I dialetti regionali. Un thread che unisce, non politico, divertente.

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Chi tè la léngua va 'Nzardegna

Chi ha la lingua va in Sardegna, nel senso che solo le persone che sanno parlare e non sono timide possono ottenere ciò che vogliono.
 
relop.ing ha scritto:
Una delle usanze è quella di mangiare i babbalùci cucinati in bianco, una sorta di lumache (chiocciole per la precisione, da non confondere con i "crastuna", grossi lumaconi).

;)

A Catanzaro se ben ricordo le chiamano vermitùri, ma a 30 km dal capoluogo calabrese sono dette Vàvalàci

A Napoli mi conferma mio padre (che proviene da li) che la lumaca è 'a marùzza, mentre in provincia di Salerno Marrùca

Nel Lazio si dice in diversi modi, tutti inizianti per "c"

A Roma dovrebbe essere Ciùmachella (qualche volta usato anche al mio paese)

Noi diciamo Ciàmmàrrùca, come in altri comuni ciociari e pontini, anche se è molto diffuso in altri dialetti del Lazio Sud il vocabolo Ciàmmòtta.
 
@patria o muerte

No. Sono a casa nostra. La Sede è territorio italiano.
Diciamo che sono qua per mantenere buona una vecchia amicizia, favorendo l'uso di metodi più europei.

Questo non mi impedirà di andare alla Habana a ritrovare vecchi amici con i quali assaggiare un buon goccio rhum.
;)

Fine OT.
 
massera ha scritto:
Chi tè la léngua va 'Nzardegna

Chi ha la lingua va in Sardegna, nel senso che solo le persone che sanno parlare e non sono timide possono ottenere ciò che vogliono.

In Sicilia siamo di più larghe vedute :D

Diciamo: Cu cci avi a lingua passa u mari. Andiamo oltre la Sardegna! ;)
 
bella questa, relop!!

Intanto io rispondo col detto Mica ci ò glio zìppo agl'iuòvo.

Per far uscire l'uovo dalla gallina non c'è bisogno di utilizzare un bastoncino (zippo).
Si usa quando una cosa è talmente scontata che non c'è bisogno di ribadirla, oppure quando si crede di aver scoperto una cosa sensazionale ma in realtà già tutti la conoscono
 
"La vita è una tempesta, ma prenderlo nel c*lo è un lampo!" (tradotto dal Genovese da Beppe Grillo)... :lol:

...Col quasi corrispettivo romanesco: "Quann'è giornata de pijallo ar c*lo, er vento t'arza 'a camicia!", sull'impossibilità, spesse volte, nel sottrarsi alla ria sorte! :D

E, tanto per mantenerci sull'elegante, aggiungo, sempre in romanesco: "A certa ggente 'n c*lo j'entra, 'n testa no!", circa la totale incapacità, per certe persone, di apprendere qualcosa di utile dai propri errori, perseverandovi ostinatamente... :icon_cool:

Per concludere (in qualche modo con un filo condutttore col proverbio precedente): "A esse scemi nun ce vo' 'na grande inteliggenza!" :D
 
Ultima modifica:
AG-BRASC ha scritto:
Per concludere (in qualche modo con un filo condutttore col proverbio precedente): "A esse scemi nun ce vo' 'na grande inteliggenza!" :D

Questo è l'unico che conosco di quelli che hai inserito.
Ricordo nei miei periodi lavorativi romani la difficoltà a capire alcune espressioni, sebbene molti pensassero che fossi di Roma anch'io (parlo italiano con accento laziale forte e con cadenza completamente diversa dal dialetto del mio paese, almeno cosi dicono).
Per es mi sembravano strane parole del tipo accannàto per dire se ben ricordo "mandato via, scacciato" (da me è sipòtàto) poi startr'anno per dire il prossimo anno, o anche Questa via dove rimane? per dire dove si trova questa via.
Ce ne sono poi alcune come quelle del mio paese. soprattutto a livello di classe verbale.
 
Sempre del romanesco, ricordo una volta in un bar uno dei miei colleghi che voleva offrirmi un caffè ma io stavo rifiutando visto i problemi noti di stomaco che ho e lui insistendo grida "E ddàjè... la vita è un mozzico!!! (daje e aridaje ormai si usano anche nel Lazio Sud)

Altra scenetta quando in ufficio un collega si alza di soprassalto e se va mezz'ora prima della fine del lavoro: aveva un permesso, ma non ce l'aveva detto e quindi è scappato via all'improvviso. Un altro collega esclama "Ahòò... ma a questo jé sta a partì a bròcca!! (ahò ormai è un'espressione anche del Lazio Sud).
 
