Bisogna tenere conto anche i risvolti sindacali della questione (infatti l'articolo esprime abbastanza bene tale punto di vista: è un lavoro da giornalista, quindi lo faccia chi è giornalista o chi ha possibilità di diventarlo). La Costituzione prevede che "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione", quindi chiunque può scrivere su un giornale o parlare in televisione. Poi c'è la legge sulla stampa che prevede vincoli e benefici per chi fa informazione e per chi riceve l'informazione attribuendo a editori e giornalisti iscritti all'albo diritti e doveri ben precisi.
Ad esempio: i giornalisti hanno il segreto professionale e l'obbligo di proteggere le fonti; chi non è iscritto all'albo no; i giornalisti sono visti con un occhio di riguardo dalla legge sulla privacy; chi non è iscritto all'albo no; in caso di diffamaizone il querelante può agire in modo diverso perché la responsabilità ricade direttamente sul giornalista iscritto all'albo; mentre se l'autore del servizio o dell'articolo non è iscritto all'albo la responsabilità ricade anche sul direttore della testata. ecc...
Infine c'è la questione economica della faccenda: un giornalista iscritto all'albo viene assunto con un contratto di lavoro da giornalista che prevede parecchi benefici legati alla particolarità del suo lavoro: il giornalista è dipendente ma non bolla la cartolina, ha orari molto flessibili e libertà di movimento dentro e fuori la redazione, ecc... Un impiegato invece deve bollare la cartolina, non può entrare e uscire dall'azienda quando vuole, non è coperto in caso di infortuni al di fuori della sede dell'azienda, ecc...