Appena vista la scena in cui Sandokan colpisce in volo la tigre col pugnale: provate a confrontarla con l'originale e vi renderete conto di quanto quest'ultimo è di molte spanne avanti pur essendo stato realizzato con i mezzi di 50 anni fa.
Tanto quanto Kabir Bedi si levava in aria maestoso passando la tigre da parte a parte,questo di ora è balzato come se stesse facendo una prova di ginnastica al trampolino...
Kabir Bedi era una presenza di una fisicità ragguardevole: non era un mostro di recitazione,ma aveva corporature e movenze che lasciavano il segno.
Il turco attuale non regge il confronto: questo era largamente preventivabile.
Il punto più negativo di paragone è senza dubbio il personaggio di Lord Brooke, il cattivo o come dicono oggi,il villain: Adolfo Celi all'epoca aveva uno spessore ineguagliabile,frutto della sua enorme finezza di recitazione. Così bravo da simpatizzare per lui pur incarnando la peggiore fetenzia del colonialismo.
Quanto a Yanez de Gomeira...beh,Alessandro Preziosi è un attore versatile che sa destreggiarsi,ma questo personaggio lo porta a gigioneggiare e a far emergere troppo il lato istrionico,laddove Philippe Leroy riusciva ad essere una amabile strafottente canaglia con la classe di chi non lo fa pesare,così,con nonchalance.
Detto che partecipò allora anche un Andrea Giordana che ancora conservava tracce residue di quello che seppe fare ne "Il Conte di Montecristo",forse l'unica nota dell'epoca non così brillante era proprio la "perla di Labuan",nella fattispecie dell'originale Carole Andrè:bella sì,ma diafanica,probabilmente sopravvalutata,ripensandola con gli occhi odierni.
Di positivo in questo rifacimento c'è il lavoro da sceneggiatore di Alessandro Sermoneta: ha esordito con quell'autentico gioiello che fu "I ragazzi di Via Panisperna",di Gianni Amelio, proseguendo con "Porte Aperte" (sempre di Amelio con due memorabili interpretazioni di Ennio Fantastichini e Gian Maria Volontè) e annovera serial come La Piovra,Diavoli,Blanca,ecc.
Almeno hanno scelto uno bravo e capace in scrittura che evita derive: poi però la mente va al regista dell'originale, quel Sergio Sollima che aveva un senso dello spettacolo e dell'avventura come pochi (e il figlio Stefano è un grande regista) e allora pensi che quattro anni spesi al 1971 fino al 1975 per realizzare l'originale valsero tutto lo sforzo per quel risultato. Così riuscito da - cosa rara - superare persino la pagina scritta di Emilio Salgari