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Film consigliati in catalogo

Onda su onda
Bissare il successo di Basilicata coast to coast, replicare l'energia di quel capolavoro era impresa impossibile. L'immenso Papaleo non vi è riuscito con Una piccola impresa meridionale, non vi è riuscito con l'ultima pellicola. I capolavori restano tali. Ma onda su onda è un film bellissimo. Comunque. Raffinato. Sa di jazz, tanto jazz. Sa di una malinconia antica, leggera, meridionale. E di una ironia a volte sfacciata, a volte gentile.
Voto:7
 
LORO CHI?
Perso con colpa al primo passaggio, l'ho potuto recuperare in settimana grazie alla replica su questo Infinity Premiere. Chissà quanto avrei dovuto attendere per vederlo in pay o in chiaro. Comunque, ogni volta che ultimamente vedo dei film con protagonista Edoardo Leo, le aspettative ci sono. E' sbocciato ed ormai è sulla cresta dell'onda. Quindi nel vedere questo "Loro Chi?" mi venivano in mente gli altri film con lui in veste anche solo di attore, sebbene fossero tutti film di registi diversi. Film che spiccavano per la sceneggiatura convincente e divertente, diverse dalle altre commedie. Qui invece ciò che proprio non mi ha convinto è la mancanza di tutto ciò che di diverso c'era negli altri film, è la storia e la sua gestione. La trama l'ho trovata un po' troppo lineare, sotto le righe e così anche Leo. Insomma, se "Smetto quando voglio" (di Sibilia) poteva far ricordare Breaking Bad nello spunto, "Loro chi?" (di Bonifacci-Micciché) mi ha ricordato Due imbroglioni e mezzo. In una scena in particolare, se al posto del Dottor Potente di Giallini ci fosse stato il Lello di Bisio, non avrei notato differenze di sorta. E già questo è indicativo, se punti alla luna almeno cadi sulle stelle.
Neanche la gestione dei tempi mi ha convinto. L'introduzione è un prologo sin troppo ampio per introdurci i personaggi, il personaggio di Leo troppo repentino nell'evoluzione, appena accennato il perché, il per come e il per quando di questo cambiamento. La vera storia è collocata troppo verso la fine con un minutaggio inferiore a quanto avrebbe meritato. Però almeno esiste, ed è quella la parte migliore del film, in cui i protagonisti si esaltano. Giallini, qualunque cosa gli metti a fare, te la sa fare sempre benissimo.
Come pellicola di esordio dei due registi non c'è male, speriamo possano migliorare.
Voto 6=
 
Marco Giallini può anche comparire, dire "Buonasera a tutti", e poi sparire. Il film, qualunque film, sarà "suo".
Recentemente l'ho apprezzato nella ardua operazione di salvataggio di "Tutti al mare" che, se nel titolo cafone può rievocare i peggiori Vanzina o Oldoini di sempre, è tutt'altra cosa. È un esprimento culturale di rievocazione di Casotto, dei begli anni 70. E infatti lì c'è Proietti che, finalmente, specie nei duetti irresistibili con Giallini, non è più cinepanettonizzato, ma è teatrale e cinematografico. Come anni ed anni fa. E il cameo Mastrandrea fa la sua parte di salvataggio, per 30 secondi. Tutto ciò per dire, e confermare, che quando un attore lo metti a fare l'attore, e lo metti a fare come lo sa fare lui (senza scimmiottare le comparse, né più, né meno), fai cosa buona e giusta.
Tornando a Loro chi?, abbiamo la conferma che Leo è splendido, sempre. Dal sorriso incredulo, alla faccia incavolata, al cipiglio antipatico. L'unico dono che Un medico in famiglia, salva Lunetta Savino, ha fatto all'umanità.
 
Ultima modifica:
Tornando a Loro chi?, abbiamo la conferma che Leo è splendido, sempre. Dal sorriso incredulo, alla faccia incavolata, al cipiglio antipatico. L'unico dono che Un medico in famiglia, salva Lunetta Savino, ha fatto all'umanità.

Ci metto pure Pietro Sermonti :)
 
Pan - Viaggio sull'isola che non c'è

La solita solfa... che peccato. La solita roba fritta e rifritta più volte e per questo ancor più pesante di molte altre. Da un regista vero e proprio come ha dimostrato di essere Joe Wright mi aspettavo qualcosa di meglio, nella sua forse prima immissione nel classico blockbuster per famiglie all'americana di oggi, ma purtroppo nulla puo' con le logiche dei produttori probabilmente e quindi ci ritroviamo di fronte ad un altro, l'ennesimo, filmetto d'avventura triste ed inutile, veramente che non vale la visione se non per poca roba. Certo questo "Pan" non è nè la ***** di "Jurassic World" ne quella di un "Suicide Squad" qualunque, ma proprio per questo è un vero peccato ritrovarsi così poco soddisfatti da una pellicola che ha poco senso d'esistere.

