Articolo sulla LCN tratto da Key4biz (estratto)
L'ordinamento automatico dei canali è attualmente oggetto di un’istruttoria dell’Agcom che sta valutando l’accordo presentato da DGTVi sul quale non sono però pervenuti tutti i consensi.
Lo scorso novembre, l’Autorità delle tlc ha avviato l’iter ai sensi dell'art. 43 del Testo unico della radiotelevisione - e che sarà svolta in tempi rapidi - servirà a verificare se l'accordo raggiunto dai principali operatori del settore televisivo sia rispettoso del pluralismo e non discriminatorio nei confronti di alcune categorie di broadcaster.
Il problema è appunto l'LCN: quando il decoder o il televisore integrato li sintonizza, li colloca in una lista lunghissima, che arriva fino ai numeri 800. Ogni emittente, ovviamente, cerca di piazzarsi il più in alto possibile e si verificano casi di conflitto - segnalati dagli stessi decoder - tra più emittenti per occupare la stessa posizione.
L’accordo di DGTVi - che riunisce Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, Frt, D-Free e Aeranti-Corallo –, ora al vaglio dell'Autorità, prevede che i canali dall'1 al 9 spettino alle ex tv analogiche (tre Rai, tre Mediaset, poi La7, Mtv e l'ex Rete A); dal 10 al 19 alle emittenti locali, in base alla graduatoria stilata dai vari Corecom; dal 20 in poi, a vari blocchi tematici: al numero 20 c’è Tv 2000, al 21 Retecapri (che però non ha ancora aderito all'accordo), poi i canali per bambini, i semigeneralisti (come Rai 4, Iris o RaiSat), gli sportivi e quelli dedicati alle news. Ma non tutti i broadcaster hanno aderito all'intesa.