Strasburgo - E così sia: il Parlamento Europeo ha adottato una delle più contestate normative sull'intercettazione delle comunicazioni, quella sulla data retention, che consente ai singoli paesi di conservare i dati delle comunicazioni per un massimo di due anni, sebbene ciascuno Stato possa prevedere proroghe in caso di bisogno. Si parla di telefonate, ma anche di posizione di chi chiama, e si parla di Internet.
L'Europarlamento ha accolto il frutto di un difficile compromesso tra le diverse proposte che si erano accavallate in questi mesi e la posizione del Consiglio dei ministri europei, dando così vita ad una normativa che:
1) Consente la conservazione da 6 a 24 mesi dei dati delle comunicazioni: per "dati" si intendono "quelli necessari per rintracciare ed identificare la fonte di una comunicazione, per rintracciare e identificare la destinazione di una comunicazione, per determinare la data, l'ora e la durata di una comunicazione, per determinare il tipo di comunicazione, per determinare le attrezzature di comunicazione degli utenti, per determinare l'ubicazione delle apparecchiature di comunicazione mobile. Ciò si applica alle comunicazioni effettuate con telefoni fissi e mobili ma anche a quelle via Internet (accesso, posta elettronica e telefonate), compresi i tentativi di comunicazione non riusciti".
Alla fine del periodo, i dati verranno distrutti con la sola eccezione di quelli che le forze dell'ordine hanno consultato e deciso di preservare per finalità investigative.
2) Vieta la conservazione dei contenuti delle comunicazioni.
In realtà, come accennato, qualora si verifichino "circostanze particolari", i singoli paesi potranno estendere la data retention per un periodo indefinito, denominato "periodo limitato". Unico requisito sarà la notifica dell'estensione e della sua motivazione all'Unione. La Commissione Europea nel giro di sei mesi dalla notifica dovrà analizzare le estensioni e decidere se approvarle "dopo aver accertato se costituiscano o meno un mezzo di discriminazione arbitraria o di restrizione occulta degli scambi fra gli Stati membri e se rappresentino o meno un ostacolo al funzionamento del mercato interno".
Inoltre il testo licenziato dal Parlamento spazza via le speranze di operatori telefonici e provider: non viene infatti imposto alcun genere di rimborso per le spese che questi dovranno sostenere per conservare materialmente i dati delle comunicazioni. Si tratta di oneri pesanti che, se non interverranno novità a questo punto del tutto improbabili, ricadranno sulle aziende, sebbene poi ciascuno stato sia evidentemente libero di prevedere forme di compensazione per il "disturbo".
La spesa sarà ingente anche per la necessità di garantire sicurezza ai database, affinché ad essi possano accedere solo le autorità competenti. Qualsiasi trasferimento di dati non autorizzato sarà passibile di sanzioni che ogni singolo Stato dovrà determinare, sul piano amministrativo o penale. Il trattamento illecito dei dati che provochi un danno al cittadino consentirà a questi di chiedere il risarcimento.
Come rileva EDRI, l'organizzazione pro-privacy che si è battuta fin dall'inizio per una revisione sostanziale della normativa, tra gli effetti più pesanti del compromesso appena raggiunto è la cancellazione del discrimine di reato: ai dati così conservati, cioè, si potrà accedere non solo per combattere il terrorismo ma anche per una serie non definita di altre necessità investigative. Una richiesta che era arrivata dalle major dell'audiovisivo per combattere la pirateria digitale. Si tratta di un brusco cambio di rotta: per accelerare l'iter del provvedimento da molti considerato liberticida, infatti, fin dall'inizio era stato presentato come una misura per la sicurezza, una posizione, affermano i sostenitori delle libertà digitali, ormai annacquata da interessi di parte. Sull'argomento vedi anche il wiki dedicato.
Che la nuova normativa si traduca in un sistema di intercettazione di massa lo hanno chiarito in ben due occasioni i garanti della privacy europea, secondo cui le attività di data retention e intercettazione sono analoghe e come l'intercettazione anche la data retention andrebbe trattata nello stesso quadro dell'eccezionalità. Così non è perché, come richiesto da più parti, e in particolare da Italia e Regno Unito, l'aspetto della sicurezza ha prevalso nel dibattito: si è infatti ritenuto che conservare i dati delle comunicazioni dei cittadini europei si traduca in un più efficace contrasto alle attività dei gruppi terroristici. Come si è visto, però, questa era solo la proposizione iniziale: l'idea ora è di sfruttare l'intercettazione per molte diverse finalità.
