L'attentato di Monaco 1972 è soltanto il punto di partenza per raccontare la caccia all'uomo che segue negli anni successivi, e cioè la caccia ai mandanti palestinesi, da parte di una cellula segreta del Mossad capitanata dal giovane Avner.
Spielberg realizza un cuore di tenebra, il lungo viaggio del protagonista Avner (e dei suoi compagni) nella paranoia, nella violenza e nella crescente perdita di contatto con la realtà.
Mi sembra che il “tunnel” in cui si infila Avner sia ben reso dai colori sempre più cupi della fotografia, dalle inquadrature sempre più claustrofobiche.
La condanna della vendetta in quanto metodo di giustizia, volutamente non così evidente all’inizio del film (Avner accetta la sua missione quasi con senso di inevitabilità, come una logica conseguenza), emerge gradualmente (e quindi con maggior forza) mano a mano che il protagonista si rende conto che la violenza genera a cascata altra violenza, sempre maggiore, e lo costringe ad un isolamento dal quale gli è impossibile capire di chi fidarsi.
Qualche enfasi un po’ sovraccarica... il peso narrativo forse sproporzionato di qualche personaggio secondario poco definito (il deus ex machina Louis [&padre]) dovuto, probabilmente, alle scarse informazioni fattuali disponibili (non si sa molto di queste missioni che il Mossad ha sempre negato)..., insomma qualche difetto qua e là mi sembra che non rovini un film potente e con un senso morale forse non evidente, ma molto forte, a mio parere.
***1/2