Garimberti: ripartano i talk show. I dubbi di Masi e il «no» del Cda
ROMA - Il tam-tam del centrodestra Rai, immagine speculare di quello politico, ieri parlava molto chiaro. Domani, al Consiglio di amministrazione Rai si svolgerà la seguente scena. Il presidente Paolo Garimberti, aprendo la seduta, proporrà di riprendere i talk show sospesi, dopo la sospensione decisa dal Tar per il regolamento della par condicio delle tv private votata dall’Autorità per le telecomunicazioni. Col seguente argomento: il Tar ha giustamente contestato, dirà il presidente, la legittimità di un indirizzo della commissione di Vigilanza che smentisce la legge madre della par condicio quando pone sullo stesso piano programmi di comunicazione politica (tribune) con approfondimento giornalistico («Porta a porta», «Annozero», «Ballarò»). Quindi anche noi dobbiamo riprendere i programmi, anche perché la stessa Agcom e il presidente della Vigilanza ci hanno raccomandato di rivedere le nostre decisioni.
Ma Garimberti si troverà davanti al blocco compatto dei cinque consiglieri di centrodestra, con lo stesso direttore generale Mauro Masi che sosterranno la tesi del consigliere Antonio Verro: non possiamo prendere iniziative autonome, la nostra fonte di diritto è la commissione di Vigilanza, senza un nuovo indirizzo non possiamo muoverci. Anche perché, diranno, ormai il palinsesto per le due prossime settimane è già gremito: martedì sera su Ratre e giovedì sera su Raidue in prima serata, quindi al posto di «Ballarò» e «Annozero» sono già state inserite le tribune politiche-conferenze stampa. Meglio scavallare due settimane, dirà il centrodestra, ed evitare sanzioni dell’Agcom. Esattamente su questo punto il centrosinistra si ribellerà. Dice con sarcasmo Michele Santoro, conduttore navigato e uomo che ben si destreggia tra le carte legali (vedi i suoi contenziosi con l’azienda): «Invece si deve tornare in onda. Come e quando l’Agcom potrebbe sanzionarci se proprio l’Autorità ha ritirato il suo indirizzo dichiarando di fatto illegittimo l’indirizzo della Vigilanza? Credo che un’azienda seria dovrebbe non applicare un regolamento non solo palesemente illegittimo ma anche sbugiardato dall’Autorità che vigila su di noi».
Ma il centrodestra non cederà. Così come appare impensabile che la Vigilanza, sempre a maggioranza centrodestra, riveda un regolamento comunque giudicato illegittimo dall’Agcom. Intanto Sky affila le armi varando un fitto calendario di duelli tra candidati presidenti alle Regioni: il 16 la Basilicata, 19 la Calabria, presto Lazio, Lombardia, Veneto, Campania e Piemonte.
Paolo Conti
CORRIERE.IT