il problema della recessione USA, recessione, non catastrofe (...facciamo attenzione che i "terrorismi" sono spesso creati ad arte per manovre speculative sui mercati) verrà in realtà assorbito da tutte le economie mondiali. (volenti o nolenti...)
In breve... non dare troppo ascolto ai media, smetterla di farsi rapinare da chi promette di farci ricchi senza lavorare, stringere i denti, un po' la cinghia, non fare il passo più lungo della gamba, non credere alle favole delle sirene "interessate"... quindi lavorare, lavorare, lavorare.
Guardando invece al nostro "orticello", è preoccupante lo stato dell'industria italiana che tarda a riconvertirsi, tragica la mancanza di veri imprenditori e di capitali reali. Finanziariamente, il problema italiano è soprattutto il crescente indebitamento di molte famiglie per crediti al consumo dovuti a "bisogni" indotti dei persuasori occulti (gli status symbol) e la sempre più alta incapacità conseguenete a pagare debiti relativi a bisogni che sono invece primari (es mutuo casa). Chiaramente, una fase di recessione mondiale non farà che accelerare ed acuire problemi che però, sono soprattutto nostri.
Decisamente, sarei più preoccupato se la nostra valuta fosse ancora la lira, ma questo, non è.;)
 
Ultima modifica:
Tuner ha scritto:
Come ho già detto, non vedo come potrebbero sostenere il loro sviluppo tumultuoso, peraltro già in soglia minima e critica, Cina ed India, e tutta l'Asia, senza il contributo fondamentale del mercato USA.
Loro, paradossalmente, possono farlo meglio di noi: hanno un mercato potenziale interno ENORME ancora vergine da sfruttare e largamente protetto dalla concorrenza internazionale grazie alle loro valute, già largamente sotto-quotate e adesso ancora più deprezzate dopo il calo del dollaro ( cui sono strettamente legate... ). Noi europei siamo quelli che sono messi peggio ( dopo gli Americani, of course..... ), perchè i nostri mercati sono ormai saturi da un pezzo e quando ci verrà a mancare lo sbocco americano saremo in guai serissimi...
Tuner ha scritto:
Ogni paragone col 1929 è fuori luogo poichè nel mondo globalizzato dei nostri giorni tutte le economie sono collegate fra loro e risentono, prima o poi, di qualunque cosa accada, ovunque.
Questa, a mio parere, almeno, è UN'AGGRAVANTE, non un motivo di consolazione... Nel '29 la crisi rimase sostanzialmente confinata agli USA ( e quindi poté più facilmente essere risolta con provvedimenti di economia classica esclusivamente nazionale come, appunto, il New Deal rooseveltiano ) mentre i Paesi Europei e ancor più il resto del mondo ne vennero toccati solo indirettamente e in misura ridotta...
Di fronte ad una crisi globale, ad un "crash di sistema", per usare un termine informatico, i provvedimenti curativi funzionano molto più difficilmente... E si può arrivare, volenti o nolenti, alla "formattazione"... :sad:
Tuner ha scritto:
Il problema della recessione USA, recessione, non catastrofe (...facciamo attenzione che i "terrorismi" sono spesso creati ad arte per manovre speculative sui mercati) verrà in realtà assorbito da tutte le economie mondiali. (volenti o nolenti...)
La recessione ciclica in un'economia capitalistica è, in effetti, un fenomeno fisiologico, non una catastrofe... Lo diventa, però, nel quadro che ho cercato di descrivere nel mio precedente intervento: gli USA vengono da 25 anni di CRESCITA ininterrotta, assolutamente NON FISIOLOGICA, ma drogata dal meccanismo finanziario di cui abbiamo già troppe volte parlato... Ad una crescita ininterrotta non fisiologica di 25 anni, seguirà una recessione speriamo non altrettanto lunga ma sicuramente altrettanto non fisiologica.... Che poi il tutto verrà "assorbito" ( termine elegante per non dire brutalmente "pagato"... :evil5: ) dalle altre economie, in primis le europee, è pacifico, l'ho scritto più volte anche io...