Per quanto riguarda la storia ci ritroviamo davanti sempre alla solita roba: la ripresa dei personaggi di un classico d'animazione tanto amato della disney qui in un vero e proprio prequel in verità del film del 1953. E l'idea poteva anche essere carina, almeno la storia non la sapevamo già, anche se sapevamo come finiva, cioè a tarallucci e vino, ma quello succede nel 99 percento di questo genere di film. Il problema è che la storia e i personaggi sono veramente scritti malino e per quanto all'inizio sia il personaggio di Pan che la vicenda sembrava avere quel pizzico di originalità o interesse in più, poi alla fine si finisce sempre a vedere una di quelle storielle per famiglie piene di effetti speciali, battute già sentite mille volte e scene e situazioni già viste e straviste. La trama non ha proprio corpo, piena delle solite cavolate inutili qui e là, resa complicata quando non servirebbe, piena di cose non spiegate, insomma... la solita solfa dei blockbuster di oggi. E i personaggi mbè, sono veramente macchiette inutili: un Pan che dovrebbe essere un bambino forte e ribelle ma che tutto sembra tranno quello; un Capitan Uncino che è il solito Ian Solo di questi film; la principessa (Rooney Mara) che sembra avere un qualcosa in più ma poi finisce per diventare la solita bella ragazza di contorno; un villain (Hugh Jackman) come al solito idiota e sfigatissimo.

Vi chiederete allora cosa sia possibile salvare da questo film e sicuramente qualcosa la si puo' tirare fuori. Per esempio lo stile anche molto esagerato, colorato e che osa anche molto in alcune scene e i costumi coloratissimi che alimentano la creazione di molte belle inquadrature. La regia sembra saperci fare, non siamo di fronte ad un montaggio frenetico, ma comunque le molte scene d'azione e non anche se rendono ogni tanto per la loro buona realizzazione, sono tutte piene zeppe di cgi e questo spezza qualsiasi emozione anche di fronte ai molti apprezzabili movimenti di macchina, zoom all'indietro continui e piani-sequenza ben studiati. Ma purtroppo si vede che è tutto finto e il regista non ha quasi mai potuto mettere mano a quello che girava, visto che c'aveva un budget di 150 milioni. Addirittura in molte scene si nota proprio che il personaggio è fatto in cgi: un secondo prima è in carne ed ossa e dopo è un fantoccio visibilmente finto... insomma questo spezza tutta la magia del cinema e questo è uno dei casi in cui la cgi purtroppo ammazza qualsiasi emozione anche in scene che potevano risultare ben girate.

Non lo consiglio quindi anche perchè è stato massacrato da qualsiasi parte e proprio per questo speravo di trovarci qualcosa di diverso, come è accaduto con il bellissimo Jupiter (anche quello attaccato da tutti), ma qui c'è poco da salvare e dopo una mezzoretta si capisce di fronte a cosa siamo e si perde un po' la voglia di continuare a vedere.

Voto: 4.5
 
Reign Over Me
Mi sento di consigliare questo film...con una sorprendente ottima interpretazione drammatica ed inusuale per un attore come Adam Sandler..veramente un bel film da non perdere assolutamente.

VOTO 7,5
 
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Candyman - Terrore dietro lo specchio

Quel capolavoro di colonna sonora composta da Philip Glass e la lenta carrellata dall'alto della della zona periferica di Chicago ci trasportano subito in questo cult del cinema horror anni '90. Fin dai titoli iniziali quindi il regista ci mette una ansia addosso che non va via nemmeno dopo l'ultima scena. Uno di quegli horror/thriller in cui è difficile trovare un vero e proprio difetto. La narrazione è continua dall'inizio alla fine e l'indagine svolta dalla nostra protagonista, che vira sempre di più dalla semplice leggenda metropolitana fino al vero e proprio soprannaturale, ci fa restare con gli occhi sempre ben puntati nello schermo. Una pellicola che mette una tensione addosso in ogni scena, anche la più normale, facendoci sempre temere di quello che da un momento all'altro possa accadere, come nei migliori film di questo genere.

