E' abbastanza evidente che il progetto della pay-tv, con buone probabilità, sarà un fallimento. Ma la cosa fondamentale è mettere a frutto l'asset fondamentale che ora è a disposizione, e cioè una frequenza quasi-nazionale (considerando anche i cosiddetti "cerotti") che, sfruttando i tralicci Rai presumbilmente, potrebbe raggiungere una buona copertura nazionale.
Se poi, il progetto pay-tv non dovesse dare buoni frutti (cosa molto probabile), quando sarà possibile cedere la rete, è molto probabile (anzi, è certo) che qualche acquirente disponibile lo si possa trovare (e Mediaset sarà esclusa a causa del limite max di reti di proprietà che si possono avere).
Ci si può chiedere perchè, allora, non creare un normale mux DVB-T con un paio di canali free e magari dando in affitto lo spazio residuo (come sta facendo ReteA). Probabilmente perchè, come anche Di Stefano sembra accennare, a causa della sostanziale scarsa reddittività di un tale progetto e quindi scarse possibilità di introiti pubblicitari sufficienti. Mentre, nel caso di affitto di spazi a terzi soggetti, si darebbero ulteriori possibilità di crescita ai competitor.
E allora, rischiare per rischiare, si "pensa in grande", si lancia pionieristicamente (in Italia) uno stadio più avanzato di tecnologia, spostando "in avanti" i paletti di riferimento tecnologico per il DTT nel ns. Paese e male che possa andare, anche con reddittività negativa, ci sarà un asset (una rete che verrà messa in piedi, gradualmente in un anno e mezzo circa) che si potrà monetizzare. In fondo, parliamo di investimenti che devono poter dare dei frutti: magari in questo caso, questa strategia, pur rischiosa, è quella più lungimirante, sotto vari punti di vista e comunque vada.