Mettermi a discutere su un uomo morto è una cosa che non mi piacerebbe, decisamente inelegante. Ma se mi si porta questo esempio come qualcosa di straordinario o coraggioso, qualcosa da dire mi viene. Io, per quanto mi riguarda, non ho parlato di protagonismo: l'idea non mi ha sfiorato neppure alla lontana. Semplicemente, non ricavo nulla di prezioso da quei circa dieci minuti di presentazione powerpoint nella trasmissione di Oprah: la persona che parla, lode all'anima sua, ha prodotto null'altro che l'equivalente di un banalissimo libro di istruzioni, risposte pronte e fidenti su come gestire la propria vita. Se entrate in una qualsiasi libreria ne troverete a iosa: "Come avere successo con gli altri", "Come essere felice con quello che si ha", e compagnia bella. Pochi semplici ed apodittici punti di "La vita è bella", per di più da parte di chi dalla vita ha avuto tutto: il tizio ci fa prima vedere la sua fiammante decappottabile nuova che gli ha comprato il babbo eroe di guerra e poi ci dice che non gliene fregava niente. Intanto, però, l'aveva. Facile. Che l'abbia fatto con sincerità, come chiaramente è, non cambia la cosa. Io amo il cinema, che è appunto emozione e vita: ed è appunto per questo che detesto le lezioni in powerpoint, che sono l'esatto contrario. Le lettere ai figli, invece, mi piacciono già di più.