La storia è pressochè perfetta come detto, lineare per buona parte della pellicola fino a virare in qualcosa di più che la solita ricerca di un serial killer. La nostra protagonista, una Virginia Madsen veramente stupenda, è il vero fulcro del film e seguendo lei per tutto il tempo riusciamo ad entrare veramente in contatto empatico con quello che gli accade successivamente. La storia di questo fatidico Candyman è veramente ben scritta, descritto come un qualcosa di quasi sovraumano, che impone alle persone di credere alla sua leggenda, quasi abbia bisogno che la gente abbia paura di lui, mette ancora più ansia ed è probabilmente il film che analizza meglio il rapporto nostro con le leggende metropolitane imponendoci quasi di dover avere il terrore anche di cose che non esistono.

Bernard Rose poi era probabilmente in vena di gran film perchè ogni scena è da scoprire, per le inquadrature originali, tese e per la messa in scena cosi' perfetta e sporca del Cabrini, il palazzone popolare dove si svolge quasi tutta la vicenda. Non lascia infatti fuori ne le tematiche sociali nè quelle politiche, mostrandoci senza timore la condizione di queste zone popolari, rinchiuse quasi in un ghetto rispetto a quelle residenziali. E' proprio in questo palazzo che si dovrebbe aggirare questo Candyman, e gli interni sudici e sporchi sono veramente perfetti per creare l'atmosfera. Insomma è veramente difficile trovare un difetto a questo cult o mezzo capolavoro girato da Bernard Rose circa 25 anni fa, ma che ancora oggi trasmette la stessa tensione e lascia veramente distrutti dopo l'ultima scena, non risparmiandosi veramente nulla sul lato del sangue e del "non mostrabile". Tutti gli attori erano in grazia e la colonna sonora spaventosamente splendida di Philip Glass vale la metà del film.

Voto: 9
 
Soldi sporchi

Sam Raimi in questo crime/drama di pregevole fattura dimostra di non essere solo "uomoragno" o "splatter a go go" ma di essere prima di tutto un grande regista in assoluto riuscendo a girare uno dei migliori noir, o simil-noir, degli anni 90. La storia non sembrava prevedere chissà quali originalità ma riesce a tenere incollati dall'inizio alla fine e incredibilmente non usando per niente nessun trucchetto per farci piacere il film: nè ironia, nè azione, nè splatter ne nulla. Stiamo parlando infatti di un dramma completamente nero, nerissimo fin dalle prime battute con un ambientazione nevosa che ricorda molto la coeniana fargo e anche se il finale (tragico) è preannunciato fin da subito (la frequente presenza e inquadratura dei corvi appollaiati su quei rami è palesemente una previsione del finale) resta comunque l'interesse di vedere come cresceranno (o no) i personaggi e le situazioni tra di loro dopo aver trovato questa borsa piena di soldi.

La trama infatti è abbastanza un classico: due fratelli, uno (un grande Bill Paxton) di intelligenza "normale" con moglie incinta e l'altro mezzo idiota e con qualche rotella fuori posto (uno straordinario Thornton), che insieme all'amico disoccupato, mantenuto e ubriacone e completamente irresponsabile trovano questo immenso denaro. E da li si scatenerà piano piano e sempre di più la tragicità di tutta la vicenda. Che Raimi voglia condannare la figura del soldo, del denaro e degli attriti che provoca (o che fa rinascere) tra fratelli e amici, è chiarissimo a tutti, ma secondo me quello che viene più fuori è proprio la cattiveria insita nell'uomo. Incredibile infatti è la trasformazione che avviene nel protagonista, che all'inizio ci sembra quasi in balia degli altri due, più irresponsabili e "cattivi". Un padre di famiglia come tanti ma che davanti alla possibilità di vita migliore che da il denaro cambia piano piano posizione, diventando praticamente il protagonista più negativo di tutta la vicenda. Cosi' come la moglie la cui trasformazione è ancora più incredibile, se pensiamo che è bastato vederle quelle mazzette per cambiare completamente idea, diventando lei la più egoista. Al contrario vediamo invece il fratello scemo quasi più consapevole, mano a mano che gli eventi si susseguono, di quello che sta succedendo e portando il suo personaggio ad un finale perfetto per la sua tragicità.

