Il presidente dell'azienda a palazzo San Macuto. "Mandato unanime dal cda di rappresentare le critiche al regolamento
sulla gestione dei palinsesti, che dovrebbero essere rivisti, di ordine economico e relativi all'autonomia giornalistica"
Rai e par condicio, Garimberti alla Vigilanza
"Assumetevi le responsabilità del caso
Poi incontro con i conduttori tv. "Giusto dare un segnale di attenzione nei confronti delle loro istanze"
ROMA - "Sono deluso". Non nasconde il suo giudizio negativo per il regolamento sulla par condicio approvato dalla commissione di Vigilanza, il presidente della Rai Paolo Garimberti, al suo arrivando a palazzo San Macuto per l'incontro con l'Ufficio di presidenza. "Ho avuto mandato unanime dal cda di rappresentare alla commissione le critiche al regolamento, che sono di ordine giuridico, con profili di contrasto con la legge sulla par condicio, che riguardano la gestione dei palinsesti, che dovrebbero essere rivisti, e che sono di ordine economico e anche relativi all'autonomia giornalistica", ha spiegato il presidente della Rai.
Garimberti ha anche evidenziato dubbi "nei confronti del pubblico che non può vedere solamente tribune". Ma quel che sta particolarmente a cuore al presidente della Rai è di sottolineare le responsabilità in questa vicenda: "Una cosa è chiara, non si può pensare che gli effetti del regolamento possano essere attenuati dalla sua interpretazione. La Rai applicherà letteralmente le norme della Vigilanza, che si deve assumere le sue responsabilità. Io non faccio mediazioni o contrattazioni".
Sono molteplici, ha spiegato Garimberti, le criticità del regolamento sulla par condicio così come approvato dalla Vigilanza: "Innanzitutto ci sono problemi di ordine giuridico: secondo il nostro ufficio legale, potrebbero esserci profili di contrasto con la legge 28/2000, ribaditi anche da una sentenza della Corte Costituzionale del 2002". La legge sulla par condicio, infatti, distingue nettamente comunicazione politica e informazione, laddove invece il regolamento prevede che nell'ultima fase della campagna elettorale l'informazione si adegui ai meccanismi della comunicazione politica.
"Le criticità, poi - ha aggiunto Garimberti - riguardano la Rai, in termini di gestione dei palinsesti, che devono essere completamente rivisti; di danni economici, che non abbiamo quantificato ma sono sicuramente notevoli; di autonomia del lavoro giornalistico, che vogliamo difendere perchè riteniamo che i conduttori siano responsabili e in grado di assicurare l'equilibrio nelle loro trasmissioni, anche in momenti delicati come le vigilie elettorali. E non dimentichiamo il rispetto nei confronti del pubblico, che ha diritto a non vedere solo tribune".
Il presidente Rai ha anche ribadito una posizione già espressa ieri sera nel suo incontro con Il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli: "Non si può pensare che gli effetti di un simile regolamento possano essere attenuati da interpretazioni delle norme fatte dalla Rai. L'azienda applicherà letteralmente le norme della Vigilanza, è la Vigilanza che deve decidere se vanno bene o no. Sono profondamente deluso da questa normativa e dunque sarà tanto più assoluta e totale la rigidità nell'applicarla".
Garimberti, tra l'altro, ha anche annunciato che dopo l'incontro con i vertici della Vigilanza Rai vedrà i conduttori della tv pubblica scesi ieri sul piede di guerra contro il regolamento sulla par condicio che obbliga i programmi di approfondimento, nell'ultimo mese di campagna elettorale, a fare spazio alle tribune politiche. "Vedrò i conduttori dopo questa riunione - ha spiegato Garimberti - perché è giusto che l'azienda dia un segnale di attenzione nei confronti delle loro istanze. Ieri - ha sottolineato il presidente della Rai - sono stato accusato di passività, ma in realtà avevo bisogno di rendermi conto della situazione e di confrontarmi con il cda. Dunque ho avuto un atteggiamento prudente, anche a tutela dell'azienda e degli stessi conduttori. Oggi, con il mandato pieno ottenuto dal cda, è ovvio che mi muoverò. Ma respingo al mittente - ha ribadito - le accuse di passività".
(11 febbraio 2010)