IL PIANTO - La Marchi, che fino ad oggi aveva assistito quasi impassibile alle testimonianze dei tanti cittadini che hanno bruciato i loro risparmi prima confidando nell'aiuto del mago Do Nascimento e poi nel timore che l'interruzione dei pagamenti per i riti magici avrebbe comportato sciagure per i propri famigliari, alla fine è crollata. E durante la lettura delle proprie dichiarazioni spontanee, durate peraltro solo pochi minuti, ha ceduto e si è abbandonata al pianto.
LE SCUSE - «Se qualcuno si è sentito truffato - ha detto la Marchi -, a queste persone chiedo scusa». Piangendo Vanna Marchi ha cercato di difendersi affermando che «ogni volta che dicono di aver chiamato Vanna Marchi e di averle dato dei soldi mi sento morire. Nessuno ha dato i soldi a Vanna Marchi». «Sono perseguitata giorno e notte da questa vicenda - ha detto - e per il fatto che mi hanno fatto passare come ricca non trovo più lavoro. Io non ho soldi, io devo lavorare come ho fatto per tutta la mia vita».
«NON HO MAI TRUFFATO» - E poi ancora: «Non ho mai pensato che vendere la fortuna sia stata una truffa». Rivolgendosi poi al presidente del collegio ha continuato: «Signor giudice, cosa posso dirle? Ho tante cose da dirle ma il pm mi stopperebbe. La mia vita è stata sempre davanti alle telecamere e questa è Vanna Marchi». Dopo di che si è alzata e, stringendo una cartelletta con dentro alcuni fogli, è uscita dall'aula sempre piangendo a dirotto.
«COLPA DEI TELEFONISTI» - Stefania Nobile ha invece parlato di «lavaggio mentale mediatico» architettato da Striscia la notizia, «durato per quindici mesi ha portato qui in aula un sacco di gente ad accusarci». La donna ha letto in aula una lunga memoria nella quale tra l'altro ha spiegato di non sapere se la società Ascie, quella, secondo l'accusa, riconducibile ai tre imputati, faceva attività illecite. Stefania Nobile ha raccontato di avere avuto solo il compito di andare in video insieme al mago Do Nascimento per le televendite e di essere uscita nel 2000 dalla società in quanto non aveva alcun ruolo, se non quello di andare in tv. «Non potevo sapere se allora la società faceva attività illecite. Sapevo solo che faceva televendite e vendeva prodotti vari», ha detto Stefania Nobile. La figlia di Vanna Marchi, tailleur gessato scuro e occhiali fumè, ha tra l'altro chiesto scusa alle persone che hanno detto di essere state minacciate aggiungendo: «perchè potevano essere state vittima di una sorta di gioco dei telefonisti, di una competizione tra loro, che li ha portati a chiedere anche un milione».
24 gennaio 2006