Raimi c'è quindi, anche se ben nascosto, ma non vi aspettate il solito sangue o la solita ironia: quello che colpisce di più infatti è proprio il fatto che si tratti di un film che non vuole per niente strizzare l'occhio allo spettatore o piacere a tutti i costi, ma raccontare una storia nerissima con degli eventi, delle ambientazioni e dei personaggi anche simili alla poetica coeniana. A differenza pero' dei suoi due colleghi, Raimi toglie qualsiasi tipo di ironia, non lasciando per niente tutto al caos come i due grandi registi di "Fargo", ma dicendoci proprio del male che è insito anche dentro quello che sembra il più responsabile dei padri di famiglia e quell oche una borsa di soldi possa scatenare. Oltre a questo va ricordato naturalmente ogni aspetto tecnico di questa pellicola e anche il fatto che alla fine si potrebbe ridurre tutto ad una storia di due fratelli e delle loro questioni irrisolte, per cosi' dire. Alla fine la storia gira tutta intorno a loro giungendo ad un finale pressochè perfetto come quasi tutto il film. Film quasi sconosciuto, forse, ma che consiglio di recuperare a tutti subito se ancora non l'avete fatto.

Voto: 8.5
 
Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick

Che Ron Howard sia un regista di mestiere tra i più accettabili oggi giorno è fuori dubbio, spostandosi da film più riusciti ad altri molto meno, ma sempre ben centrato nella regia e nel gestire bene gli effetti visivi. Anche in questo ultimo lavoro la risoluzione finale è più che buona, anche se ci troviamo comunque di fronte ad un classico blockbuster d'intrattenimento, e quindi con tutti limiti del genere. In questo caso il regista si ispira ad un recente romanzo che cercava di raccontare la vera storia dietro al libro più noto di Melville, ed è proprio lo stesso autore il primo motore di tutta la vicenda che andrà a farsi raccontare cosa successe veramente alla baleniera Essex. Non so quanto ci sia di vero storicamente, sia nel libro del 2000 che in questo film, ma questo ci interessa il giusto.

La prima parte è sicuramente quella che mi ha soddisfatto meno, quella propriamente blockbuster dove troviamo Chris Hemsworth, il primo ufficiale, che è il solito eroe-antieroe bello e più bravo di tutti, e il capitano, Benjamin Walker, invece mostratoci quasi poco adatto al mare e messo li solo per famiglia più che per meriti. Alla fine nella prima metà del film viene analizzato più questo rapporto tra i due che altro, e devo dire che è fatto abbastanza banalmente che risulta diventare gia visto e poco interessante. Fino ad arrivare alla parte più ricca di effetti speciali, non propriamente ben fatti insomma le creature marine si vede che sono abbastanza computerizzate e questo toglie molto. La seconda parte invece mi ha abbastanza soddisfatto. Si mettono da parte i soliti clichè dei blockbuster e si racconta invece il lungo naufragio di 3 mesi affrontato dai pochi superstiti dopo l'attacco della terribile balena bianca. Qui il regista fa il suo e si mostra anche il buon aspetto tecnico della pellicola, sia nelle inquadrature che nel montaggio. Splendidi anche i costumi, il trucco, la ricostruzione di tutto il naufragio e, anche se il film non puo' spingersi oltre mostrandoci veramente la crudezza del momento, è riuscito lo stesso a trasmettermi qualcosina che non mi sarei aspettato.

Dopotutto sappiamo che Ron Howard non è un regista che osa più di tanto, anche qui fa il suo compitino, e non puo' neanche farlo visto che si affida a budget multimilionari e a progetti molto poco autoriali e più piglia-soldi. Questo Heart of the Sea si colloca lì nel mezzo, niente di più niente di meno, lasciandoci con due orette passate in modo piacevole ma con niente dentro. Sono film alla fine senza una vera anima, che vorrebbero ma non possono perchè devono piacere e portare al cinema un po' tutte le età di spettatori. Sufficiente.

