alex86 ha scritto:
No, ora ci dici quali siano le 5 "Italie". Sono curioso.
Non puoi lanciare il sasso e nascondere la mano
In effetti sono più di cinque.
Questo è un Forum dedicato al digitale e a tutto ciò che gira attorno ad esso.
A ragione ce lo ricordano spesso Amministratori e Moderatori.
Per spiegare come è fatta l’Italia ci vorrebbe un 3d dedicato, serio ed approfondito.
Non oso sfidare la sorte riproponendo ancora un thread non tecnico.
Detto questo: l’Italia risente ancora delle divisioni pre-unitarie, delle guerre vinte (I G.M.) e di quelle perse (II G.M.).
Saltando a piè pari le divisioni pre-unitarie perché troppo lontane nel tempo e perché si trattò di conquiste territoriali del Regno di Sardegna a scapito di altri Regni altrettanto importanti e non meno avanzati, mi soffermo per un attimo sulla guerra vinta a fianco degli Alleati: Francia, G.B. e U.S.A. Non entro nel merito delle spartizioni delle colonie ex tedesche ed ex turche in Africa ed in Medio Oriente (la suddivisione attuale dei Paesi Arabi in questa regione è figlia delle matite francesi ed inglesi che si spartirono fra di loro il petrolio sulle carte – certi vizi sono duri a morire) lasciando “a bocca asciutta” l’Italia che con oltre 600.000 morti e 2 milioni di feriti aveva contribuito efficacemente alla vittoria.
Trascuro pure che a causa del “Patto di Londra” del tutto disatteso (per volere di un presidente americano che per sport andava a caccia di orsi) a guerra finita all’Italia non vennero riconosciute tutte quelle terre ad Est promesse e sancite nel medesimo patto e che lo stesso presidente USA (a guerra finita) ha preferito ed imposto che si creasse ad Est dell’Italia una nuova nazione raccogliendo tutto ed il contrario di tutto pur di fare nascere una Jugoslavia della cui recente disgregazione siamo tutti al corrente.
Se questo è il quadro di quando abbiamo vinto, immaginate (se non conoscete la storia) cosa sia successo quando la guerra l’abbiamo persa!
Quando l’abbiamo vinta ci hanno dato (a sorpresa e non richiesto) il Tirolo del Sud, austriaco allora come adesso. Abbiamo “voglia” a chiamarlo “Alto Adige”, sempre Tirolo è!
E questa è la
prima Italia.
Poi ce n’è una
seconda ed una
terza: Nord-Ovest (col suo eccellente triangolo industriale) e Nord-Est (con tutti i problemi di un Adriatico troppo stretto per noi, con troppi confini, troppe pretese e divieti incrociati di pesca, col porto di Trieste senza retroterra (a causa delle perdite territoriali subite in seguito alla II G.M.) ed in perenne competizione con i porti ex italiani di Pola e Fiume (Rijeka).
Poi c’è la
quarta: l’Italia centrale dove almeno i Ministeri, i Comandi, le Sedi Centrali ed alcune eccellenze contribuiscono non poco al mantenimento di schiere di impiegati.
Scendi ancora e c’è la
quinta Italia, quella del Sud, abbandonata a se stessa, derisa ed offesa. Dove lo Stato è qualcosa di impalpabile, surreale, assente. Ritenuto quasi alla stregua di un nemico. Lo Stato che in 150 anni non ha provveduto alle infrastrutture perché non ci sono industrie, come se quella del turismo, del mare e della montagna non fosse di per sé un’industria.
Dulcis in fundo (proprio in fundo) c’è la
sesta Italia, quella delle grandi isole, dove oltre che soffrire come la quinta Italia ha in più la discontinuità territoriale. I prodotti del Nord arrivano alle Isole con i costi oberati dai trasporti. Il petrolio italiano è al Sud, ma i cittadini del Sud non lo sanno.
Con i recenti sviluppi delle crisi nel Mediterraneo, la flotta dovrebbe essere spostata più al Sud che sia possibile. A sud di Taranto. Dove? Non ci sono infrastrutture adeguate, le imprese impegnate nelle manutenzioni e negli aggiornamenti della flotta sono tutte al Nord. E questo per parlare di Sicilia.
E la Sardegna poi? Se non ci avesse costruito le ville prima l’Aga Khan IV e poi un altro palazzinaro famoso cosa ne sapremmo della Sardegna?
