Il calcio in tv costa troppo e la Rai non se lo può più permettere. Dal 2012-13 al 2014-15 chi vorrà vedere le partite di Champions League dovrà sintonizzarsi per forza su Sky o su Mediaset, e questa è la novità. Dopo la prima asta con cui Sky si era aggiudicata tutti i diritti delle partite del martedì e i secondi diritti del mercoledì (per una cifra attorno ai 150 milioni), ieri Mediaset ha spazzolato il resto: sarà lei a trasmettere in diretta, e in chiaro, la miglior partita del mercoledì. Il piatto di contorno, ricco, sono i diritti per tutte le piattaforme dell'Europa League, e la trasmissione comunque gratuita delle semifinali e della finale di Champions, più la Supercoppa europea.
Mediaset avrebbe pagato in totale circa 50 milioni (contro i 35 del triennio precedente), una cifra oggi proibitiva per le esauste casse di viale Mazzini a cui è mancato anche l'ossigeno del cosiddetto canone in bolletta. «I valori del mercato sono ormai stravolti», dice Eugenio De Paoli, direttore di Rai sport, facendo eco al grido d'allarme lanciato dal presidente Rai Paolo Garimberti. «Noi spendiamo soldi pubblici, non possiamo seguire i nostri concorrenti in questo gioco al rialzo, specie in un momento di crisi economica. La Champions fra l'altro è la manifestazione meno da servizio pubblico fra tutte quelle calcistiche. Noi continueremo a concentrarci sulla Nazionale, sulla Coppa Italia e sulle trasmissione storiche, oltre ai grandi eventi sportivi come il Giro, il Tour, gli Europei, con un occhio al grande tennis e all'America's Cup. Fra l'altro non capisco come Sky abbia deciso di pagare tanti soldi per la Champions senza avere la partita clou del mercoledì. Quello di Mediaset mi sembra un colpaccio anche perché, con tre sole italiane in Champions, l'Europa League diventerà ancora più interessante. Ma il colpo vero l'ha fatto l'Uefa, che ha raccolto tanti soldi da tutti».
Insomma, con il network di Murdoch che punta su tecnologia, offerta totale (oltre alla Champions, i Mondiali di calcio e le Olimpiadi, più il basket, il rugby e altri sport) e alta qualità dei contenuti, Mediaset concentrata su proposte più limitate ma commercialmente succose, e «l'intruso» Dahlia in pessime acque, il panorama dell'offerta tv italiana relativa al calcio sembra per ora assestata attorno ad un duopolio capace di sgominare la concorrenza a botte di milioni di euro. «La nostra in realtà non è stata una scelta - chiarisce Marco Calvani, capo ufficio stampa Mediaset -. Ci dispiace aver perso l'asta precedente, ma la cifra sparata da Sky era altissima, mirata a prendersi tutto ammazzando la concorrenza, noi abbiamo speso molto meno. Loro sono anglosassoni, hanno una mentalità diversa, o tutto o niente, puntano alla leadership mondiale. Nel caso degli ultimi Mondiali hanno comprato anche i diritti del digitale terrestre sapendo di non poterli usare, e si sono rifiutati di rivenderceli, per questo abbiamo fatto ricorso all'Antitrust. Noi invece saremmo contenti se tutti i tifosi potessero vedere il calcio su tutte le piattaforme. Se a Sky saranno ragionevoli si potrà trovare una forma di convivenza, altrimenti si continuerà con la guerra. E in questo caso il pericolo per noi non è che si inseriscano altri concorrenti, ma che dal duopolio si passi al monopolio».
Tom Mockridge, l'amministratore delegato di Sky Italia, la pensa diversamente: «Non ho dubbi che il mio amico Fedele Confalonieri stia incaricando il suo ufficio legale di presentare un secondo reclamo all'Antitrust: questa volta contro la sua stessa azienda, visto che proprio Mediaset raccoglie più dell'85% degli investimenti pubblicitari nelle televisioni private italiane. Se questo non sta accadendo, mi potrei convincere del fatto che lui e i suoi colleghi di Cologno credono che in Italia ci debba essere una regola per Mediaset e una diversa per gli altri». La pax calcistica televisiva sembra lontana. Se Mediaset teme l'aggressività di Sky, Murdoch paventa i progressi del digitale terrestre (da cui Sky è esclusa) e quindi la discriminazione sul piano delle regole, ma chi scivola sempre più rapidamente fuori dal campo di battaglia è la Rai, che ora, dopo le Olimpiadi e i Mondiali – per cui è stata costretta a ricomprare diritti parziali da Sky – vive con l'angoscia di vedersi scippata, in un futuro neanche troppo lontano, anche la Nazionale. E quello davvero sarebbe un calcio in faccia.
Fonte : La Stampa