Voto: 6+
 
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We want sex
"Formidabili quegli anni", ha scritto qualcuno. Piaccia, o non piaccia, è così. E, oltremanica, anche il sagace Nigel Cole ci spiega che è così. E ci parla di donne, di Diritto, di diritti e di libertà da un punto di vista scomodo:quello maschile. I "maschi" che non credono, nemmeno a livello ipotetico, alla lotta di classe femminile (per qualunque obiettivo, non solo per la sacrosanta parità retribuitiva a parità di mansioni- che nel 2016 ci pare scontata come il giorno dopo la notte) sono quasi evanescenti, appena tratteggiati, in quella grandezza solo nominale che cede alla pochezza del ruolo, reale e cinematografico. I maschi soccombono di fronte alle femmine (sì femmine, non femministe, perché per parlare di diritti naturali e fondamentali bastano le categorie reali, non gli "ismi" artificiali), di fronte ad una sola parola di esse. Cede il marito di Rita (ma quanto è bella, la brava Sally Hawkins, musetta di Allen in Blue Jasmine?), cede lo pseudo-rappresentante dello pseudo-sindacato, cede il dirigentissimo di fronte alla colta eleganza, ed alla elegante cultura della moglie, complice benestante di piccole e grandi lotte di classe, cede il professore violento di fronte ad una semplice petizione firmata da donne, cede il primo ministro di fronte alla ministra, cede il superpolitico che annunciato spesso come risolutore ex machina, non comparirà mai. Cede, purtroppo, il povero George, ma non per colpa sua, bensì per un sistema sociale ancora perverso.
In questo panorama squallido di omini che, come detto appena tratteggiati, non sanno andare al di là della dicotomia bianco/nero, emerge un gigante: Bob Hoskins, che ci avrebbe lasciato di lì a pochi anni. Il timido e dimesso Albert, nei suoi imbarazzi, con in suoi sussurri, con le sue raccomandazioni paterne, è l'uomo qualunque, che non ha studiato diritto, economia, finanza. Ma sa. E sa agire e consigliare. Il risultato sarà straordinaro, anzi formidabile. Una rivoluzione per cose normali. In quei formidabili anni qui da noi è arrivata la legge sulla disciplina dei licenziamenti individuali (e tutela dei lavoratori illegittimamente licenziati), lo Statuto dei lavoratori, la legge sul divorzio. E non vado oltre. Cose normali fatte da persone normali per diritti normali. E non è finita. Perché prima o poi, c'è sempre da scoprire qualcos'altro di normale, qualche altro diritto naturale, in un mondo di rapporti e contesti artificiali. Questa la semplice, ma straordinaria lezione di Nigel Cole che, dopo L'erba di Grace e Calendar girls ci propone ancora una volta ritratti di donne belle, forti, sagge. Ci parla di lotte, ma soprattutto della lotta più dura, quella contro i pregiudizi posti e imposti in un mondo che naturalisticamente non esiste e non deve esistere se non nella testa degli ottusi, destinati a soccombere nella Storia.
Voto: 7,5
 
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Batman v Superman: Dawn of Justice

Un grosso mah... dopo la visione di questo nuovo capitolo dell'universo cinematografico DC la perplessità rimane e questa volta più sulla sceneggiatura che sul regista stesso. Per come la penso io infatti lo stile estremamente computerizzato e finto di Snyder può essere anche apprezzato, anche se dimostra i molti limiti dello stesso regista che senza milioni e milioni di dollari non saprebbe mettere in atto. Ma in questo caso la DC/Warner non ha imparato nulla e dopo i vari problemi che caratterizzavano L'uomo d'acciaio anche qui non si curano minimamente di dare un senso alla storia. Dovrebbero sapere infatti che anche in questi blockbuster che puntano all'intrattenimento facile e pieno di effetti speciali palesemente finti ci deve essere un minimo di logica in quello che succede e non si puo' chiedere troppo all'intelligenza dello spettatore per immaginarsi come sono andate le cose. Anche qui infatti non si curano per niente dei vari buchi di sceneggiatura, che sono voragini, e se al primo o al secondo uno potrebbe dire "ma vabbè dai è perchè quello ha fatto cosi'" oppure "è perchèsarà successo questo" quando arrivi al terzo, quarto e via dicendo ragionamento di questo tipo cominci a stancarti di immaginarti le cose e anche se è un film fantastico ci deve essere una logica in tutto, o almeno nella maggior parte, di quello che accade. Qui invece non c'è si punta solo alla battute idiote e prevedibili, ai personaggi che sono scolpiti con l'accetta o troppo sopra le righe come il povero Jesse Eisenberg, che mi dispiace ma fa veramente ridere nel ruolo di questo Lex "Joker" Luthor.

