Visto che nel film non s'è fatto alcun accenno al giorno dei suoi funerali,questo è un estratto delle parole che uno dei più sensibili e acuminati giornalisti italiani, Gianni Mura,scrisse su Repubblica il giorno delle esequie a Genova:
«Adesso che solo la morte lo ha portato in collina, a Fabrizio non dispiacerebbe sapere che proprio di fronte alla chiesa di Carignano, al balcone dell'istituto E. Ravasco, Figlie del Sacro Cuore di Gesù e Maria, è appeso uno striscione bianco e sopra c'è scritto grazie Fabrizio, e lo gonfia la tramontana. Sotto, davanti alla chiesa barocca (le nuvole non ci sono, oggi) gli anarchici hanno scritto sull'asfalto che la putt ana (Bocca di rosa) alla stazione ce l'ha accompagnata il prete con la polizia. Memento. In cima alla scalinata c'è la bandiera rossa e nera dell'anarchia. La regge ferma una signora col cappotto bordeaux e la faccia di chi ha camminato la vita per dritto e non per traverso. (...) E forse a lui verrebbe da ridere: picchetto d'onore e un prete a dire le ultime parole, ma almeno un prete che sa cosa dire, e poi non esistono le ultime parole.
Una vecchia ragazza con le calze verdi (come Nancy) lega fiori finti a un palo della segnaletica e il biglietto dice: Bocca di rosa per sempre. Non capisco cosa vuol dire, ma sono qui per sperare, non per capire. Ci pensavo prima della cerimonia, che è stata asciutta e dolce, con tanti lucciconi quando è partita l'Ave Maria in sardo, e se partiva "Preghiera in gennaio" credo che molti sarebbero stati male sul serio. Ci pensavo ascoltando dei ragazzi che erano fuori a cantare, in un angolo, fin dalle nove con un paio di chitarre. Cantavano stonati, ma con tanto amore. (...)
Sicché, "Le Monde" ha scritto che Fabrizio era il Brassens italiano, e detto dai francesi è un gran complimento. Ma io penso che Brassens, gigantesco, monolitico, una cosa come "Creuza de mà" non l'avrebbe mai fatta, non ci avrebbe mai pensato. Non perché gli mancasse un Mauro Pagani ma perché era l'esempio dell' artista isolato e lieto di esserlo. Mentre Fabrizio, che passava per un musone appartato, gli altri li ha cercati e ci ha lavorato: De Gregori, Pfm, Bubola, Fossati. (...)
Pure, le ultime parole non esistono. Come Fabrizio non sarebbe stato Fabrizio se non avesse ascoltato Brassens, e un po' di Brel e di Ferré, così uno di questi ragazzi che si sentono più soli un giorno troverà le parole giuste e i giusti accordi per la libertà e l' amore. A questo servono, brutto verbo, i poeti».