Puntata imprescindibile quella appena conclusasi stasera di 'In onda': tema (delicatissimo) il fine vita,con un'intervista (l'ultima) registrata lunedi da Marianna Aprile a Martina Oppelli,l'architetta affetta da sclerosi multipla progressiva che ha deciso di ricorrere al suicidio medicalmente assistito in Svizzera.
Una sorta di testamento lasciato con impressionante e vivido eloquio (come successe per altri versi a Laura Santi in 'Il cavallo e la torre'), in cui Martina - cattolica - ha lucidamente messo sotto accusa non solo il comportamento della Chiesa sottolineando il suo concetto di "schiavismo" in occasione del rito dell'abluzione in rapporto alle sue condizioni,ma soprattutto una chiamata a correo sia nei riguardi della sanità (col suo triplice pretestuoso rifiuto a dare il via libera) che nei riguardi della classe politica italiana che starebbe legiferando in materia in modalità talmente restrittiva al punto che solo chi è attaccato direttamente ad una macchina "godrebbe" della benevola concessione di essere valutato in grado di poter decidere legalmente di abbreviare i suoi giorni.
'Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri '(Jean Marie Arouet,in arte Voltaire) e più estensivamente dalle prigioni in cui è rinchiuso un corpo non più autonomamente gestibile e foriero di insostenibili sofferenze: coloro che si trovano in condizioni simili via via degeneranti e che devono sottoporsi alle forche caudine di valutazioni delle ASL su un arco di 180 giorni, ulteriormente prorogabili e addizionalmente a ricorsi,processi e cause, evidentemente sono ritenuti dei pericolosi sovversivi che - come ha scritto e detto infelicemente qualcuno su taluni organi di stampa - predilige ed "esulta" per la cultura della morte.
E in aggiunta criminali come Martina Oppelli che amaramente soggiungeva come sia stata "costretta a delinquere"...