Cosa salvare allora di queste due ore e mezza, anche abbastanza pesantucce dopo un po'? La colonna sonora quella si, visto che Hans Zimmer è Hans Zimmer e Junkie XL, dopo il lavoro fatto con Miller, non posso che adorarlo. Anche un paio di scene di combattimento, quella del sogno di Batman e del suo stesso salvataggio di Martha, dove togliendo finalmente gli eccessivi effetti visivi e i continui e insopportabili suoi rallenty, Snyder è riuscito a girare scene ben studiate e dove si capisce cosa succeda. Purtroppo pero' dopo poco si ritorna ad un 300 con i supereroi che volano per Metropolis e distruggono tutto quindi rallenty come se piovesse, movimenti supersonici a destra e a sinistra e non ci si diverte per niente per l'ultima mezzoretta di battaglia finale. Finale che poi vabbè forse anche peggio di tutto quello visto prima. Ultima nota per un Ben Affleck probabilmente nella sua peggiore interpretazione di sempre, gira per il set tutto bombato e con la sua solita espressione sulla faccia, incredibilmente orribile.

Voto: 4-
 
La nona porta

Uno dei migliori registi degli ultimi 50 anni ci spiega, ancora una volta, come dovrebbe essere girato un bel thriller con spunti soprannaturali. Questo film è quello che dovrebbe essere un codice da vinci o un inferno se fossero degli ottimi film. Non aspira infatti ad essere niente di più che buon intrattenimento in questo caso, e per questo non è minimamente paragonabile al suo stesso capolavoro del 68, se non per i temi "satanici" che escono fuori, soprattutto sul finale, in entrambe le pellicole. Che cosa ne esce fuori quindi da questi 120 minuti di indagine del freddo e cinico "detective dei libri" interpretato dal sempre ottimo Depp? Principalmente due ore di ottimo intrattenimento e ottima tensione: anche grazie all'atmosfera provocata dalla splendida colonna sonora il film scorre che è una meraviglia, e l'indagine non si ferma mai. Un thriller che non ha punti morti che inizia ad angosciare e ad interessare già da subito, ed è impossibile staccare gli occhi dallo schermo. Questo naturalmente grazie al maestro polacco che dirige il tutto perfettamente e con la sua solita maestria, e anche gli attori fanno la loro parte sotto il suo attento sguardo. Oltre a Depp, la Seigner anche in vesti più sporche e semplici è sempre la donna affascinante che buca lo schermo, basterebbero i suoi occhi e Frank Langella non è da meno in quanto all'essere in parte. Perchè allora non si eleva ad essere più che un ottimo thriller? Mbè per le evidenti esagerazioni, soprattutto nel finale, che sono sia ben accette in quanto a tensione e forza visiva, ma che portano la narrazione ad un punto troppo alto ed esagerato, che purtroppo scavalca quel sottilissimo filo che cè stato per tre quarti di film tra indagine reale e soprannaturale. Un po' ambiguo risulta sul finale essere anche il percorso del protagonista, sicuramente segnato fin dall'inizio dal destino in quello che accadrà, ma del quale non si ha ben chiara dopotutto la psicologia, rimanendo una persona che fa quel che fa e continua anche dopo i tragici eventi che accadono sotto i suoi occhi, solo per soldi o perchè "è l'unica cosa che ha al mondo"... forse troppo riduttivo come pretesto. Comunque da non perdere per chi ama i thriller che sfociano sul satanico.

Voto: 7
 
La nona porta

Uno dei migliori registi degli ultimi 50 anni ci spiega, ancora una volta, come dovrebbe essere girato un bel thriller con spunti soprannaturali. Questo film è quello che dovrebbe essere un codice da vinci o un inferno se fossero degli ottimi film. Non aspira infatti ad essere niente di più che buon intrattenimento in questo caso, e per questo non è minimamente paragonabile al suo stesso capolavoro del 68, se non per i temi "satanici" che escono fuori, soprattutto sul finale, in entrambe le pellicole. Che cosa ne esce fuori quindi da questi 120 minuti di indagine del freddo e cinico "detective dei libri" interpretato dal sempre ottimo Depp? Principalmente due ore di ottimo intrattenimento e ottima tensione: anche grazie all'atmosfera provocata dalla splendida colonna sonora il film scorre che è una meraviglia, e l'indagine non si ferma mai. Un thriller che non ha punti morti che inizia ad angosciare e ad interessare già da subito, ed è impossibile staccare gli occhi dallo schermo. Questo naturalmente grazie al maestro polacco che dirige il tutto perfettamente e con la sua solita maestria, e anche gli attori fanno la loro parte sotto il suo attento sguardo. Oltre a Depp, la Seigner anche in vesti più sporche e semplici è sempre la donna affascinante che buca lo schermo, basterebbero i suoi occhi e Frank Langella non è da meno in quanto all'essere in parte. Perchè allora non si eleva ad essere più che un ottimo thriller? Mbè per le evidenti esagerazioni, soprattutto nel finale, che sono sia ben accette in quanto a tensione e forza visiva, ma che portano la narrazione ad un punto troppo alto ed esagerato, che purtroppo scavalca quel sottilissimo filo che cè stato per tre quarti di film tra indagine reale e soprannaturale. Un po' ambiguo risulta sul finale essere anche il percorso del protagonista, sicuramente segnato fin dall'inizio dal destino in quello che accadrà, ma del quale non si ha ben chiara dopotutto la psicologia, rimanendo una persona che fa quel che fa e continua anche dopo i tragici eventi che accadono sotto i suoi occhi, solo per soldi o perchè "è l'unica cosa che ha al mondo"... forse troppo riduttivo come pretesto. Comunque da non perdere per chi ama i thriller che sfociano sul satanico.