Tuner ha scritto:
In breve... non dare troppo ascolto ai media,
Io non dò ascolto ai media... Io dò ascolto alla rata del mutuo che cresce ogni 3 mesi; dò ascolto al valore dei miei ( sudati... ) risparmi investiti non in operazioni speculative, ma, con cautela, in primari fondi di investimento ( e meno male che, fiutando l'aria, ho già venduto tutto un po' di tempo fa, altrimenti avrei perso buona parte del loro valore... :icon_twisted: ); dò ascolto al benzinaio quando mi dice quanto devo pagare per il pieno etc. etc.
Tuner ha scritto:
smetterla di farsi rapinare da chi promette di farci ricchi senza lavorare, stringere i denti, un po' la cinghia, non fare il passo più lungo della gamba, non credere alle favole delle sirene "interessate"... quindi lavorare, lavorare, lavorare.
Mi ricordi l'incitamento di un famoso politico qualche tempo fa ( inciso anche in un rap...)... :badgrin: :D
A parte gli scherzi: che dovremo lavorare tutti di più per guadagnare, in termini reali, MENO di quanto guadagniamo adesso è sicuro; come è sicuro che dovremo stringere la cinghia... Sperando che qualche "Solone" nostrano non ci metta del suo per peggiorare ulteriormente una situazione che già peggio di così è difficile...:sad: :icon_twisted:

Tuner ha scritto:
Guardando invece al nostro "orticello", è preoccupante lo stato dell'industria italiana che tarda a riconvertirsi, tragica la mancanza di veri imprenditori e di capitali reali. Finanziariamente, il problema italiano è soprattutto il crescente indebitamento di molte famiglie per crediti al consumo dovuti a "bisogni" indotti dei persuasori occulti (gli status symbol) e la sempre più alta incapacità conseguenete a pagare debiti relativi a bisogni che sono invece primari (es mutuo casa). Chiaramente, una fase di recessione mondiale non farà che accelerare ed acuire problemi che però, sono soprattutto nostri.
Tutto vero. Una volta tanto, però, permettimi di dubitare che gli altri Paesi ( soprattutto sul fronte dell'indebitamento delle famiglie... ) stiano molto meglio di noi...
Tuner ha scritto:
Decisamente, sarei più preoccupato se la nostra valuta fosse ancora la lira, ma questo, non è.;)
E su questo non ci piove, nonostante l'Italia sia piena di teste dure che ancora rimpiangono la lira... :eusa_wall: :eusa_wall: :evil5:
 
sofila ha scritto:
non è che rimpiangono la lira, rimpiangono i "bei tempi" con la lira, quelli delle (finte) vacche grasse. ;)
Si, però sono ancora molti, soprattutto tra le persone anziane e con minore cultura, ad essere convinti che sia stata l'introduzione dell'euro a causare la crisi economica....:icon_twisted:
 
roddy ha scritto:
Si, però sono ancora molti, soprattutto tra le persone anziane e con minore cultura, ad essere convinti che sia stata l'introduzione dell'euro a causare la crisi economica....:icon_twisted:

Ah ah ah! :D :lol:
 
roddy ha scritto:
Loro, paradossalmente, possono farlo meglio di noi: hanno un mercato potenziale interno ENORME ancora vergine da sfruttare e largamente protetto dalla concorrenza internazionale grazie alle loro valute, già largamente sotto-quotate e adesso ancora più deprezzate dopo il calo del dollaro
Credo proprio che il 98% dei cinesi e degli indiani abbia ancora il problema di cosa mettere sotto i denti piuttosto che quello di cambiare cellulare.
L'unico mercato che c'è, in Asia come in Russia, è quello creato dagli "arricchiti", una sparuta minoranza rispetto alle popolazioni di cui stiamo parlando, che certo, non può sostituire da oggi a domani gli aquirenti di tutto il ceto medio mondiale, USA in testa.

