
«FM 107.3, Radio Caos» annuncia che l'amore è, appunto, caos. E annuncia anche, con quella voce da speaker compiaciuto della sua voce che dice cose "che voi umani" non sognate neanche ma sapete già, che Tre metri sopra il cielo è la versione fiction di Lucignolo: al posto dei titoli di coda sarebbe potuta spuntare la folla di motociclisti e delle frequentanti il liceo femminile della protagonista ad urlare «Italia... Uno!». La ragazza perfettina tanto da irritare l'odiosa prof di latino incontra il diseredato della Roma bene, violento motociclista dannato: è amore violento e dannato su due ruote. Una scrittura ed una direzione volgari nonostante inesistenti (il nostro cinema - è brutto generalizzare, lo so - conosce solo l'urlato e si compiace a lasciarlo venir fuori in tutto il suo splendore), un montaggio e una colonna sonora ammiccantissimi e dannatamente vuoti di contenuti (lavorano spesso assieme, per di più: il film è per tre quarti un clip di bassa lega, che osa anche rovinare "Gabriel" dei Lamb). Altro che il film: di interesse culturale nazionale (l'ennesima volta che la famosa scritta d'apertura suona un annuncio di sventure) dovrebbe essere un approfondito studio di ciò che ha portato questo filmaccio a diventare un cult dei nostri adolescenti. Sarebbe una radiografia per scoprire perché questo Paese, e non solo il suo cinema, non se la passa benissimo. Rabbrividisco all'idea di vedere come sono Melissa P. e il da poco uscito Notte prima degli esami...
Voto: *