Veniamo ora ai Milanesi:

A vess trop bun, sa pasa per cujun
Se sei troppo buono ti fanno fesso

O Signur varda giò che se vardi su me ghe vardi i mudand à la Madona.
O Signore guarda giù che se guardo su io vedo le mutande alla Madonna

I danee van e vegnan l’impurtant l’è la salut
I soldi vanno e vengono, l’importante è la salute

Se mia nona la ghera i ball saria sta me nono
Se mia nonna aveva le palle sarebbe stata mia nonno (con i se e con i ma non si fa la storia)

Var puse un di' de pratica, che cent'ann del gramatica.
Vale di più un giorno di pratica, che cent'anni di grammatica.

E per finire in bellezza:

Quand lè denter laura, quand lè fora sguciula
Quando è dentro lavora, quando è fuori sgocciola (non dico cos'è ma ve lo lascio immaginare :D )
 
Dingo 67 ha scritto:
Veniamo ora ai Milanesi:

A vess trop bun, sa pasa per cujun
Se sei troppo buono ti fanno fesso

O Signur varda giò che se vardi su me ghe vardi i mudand à la Madona.
O Signore guarda giù che se guardo su io vedo le mutande alla Madonna

I danee van e vegnan l’impurtant l’è la salut
I soldi vanno e vengono, l’importante è la salute

Se mia nona la ghera i ball saria sta me nono
Se mia nonna aveva le palle sarebbe stata mia nonno (con i se e con i ma non si fa la storia)

Var puse un di' de pratica, che cent'ann del gramatica.
Vale di più un giorno di pratica, che cent'anni di grammatica.

E per finire in bellezza:

Quand lè denter laura, quand lè fora sguciula
Quando è dentro lavora, quando è fuori sgocciola (non dico cos'è ma ve lo lascio immaginare :D )
dingo i tuoi detti finali hanno argomenti comuni :lol: :D
 
darkmoon ha scritto:
dingo i tuoi detti finali hanno argomenti comuni :lol: :D
Però in dialetto prendono una parvenza più poetica:

Cort de vista, long de batista.
Corto di vista, lungo di... (se non si è capito fare riferimento all'ultimo proverbio dei miei Milanesi :angel4: )
 
Ognun al bale cun sô agne. (friulano)
Tradotto: Ognuno balla con sua zia.

Si usa per dire in modo ironico; ognuno ha i caz... suoi.
 
YODA ha scritto:
:D in realtà la versione piiù utilizzata da noi è: voglia di lavorare saltami addosso...che io mi sposto! :lol:

p.s. è utilizzata spesso dagli integralisti per indicare i lavoratori "non nativi"....:badgrin:
Che in Bergamasco diventa:
Oia de fà saltèm adoss, che ma sa sposté. ;)
 
YODA ha scritto:
:D in realtà la versione piiù utilizzata da noi è: voglia di lavorare saltami addosso...che io mi sposto! :lol:

p.s. è utilizzata spesso dagli integralisti per indicare i lavoratori "non nativi"....:badgrin:

forte questo detto :D
 
non aviri nè ffìchitu nè ppurmuni.(dial. reggino)
«Essere macilento, scarno» (lett. non avere né fegato né polmoni)
@ dingo :D
 
Sé ègné mia ègne gnècc, se ègne gnècc ègne gnàcc, se so mia gnècc ègne mèj, alùra l'è mèj che ègne mia gnècc.

Questo non lo traduco vediamo chi lo capisce :badgrin:
 
Dingo 67 ha scritto:
Sé ègné mia ègne gnècc, se ègne gnècc ègne gnàcc, se so mia gnècc ègne mèj, alùra l'è mèj che ègne mia gnècc.

Questo non lo traduco vediamo chi lo capisce :badgrin:

sembra arabo...:D
 
Dingo 67 ha scritto:
Sé ègné mia ègne gnècc, se ègne gnècc ègne gnàcc, se so mia gnècc ègne mèj, alùra l'è mèj che ègne mia gnècc.

Questo non lo traduco vediamo chi lo capisce :badgrin:
(Se non vengo mi arrabbio, se mi arrabbio non vengo, se non mi arrabbio vengo meglio, allora è meglio che non mi arrabbio.)
non vale però non è un detto :D
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Indietro
Alto Basso