roddy ha scritto:
( cui sono strettamente legate... ). Noi europei siamo quelli che sono messi peggio ( dopo gli Americani, of course..... ), perchè i nostri mercati sono ormai saturi da un pezzo e quando ci verrà a mancare lo sbocco americano saremo in guai serissimi...
Da anni, il mercato USA non è più uno sbocco importante per merci di largo consumo italiane ed europee (...la dizione corretta è: "per merci prodotte in Italia od in Europa).
Le aziende italiane ed europee che vendono negli USA sono di nicchia (es. automazione di alta tecnologia) o di lusso (moda, auto di prestigio, artigianato, etc). L'eventuale calo di domanda non risulterà affatto una tragedia per gli europei.
...la nostra vera "tragedia" è di non avere imprenditori "illuminati" ma faccendieri sanguisughe, parassiti che "succhiano" sangue (fondi pubblici o di piccoli risparmiatori) per arricchire con opere inutili e costose, denari che in parte intascano (subito), attività "varie" con cui creano enormi "buchi", debiti o perdite che vengono poi scaricate, col beneplacito della nostra politica, sulla collettività.:eusa_naughty:

roddy ha scritto:
Io non dò ascolto ai media... Io dò ascolto alla rata del mutuo che cresce ogni 3 mesi; dò ascolto al valore dei miei ( sudati... ) risparmi investiti non in operazioni speculative, ma, con cautela, in primari fondi di investimento ( e meno male che, fiutando l'aria, ho già venduto tutto un po' di tempo fa, altrimenti avrei perso buona parte del loro valore... :icon_twisted: ); dò ascolto al benzinaio quando mi dice quanto devo pagare per il pieno etc. etc.
Pago mutui e leasing anch'io e non vedo nulla che sia al di fuori delle normali dinamiche di lungo periodo. Chi piange alti lai per i tassi di oggi spesso dimentica di aver "goduto" per i 10 anni precedenti.
Il problema "risparmio volatilizzato" nasce dal fatto che "guadagnare in borsa" è un'attività speculativa per professionisti, gente che, o si accontenta (si fa per dire), investendo e disinvestendo più volte in poche ore, oppure ha il potere di "causare" determinate reazioni sui mercati. gudagnandoci.
L'operaio e l'impiegato, che magari ha guadagnato 1 volta 3/4 volte il capitale investito, al 90% non capisce di aver avuto un grosso colpo di fortuna e fa la fine del giocatore d'azzardo, perdendo, dopo il capitale ed i guadagni, anche i risparmi, nella speranza che il miracolo si ripeta.
Quanto al benzinaio, la domanda di petrolio negli USA è in calo da mesi e gli aumenti attuali del greggio sono largamente effetto di una bolla speculativa... che cadrà sulla testa di qualcuno fra qualche mese.

roddy ha scritto:
A parte gli scherzi: che dovremo lavorare tutti di più per guadagnare, in termini reali, MENO di quanto guadagniamo adesso è sicuro; come è sicuro che dovremo stringere la cinghia... Sperando che qualche "Solone" nostrano non ci metta del suo per peggiorare ulteriormente una situazione che già peggio di così è difficile...:sad: :icon_twisted:
La situazione attuale non è così terribile, a patto che non si continui a ballare in coperta e ci si vada a schiantare contro un iceberg...
La cosa peggiore è pensare o credere che esistano soluzioni miracolose, e che tutto sia semplicemente un problema di consumi interni e di "tasse", punto più punto meno.:eusa_wall:


roddy ha scritto:
Tutto vero. Una volta tanto, però, permettimi di dubitare che gli altri Paesi ( soprattutto sul fronte dell'indebitamento delle famiglie... ) stiano molto meglio di noi...
Stanno meglio, perchè hanno affrontato il problema che noi stiamo per scoprire in una situazione congiunturale internazionale più favorevole di quella a cui stiamo andando incontro adesso.:evil5:
 
roddy ha scritto:
Si, però sono ancora molti, soprattutto tra le persone anziane e con minore cultura, ad essere convinti che sia stata l'introduzione dell'euro a causare la crisi economica....:icon_twisted:
La crisi economica certamente no, ma l' aumento dei prezzi (in pratica 1 euro = 1000 lire :icon_twisted:) sicuramente si.
 
Tuner ha scritto:
Stanno meglio, perchè hanno affrontato il problema che noi stiamo per scoprire in una situazione congiunturale internazionale più favorevole di quella a cui stiamo andando incontro adesso.:evil5:

Forse perchè hanno il deficit statale non come il nostro; che dipende dai governanti. :mad:
 
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