Voto: 7


Come al solito.....quotato☺
 
Midnight Special

Nichols al suo primo film non indipendente, anche se anche questo è praticamente uscito in 2 sale in tutto il mondo e da noi nemmeno in una, dimostra di avere delle qualità non indifferenti anche in un genere come la fantascienza, che viene tanto bistrattata a giorno d'oggi, ma va detto che ci regala anche qualche perla vedi ex machina ed altri titoli. Questo film è un film drammatico prima di tutto, si c'è la componente fantascientifica, ed un ragazzino con poteri psichici che spara luce dagli occhi non puo' che essere al centro di tutta la storia. Ma quello che alla fine rimane è più che altro il racconto di questa famiglia e di queste persone che cercano di aiutare questo piccolo ragazzo, fuggendo dalla solita società egoista e malpensante, qui rappresentata sia da questa specie di setta religiosa che dal governo stesso. E' un film che parla di famiglia, di paternità soprattutto, più che di maternità, come ha sottolineato anche lo stesso regista. Un film quasi autobiografico quindi che indaga molto bene il rapporto, in questo caso drammatico, tra il padre e il suo figliolo, e che come dice lo stesso Nichols non ha bisogno di spiegare nulla di più. Infatti tutto funziona meglio tralasciando anche quelle piccolezze nella trama che non sono venute fuori con l'andare avanti dei minuti. Si perchè non si tratta di un giallo, ma ci siamo vicini, visto che all'inizio niente ci viene detto di quello che sta succedendo, e poi proseguendo con le scene comincia poi, lo spettatore, a farsi un'idea dell'accaduto, molto vicino ad un ET o cose simili per quanto riguarda la trama di fondo. Si respira quindi un po' quella bella arietta di anni 80, ma non completamente non vuole essere una sorta di Stranger Things, Nichols fa il suo cinema, fatto di regia dai ritmi lenti soprattutto, sempre quadratissima, ma anche incisiva nelle scene più di tensione/thriller o di azione vera e propria e con una fotografia anche innovativa i ncerti casi, per i colori grigiastri, o comunque sempre molto scuri, che caratterizzano questa fuga di mezzanotte dei protagonisti. Lo spettatore quindi si lascerà sicuramente trasportare dalla trama, con le varie cose dette, e non dette, dalle varie interpretazioni magistrali degli attori, su cui spicca l'attore feticcio del regista Michael Shannon, dalle splendide immagini, notturne per la maggior parte, fino ad un finale si drammatico, ma che paradossalmente rafforza ancor di più il concetto di rapporto paterno, e materno, che Nichols voleva farci capire.

