L’ingranaggio funziona bene, ma sfido chiunque a non capire, alla prima apparizione, chi sia Slevin.
Quindi tutto l’effetto sorpresa su cui è costruito il film riguarderà soltanto il come, non certo il chi o il cosa.
La cosa più carina, e cinefila, è il siparietto su Bond tra il protagonista e Lucy Liu, in cui Josh Hartnett si lancia in una fulminea ma perfetta imitazione dell’accento di Connery.
Nessun vero scacchista giocherebbe mai con un chess-set come quello del Boss, oggetto radical-chic elegante e di pura rappresentanza, un bel soprammobile: la parte per il tutto, per dire che tutto il film è un grosso oggetto radical-chic, di grande eleganza e altrettanta freddezza.
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