Diciamo che se il partitore ha una SEPARAZIONE tra le uscite di 20dB (o, meglio ancora, più di 20), allora si può impiegare senza particolari controindicazioni, purché ogni uscita eventualmente non usata venga tassativamente chiusa con una resistenza da 75 Ohm (denominata "carico di chiusura" che ogni buon rivenditore potrà fornire).
Se si ha il dubbio di una separazione tra le uscite non idonea, allora è preferibile utilizzare un derivatore passante. In questo caso, sarà l'uscita passante a dover essere terminata col carico di chiusura sopra citato.
Nota: un semplice calcolo aritmetico.
Se è l'attenuazione (o perdita) generata da un derivatore la preoccupazione che ci spinge a preferirgli un partitore, tenete conto che se le prese da servire sono parecchie, è facile che l'attenuazione indotta da un partitore venga ad essere assai paragonabile a quella delle uscite derivate di un derivatore passante.
Ad es. se si devono servire due prese, allora OK, posso capire: 4, max 5 dB circa persi nella divisione del partitore contro i probabili 12 o più del derivatore... In certi casi possono fare parecchia differenza.
Ma se si devono servire 8 prese, la perdita del partitore diventa di 10, in certi modelli anche 12 dB, quando sul mercato è possibile reperire derivatori a 8 uscite (ad es. Fracarro DE8-16) con perdita di circa 15dB per ogni uscita... E qui la differenza non è poi così tanta, ma saranno superiori le garanzie della perfetta separazione tre le uscite.
Va da sé che il segnale in arrivo dovrà però un livello sufficiente per poterprenderein considerazione un tot di divisioni o derivazioni.