Voto: 8
 
The Nice Guys

The Nice Guys, ovvero "i bravi ragazzi", sono la coppia estremamente diversificata di questo buddy movie ambientato nella Los Angeles di fine anni 70. E intorno a questa definizione alla fine gira tutto il film: questi due sono davvero bravi o cattivi? Si distinzione abbastanza semplicistica quella fatta soprattutto da uno dei personaggi del film, la figlia di uno dei due detective, che lo chiede più volte ai due protagonisti, e il film ci risponde che si, non sono proprio nice questi due. Chi sono prima di tutto? Abbiamo un Russell Crowe in una delle migliori parti di questi ultimi 10 anni di carriera, un "mezzo-detective" corpulentissimo, con una panza gigantesca, burbero, solitario, non avvezzo alle amicizie, insomma una specie di bud spencer. Dall'altra parte Ryan Gosling interpreta un detective vero e proprio, padre single di una ragazzina estremamente intelligente e coraggiosa, alcolista, egoista, almeno all'apparenza, completamente svampito e sempre poco lucido, interpretato alla grande dall'attore sex symbol. Cosa ne esce fuori quindi, il solito buddy movie o qualcosa in più? Mbè si sulla base è il classico film action, che investiga su una storia semplice e senza guizzi (gira tutto intorno ad una ragazza da cercare, e poi successivamente ad una pellicola di un film molto importante) ma ben scritta anche se con qualche passaggio un po' troppo semplicistico nella trama, che ha quei guizzi ironici sempre presenti in film del genere. Qualcosa in più ce l'ha pero' che lo eleva qualcosa di più che discreto: intanto l'esser riusciti a integrare bene i due protagonisti; l'ambientazione che rende il tutto molto vintage ed affascinante; e quegli sprazzi di violenza e di grottesco molto forte in alcune scene. Inoltre diverte molto ed ha ritmo, quindi il suo dovere lo fa, certo non grazie ad una regia o ad un montaggio così incisivo, ma le scene d'azione va detto che hanno il loro perchè, soprattutto per le varie trovate e colpi di genio di alcune scene, che lo rendono un minimo "speciale" e diverso dal solito. Ottimo intrattenimento quindi, che va visto per tutti questi motivi, soprattutto per non perdersi la coppia Crowe-Gosling così in forma, e tutti i personaggi secondari che hanno il loro perchè. Lavora molto bene sui protagonisti quindi, e riesce a far sembrare la loro classica piccola "redenzione" credibile ai nostri occhi, fino a farceli sembrare veramente dei Nice Guys.

Voto: 7
 
ho rivisto Nightmare di Wes Craven, altro titolone che infinity ha ma di cui in pochi forse si sono accorti... che dire 30 anni e più e non sentirli, è straordinario come questi capolavori siano perfetti in tutto anche ora nel 2016, se non l'avete mai visto o non lo ricordate è da rivedere assolutamente, sempre che stanotte non vogliate dormire;)...
 
Lights Out - Terrore nel buio

Si diciamo che come opera prima di un giovane regista horror esordiente ci puo anche stare, non è cosi malvagia come la maggior parte degli horroracci che ci proprinano e principalmente perche ha questa particolarita del "gioco di luci" che lo differenzia dal resto del genere un minimo. Certo ma solo per questo perche per il resto è il solito horrorino e la sceneggiatura è abbastanza banale e classica per il genere, senza squilli con battute scritte abbastanza malino e protagonisti con caratterizzazion ridotte all'osso e con cui fatichi ad entrare in empatia. La sceeggiatura e i personaggi quindi sono secondo me il vero problema di questo lights out, che pero ha alla base l'idea, tratta dal corto dello stesso autore del film, che poteva e doveva essere sviluppata meglio in questi manco 70 minuti di film. Bisogna pero riconoscere a questo regista che anche alla sua prim a opera cinematografica sa dove mettere la telecamera, e anche come provare a spaventare in alcune scene. Si perche alla fine vi chiederete, voi che non lavete ancora visto, fa paura questo horror o no? Beh diciamo che in sostana eccetto un paio di jump scare ben inseriti il resto sono le solite scenette horror prevedibili e quindi in sostanza non lo trovo riuscitissimo nemmeno dal punto di vista dell'angoscia che lascia durante e dopo la visione. Regista rimandato quindi sperando che possa fare di meglio con il suo nuovo progetto visto che qualche qualità potrebbe averla.

Voto: 6-
 
Non male questp Trick r treat - La vendetta di halloween, esordio alla regia del regista di Krampus, anche quello molto carino... molto simile a krampus quindi, forse un po piu tetro e meno ironico, ma girato benissimo e con degli effetti artiginali, e non in cgi, fantastici... horror molto divertente e che potrebbe anche spaventare qualcuno... Voto: 7
 
Stasera ho visto "Indovina chi viene a cena", in scadenza il prossimo 1 marzo. Ma che bel film, una commedia del 1967 in cui una ragazza bianca e un uomo di colore si incontrano, si innamorano, e decidono di presentarsi alle rispettive famiglie, che prenderanno la notizia non tanto bene, come ci si può aspettare, visto il periodo in cui il film è stato prodotto. Stanley Kramer riesce a tessere una storia davvero bella, con un finale da Oscar, e non per niente questo film ha proprio vinto l'Oscar in best writing and screenplay. Un film che oggi lo si può vedere in una prospettiva diversa, e anche oggi, dopo cinquant'anni è ancora attuale. Che potenza!
Se non l'avete mai visto, recuperatelo prima che scada!

Voto: 8,5/10
 
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