krldish72 ha scritto:Intervengo per la prima volta in questo 3ad, dopo aver letto i vari interventi.
Ritengo, da legale, che effettivamente la condotta di Mediaset Premium sia giuridicamente non meritevole di tutela, per violazione sia della norma che impone alle parti di comportarsi secondo buona fede nell'esecuzione del contratto (artt. 1176 e 1375 c.c.) , sia per violazione, nello specifico, dell'art. 57 del Codice del Consumo.
Ricordo, inoltre, che se è vero che nel contratto c'è una clausola che "permetterebbe " a Mediaset Premium di applicare al Cliente l'aumento in caso di mancata formale risposta entro 30 gg (il silenzio-assenso è tipico solo del diritto amministrativo), è anche vero che parimenti la comunicazione con cui Mediaset fa presente la variazione contrattuale deve avere carattere recettizio e tale non è una lettera ordinaria, e neppure la comunicazione in fattura che, proprio per la circostanza di poter rimanere domiciliata presso Mediaset Premium, può essere ignorata dal consumatore.
Dal punto di vista della giustizia "spicciola": Mediaset può mandarmi una lettera ordinaria per comunicarmi una variazione unilaterale delle condizioni di contratto mentre io consumatore devo mandare una lett. racc. Ar?
E poi: i 30 gg. per l'invio da parte del Cliente della formale lett. racc. Ar da quando decorrerebbero?
Il resto, è aria fritta![]()
Caro Collega,
non mi trovi d'accordo. Le condizioni generali di contratto in essere consentono al fornitore dei servizi televisivi la facoltà di aumentare unilateralmente il corrispettivo mensile. Che è quanto ha fatto RTI spa a partire dallo scorso febbraio. Ora, se ci poniamo del punto di vista dell'art. 1375 c.c. che Tu citi, RTI ben avrebbe potuto aumentare il canone, sia pure in concomitanza dell'avvento dei nuovi canali, "infischiandosene" (ritengo) legittimamente degli abbonati. Senza violare l'art. 1375 in quanto la facoltà di maggiorazione del prezzo è scritta e sottoscritta anche agli effetti dell'art. 1341. Ora, è chiaro che, sotto il profilo sostanziale, l'aumento del prezzo è giustificato dall'aumento della offerta (più diritti cinematografici e più canali), non ci nascondiamo dietro ad un dito, ma è pure vero che RTI ha consentito agli abbonati di evitare (almeno) da febbraio a giugno (non la fruizione dei nuovi canali, ma) l'aumento del prezzo. Ti chiedo: e se il corrispettivo fosse aumentato senza facoltà di rinunzia ai nuovi canali? Ora, invece, si è fatto un favore agli utenti e questi si arrabbiano? Ecco perchè, a mio modesto parere, l'art. 57 del Codice del Consumo non c'entra un bel nulla con il caso di specie. Ritengo, con il dovuto rispetto, che l'Associazione abbia preso una cantonata. Vedremo ora l'AGCOM.