Zodiac

andag

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Una bella storia di detection, ricostruzione di una vera "caccia" al serial-killer, uno dei primi casi della Storia (quando probabilmente ancora non esisteva questa definizione), iniziata alla fine degli anni sessanta e protrattasi su tre decenni; meticolosamente riprodotta dal regista David Fincher ed ancor più meticolosamente sceneggiata, lungo interi anni di lavoro, dal - tra gli altri - vero Robert Graysmith (nel film Jake Gyllenhaal), autore del libro "Zodiac".

Il grande lavoro di scrittura si vede tutto, così come si percepisce l'ottimo lavoro di montaggio, ritmatissimo nel susseguirsi delle scene (al punto da costringere in qualche punto ad un'attenzione spasmodica), e funzionale alla necessità di condensare nelle due ore la grande quantità di dati e ricerche.

Se lo si vede sterilmente per scoprire "chi è stato", il film potrà anche deludere, perché non è quello l'obiettivo; e non è un thriller con il meccanismo delle soluzione finale omnicomprensiva, alla Se7en.

L'obiettivo del film non è mostrarci e spiegarci chi è il colpevole, ma la caccia in se stessa, e l'ossessione degli uomini (uno in particolare) che si sono dedicati al caso.
Stupenda la fotografia seppiata di Harris Savides.

Quando "per distrarsi" i protagonisti vanno al cinema, capitano ovviamente su l'"Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo", liberamente ispirato allo stesso caso: come dice l'ispettore Toschi, il caso è aperto e già ci stanno facendo i film ("e l'ispettore Callaghan è stato più bravo di te" - gli rispondono).

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Di nuovo sul film di Fincher, di cui ho fresca la visione grazie al magico dvd, per espandere sulla mia recensione scritta all'uscita, con la quale mi trovo tra l'altro splendidamente d'accordo. Zodiac non è un film su Zodiac ma sul processo —e probabilmente ancor più sul sistema— che tenta di scovarlo. Gli omicidi del Nostro (o quello che si crede sia il Nostro) si fermano infatti a venticinque minuti dall'inizio, quando entra in scena l'ispettore Toschi di Mark Ruffalo.

Mi citerò: Zodiac è "la maglia ideale di un incastro". Il film si apre, dopo un'inquadratura aerea sui cieli di Vellejo illuminati dai fuochi del 4 luglio, con una soggettiva dall'interno di una macchina. Mentre, col sottofondo di "Easy to Be Hard", vediamo in successione delle villette in festa, siamo portati a pensare che la soggettiva sia quella del killer che si sta scegliendo le sue vittime. Fin quando la macchina si ferma davanti ad una delle villette, e da questa esce fuori per dirigersi verso la camera un ragazzo; ora la prospettiva cambia, con un controcampo che svela in semi-soggettiva il conducente, una bella ragazza bionda. Lo spaesamento del film è già qui: le geometrie sembrano perfette ed ordinate, ma i dettagli cui guardiamo deviano il punto ed il corso dell'osservazione.

Il ragazzo, sul cui volto l'inquadratura si ferma, è lo stesso che avrà l'ultima inquadratura del film, 22 anni più tardi. Nella sua prima inquadratura la camera, sempre ferma nel breve piano-sequenza d'apertura, è davanti a lui; nell'ultima è defilata da destra, e vari stacchi di montaggio la portano sempre più vicina. In tutto questo tempo, Fincher non ha mai inserito un flashback: gli indizi scorrono uno dopo l'altro con le didascalie che li rendono sempre più inconcludenti.

Ci avviciniamo pezzo per pezzo alla sensazione di aver chiuso il cerchio, ma noi e coloro che investigano finiamo per accartocciarci, non ci è mai permesso di guardare molto oltre i singoli dati sensibili. Stiamo vedendo la de-costruzione di un processo per come si svolge, potendoci basare esclusivamente su prove e testimonianze (il più delle volte su carta): stiamo vedendo qualcosa di più simile alla ricostruzione di un processo giudiziario —scarni dati, piste seguite o abbandonate e supposizioni su di essi—, che non un thriller. Anche il finale, in cui sembra esserci una soluzione, in realtà la irride perché ci dice che, se anche sappiamo chi è il killer, non ci spieghiamo punto per punto tutto quello che è successo. Zodiac racconta l'impasse di ogni indagine: l'imperfetta e contraddittoria articolazione dei tasselli.

Graysmith (Jake Gyllenhaal) è non a caso l'uomo che rimane alla fine. Entra in scena in maniera più attiva quando le investigazioni sono tutte racchiuse in pile di documenti scritti, da topo da biblioteca, e si mette a studiarle cercando di trovare le connessioni ed i richiami interni. Sta spezzando un codice: cerca di andare da A a B fino a decifrarlo interamente. Quando Paul Avery (Robert Downey Jr.) gli porta la soluzione al primo messaggio cifrato che arriva al Chronicle, Graysmith nota che l'ultima parte non è tradotta: alla fine del film, la traduzione non l'abbiamo avuta.