Nelle prossime settimane la normativa così approvata diverrà direttiva dell'Unione Europea e nel giro di 18 mesi dovrà essere ratificata dagli Stati membri. Come noto l'Italia è già avanti, avendo attivato la data retention fino al 31 dicembre 2007.
http://punto-informatico.it/p.asp?i=56831
L'Europarlamento ha accolto il frutto di un difficile compromesso tra le diverse proposte che si erano accavallate in questi mesi e la posizione del Consiglio dei ministri europei, dando così vita ad una normativa che:
1) Consente la conservazione da 6 a 24 mesi dei dati delle comunicazioni: per "dati" si intendono "quelli necessari per rintracciare ed identificare la fonte di una comunicazione, per rintracciare e identificare la destinazione di una comunicazione, per determinare la data, l'ora e la durata di una comunicazione, per determinare il tipo di comunicazione, per determinare le attrezzature di comunicazione degli utenti, per determinare l'ubicazione delle apparecchiature di comunicazione mobile. Ciò si applica alle comunicazioni effettuate con telefoni fissi e mobili ma anche a quelle via Internet (accesso, posta elettronica e telefonate), compresi i tentativi di comunicazione non riusciti".
Alla fine del periodo, i dati verranno distrutti con la sola eccezione di quelli che le forze dell'ordine hanno consultato e deciso di preservare per finalità investigative.
2) Vieta la conservazione dei contenuti delle comunicazioni.
In realtà, come accennato, qualora si verifichino "circostanze particolari", i singoli paesi potranno estendere la data retention per un periodo indefinito, denominato "periodo limitato". Unico requisito sarà la notifica dell'estensione e della sua motivazione all'Unione. La Commissione Europea nel giro di sei mesi dalla notifica dovrà analizzare le estensioni e decidere se approvarle "dopo aver accertato se costituiscano o meno un mezzo di discriminazione arbitraria o di restrizione occulta degli scambi fra gli Stati membri e se rappresentino o meno un ostacolo al funzionamento del mercato interno".
Inoltre il testo licenziato dal Parlamento spazza via le speranze di operatori telefonici e provider: non viene infatti imposto alcun genere di rimborso per le spese che questi dovranno sostenere per conservare materialmente i dati delle comunicazioni. Si tratta di oneri pesanti che, se non interverranno novità a questo punto del tutto improbabili, ricadranno sulle aziende, sebbene poi ciascuno stato sia evidentemente libero di prevedere forme di compensazione per il "disturbo".
La spesa sarà ingente anche per la necessità di garantire sicurezza ai database, affinché ad essi possano accedere solo le autorità competenti. Qualsiasi trasferimento di dati non autorizzato sarà passibile di sanzioni che ogni singolo Stato dovrà determinare, sul piano amministrativo o penale. Il trattamento illecito dei dati che provochi un danno al cittadino consentirà a questi di chiedere il risarcimento.
Come rileva EDRI, l'organizzazione pro-privacy che si è battuta fin dall'inizio per una revisione sostanziale della normativa, tra gli effetti più pesanti del compromesso appena raggiunto è la cancellazione del discrimine di reato: ai dati così conservati, cioè, si potrà accedere non solo per combattere il terrorismo ma anche per una serie non definita di altre necessità investigative. Una richiesta che era arrivata dalle major dell'audiovisivo per combattere la pirateria digitale. Si tratta di un brusco cambio di rotta: per accelerare l'iter del provvedimento da molti considerato liberticida, infatti, fin dall'inizio era stato presentato come una misura per la sicurezza, una posizione, affermano i sostenitori delle libertà digitali, ormai annacquata da interessi di parte. Sull'argomento vedi anche il wiki dedicato.
Che la nuova normativa si traduca in un sistema di intercettazione di massa lo hanno chiarito in ben due occasioni i garanti della privacy europea, secondo cui le attività di data retention e intercettazione sono analoghe e come l'intercettazione anche la data retention andrebbe trattata nello stesso quadro dell'eccezionalità. Così non è perché, come richiesto da più parti, e in particolare da Italia e Regno Unito, l'aspetto della sicurezza ha prevalso nel dibattito: si è infatti ritenuto che conservare i dati delle comunicazioni dei cittadini europei si traduca in un più efficace contrasto alle attività dei gruppi terroristici. Come si è visto, però, questa era solo la proposizione iniziale: l'idea ora è di sfruttare l'intercettazione per molte diverse finalità.
Nelle prossime settimane la normativa così approvata diverrà direttiva dell'Unione Europea e nel giro di 18 mesi dovrà essere ratificata dagli Stati membri. Come noto l'Italia è già avanti, avendo attivato la data retention fino al 31 dicembre 2007.
http://punto-informatico.it/p.asp?i=56831