Alessi confessa: ''Tommaso ucciso perché piangeva''
Il muratore: ''E stato stato ucciso subito dopo il sequestro''. Il corpo del piccolo non è ancora stato trovato
Parma, 1 apr. (Adnkronos/Ign) - A quanto apprende l'ADNKRONOS Mario Alessi ha confessato la morte del piccolo Tommaso Onofri, rapito dalla sua casa di Casalbaroncolo il 2 marzo scorso, ma il corpo del bimbo non è stato ancora trovato. Sempre a quanto apprende l'ADNKRONOS il muratore avrebbe detto che il bambino sarebbe stato ucciso subito dopo il sequestro ''perché piangeva''.
La polizia sta setacciando la zona di Sant'Ilario, dove c'è anche un torrente, seguendo le indicazioni fornite da Alessi, fermato oggi dopo un lungo interrogatorio in questura a Parma. Numerosissimi i posti di blocco al limitare delle strade che portano in direzione di Casalbaroncolo. Le auto delle forze dell'ordine sono appostate intorno a un cerchio dal raggio di circa un chilometro tra Sorbolo, Sant'Ilario D'Ensa e Martorano, l'area in cui si sta cercando il corpo del piccolo.
Proprio ieri Alessi aveva lanciato un appello.''Mi sento di dire che una cosa così non va fatta - aveva detto alle telecamere delle 'Vita in diretta' - i bambini vanno lasciati in pace, con i loro genitori. Ai rapitori dico di lasciare subito libero Tommaso e che si presentino davanti alla giustizia e si assumano le loro responsabilità''. ''Non ho più la faccia per andare in giro - aveva aggiunto Alessi -. Ho l'impressione che la gente mi guarda, come per dire 'guarda lì chi c'è'. Mi hanno rovinato l'esistenza sia a me che alla famiglia''.
Alessi aveva poi ripetuto di avere un alibi di ferro. ''Io il 2 marzo in quel bar c'ero ho preso un caffè e sono uscito fuori perché aspettavo una persona'', aveva detto. ''Ho già parlato agli inquirenti della persona - aveva aggiunto - che dovevo incontrare, sanno già tutto loro''. Sempre alla trasmissione di Raiuno aveva parlato ieri la mamma di Alessi, che aveva ripetutamente sottolineato l'innocenza del figlio. ''Lo difendo strenuamente - aveva detto - per me Mario è una stella. Mario era a Casalbaroncolo per lavoro, lui lavora''. ''Non sapevo che lavorasse dagli Onofri - aveva concluso - ma sono profondamente toccata e dispiaciuta per quello che è successo a quella famiglia''.
La tragica notizia della morte del piccolo Tommaso è arrivata al termine di una giornata convulsa. Stanotte era scattata una vasta operazione delle forze dell'ordine a Parma e dintorni ma anche in altri centri delle province di Reggio Emilia e Torino. Circa 300 carabinieri avevano eseguito 28 perquisizioni domiciliari, disposte dalla Direzione investigativa antimafia di Bologna. Al termine dell'operazione, 29 persone erano state accompagnate presso gli uffici del Comando provinciale dei Carabinieri di Parma e alla Questura a Parma per essere ascoltate.
Poi il fermo di tre persone: Mario Alessi, Antonella Conserva e Salvatore Raimondi. Alessi fino ad oggi era l'unico indagato per concorso in sequestro. La donna, invece, è la compagna del muratore indagato. Raimondi, infine, è l'uomo le cui impronte sono state rinvenute sul nastro adesivo utilizzato per immobilizzare Paolo Onofri, Paola Pellinghelli e il piccolo Sebastiano, fratello di Tommaso. Sulle sue tracce gli investigatori erano da tempo, in quanto ne conoscevano l'identità proprio perché pregiudicato.
''Le speranze di trovarlo vivo sono ancora in tutti noi e siamo tutti mobilitati per questo'' si leggeva in una nota diffusa oggi dal procuratore di Bologna Enrico Di Nicola. ''Avremmo preferito che il primo risultato delle indagini - proseguiva la nota della procura - condotte con grandissimo impegno, spirito di sacrificio, senso del dovere e capacità professionale, dalle centinaia di ufficiali e agenti di polizia giudiziaria di tutte le forze di polizia (polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza) che hanno operato fosse stato il ritrovamento in vita del bambino. Ciò purtroppo non è avvenuto''.
E fiduciosi in una svolta era la famiglia. ''Assolutamente speriamo che sia un momento decisivo - aveva detto l'avvocato Claudia Pezzoni, legale della famiglia Onofri - vediamo anche l'ansia e l'impegno degli inquirenti. Un mese è come una scadenza, è un punto fisso a partire dal quale si può fare un bilancio. Speriamo che porti a una svolta, un mese di attesa è un tempo abbastanza importante''.