Il momento forse più bello è il suo appuntamento con Melanie (Chloë Sevigny). Graysmith deve tornare a casa per aspettare una chiamata, e lei si offre di accompagnarlo e stare con lui. Estremamente romantico, allo stesso tempo è fedele all'idea della ricerca come lento ciclo di opportunità. Al contrario della nostra era di telefonia mobile, in Zodiac i telefoni hanno ancora bisogno della fisicità e tempi lunghi dei fili per funzionare. Sono piccoli ostacoli sulla via della verità, ma sono anche gli unici mezzi per arrivare più vicino. E, in questo caso, ti aiutano a portare Chloë Sevigny a casa.

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Non mi è piaciuto granchè sia nella sceneggiatura che nei dialoghi. In una parola, un film servito come se fosse Brunello di Montalcino ma che in realtà è diluito con l'acqua al 50%. Trama che perde di ritmo ed incisività per i 2/3 del tempo impiegato (decisamente troppo). Non è chi investiga a brancolare nel buio bensì la sceneggiatura, con un risultato che, per le menti "normali", non può essere che "soporifero".
Belle ed attente sin nei minimi dettagli, invece, le ricostruzioni d'epoca, incluso i 2 elicotteri (Bell mod 47J) che compaiono in una scena iniziale.
Voto: **
 
La sceneggiatura non brancola manco per un secondo.
 
Brancola eccome, ma siccome non siamo all'asilo e a me non può importare di meno di aver ragione a tutti i costi (sebbene tutti hanno abbiano il diritto di scrivere quel che pensano), ognuno è padronissimo di vedere le cose a modo proprio.....;)
 
sinceramente, nemmeno io riesco a trovare grandi difetti a questo film, nè di sceneggiatura nè d'altro...
fossi qualcun altro, potrei chiederti di dirci dove si brancola (icon_wink), ma non come provocazione, proprio per curiosità di sapere cosa mi è sfuggito...

Essendo sostanzialmente la ricostruzione di un'indagine che ha (realmente) battuto la testa contro il muro (ripetutamente), mi sembra che il film ricostruisca (bene) questo brancolare, ma che di per se, in effetti, "non brancoli nemmeno un secondo".
Quanto all'effetto soporifero, di sicuro non è il mio caso, ricordo che sono rimasto inchiodato allo schermo dall'inizio alla fine
 
A me risulta che Zodiac sia stato rimontato in modo abbastanza pesante dopo il feedback non proprio esaltante del pubblico alle prime. Se Fincher aveva originariamente pensato diversamente il montaggio, è probabile che avesse anche girato seguendo un criterio ed una logica coerenza e che io non soffra di allucinazioni.:D E' possibile, che il film a me sarebbe piaciuto di più nella versione originale, di sicuro, così com'è (più un'analisi delle ossessioni degli investigatori che un'indagine) non è che m'abbia entusiasmato.:eusa_think:
 
mah, che un ipotetico primo-montaggio ci sia stato è possibilissimo, anzi ti credo senza nemmeno metterlo dubbio perchè penso succeda abbastanza spesso...

però, come per ogni film, bisogna fare i conti con quanto viene "licenziato".

Dire che un altro montaggio ti sarebbe piaciuto di più è un'affermazione senza significato, perchè potrebbe essere detto di qualsiasi film. Magari invece ti sarebbe piaciuto di meno. Sono affermazioni che non possono essere provate.

Stiamo a quello che abbiamo: ed io continuo a non capire quale sarebbe la mancanza di coerenza.
Siccome anche io non penso di soffrire si allucinazioni, così come non penso che ne soffra tu, mi piacerrebbe che qualcuno me lo spiegasse... a meno che per incoerenza non si intenda il fatto di riflettere l'insensatezza, l'aleatorietà, la mancanza di costrutto delle nostre vite e delle nostre azioni...
 
Scusate se mi intrometto. :)

A me il film è piaciuto moltissimo, ma anche per me c'è qualche buco che, più che di sceneggiatura, io chiamerei di riassunto, o forse di montaggio.

Quello più eclatante è la pista della "mamma con bambina": perché non viene mai messa a confronto col sospettato? Probabilmente nella storia "vera" la ragione c'è, ma se fosse un opera di fantasia, da appassionato di thriller dico che sarebbe un immenso buco. :)

Detto questo, lo trovo un film magnifico sotto troppi aspetti, per ritenere che questo gli sottragga valore.

My 2 cents.

S
 
E' un film molto bello e fatto molto bene. Riesce a coinvolgerti sin dal 1° min fino al resto del film...

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