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e infatti sembra proprio questo il problema, visto che nuovi "compratori" stanno stoccando grandi quantità ai prezzi attuali...Tuner ha scritto:...(senza contare che così facendo si provoca anche un surplus di produzione che spingerà i produttori a cercare compratori).
semolato ha scritto:non si capisce come mai si usi come unità di scambio per il petrolio una moneta che perde costantemente di valore.
Tuner ha scritto:Forse perchè chi vende petrolio ha molto investito/puntato sui dollari (cioè ne ha tanti, ed in varie forme) ed ha proprietà importanti in area dollaro.![]()
ahhhh...........dalle mie parti manco l'ombra ancora di tali distributoriYODA ha scritto:stamattina fatto pieno alla macchina c/o un distributore "senza nome"...
ebbene la verde è ancora a 1,235, anche se ho fatto 1/2 ora di coda!![]()
Mah... Non ne sono affatto sicuro: la domanda dei Paesi cosiddetti emergenti ( che, in realtà sono già emersi da un bel pezzo... ) Cina e India sta aumentando spaventosamente e tali sono le proporzioni di popolazione ( solo la Cina ha IL DOPPIO di tutti gli abitanti di USA, Europa e Giappone messi assieme...Tuner ha scritto:...se "qualcuno" non farà casini in Iran e le cose si tranquillizzano fra Turchia ed Iraq, il prezzo del petrolio è destinato a scendere in modo sensibile. Credo sia questa la ragione che fa desistere (chi può) dal comprare il petrolio a 95$.
(senza contare che così facendo si provoca anche un surplus di produzione che spingerà i produttori a cercare compratori).
Gli equilibri finanziari internazionali sono una materia estremamente complessa in cui entrano in gioco variabili di diversa natura non inquadrabili genericamente nelle teorie liberiste "pure". I Paesi produttori di petrolio sono pieni di soldi all'inverosimile: non hanno tanto il problema di procurarsene altri, quanto quello di investirli nel modo, per loro, più redditizio. E quando dico "redditizio" non intendo SOLO dal punto di vista economico, quanto, soprattutto, da quello politico-militare. La maggior parte dei Paesi dell'area del Golfo ( a partire dall'Arabia Saudita governata da una singola famiglia di un centinaio di persone ) sta in piedi solo in funzione del rapporto con gli Stati Uniti, potenza militare egemone dell'area; e d'altra parte, gli Stati Uniti hanno potuto reggere lo spaventoso "doppio deficit" ( del bilancio federale e della bilancia dei pagamenti ) introdotto fin dall'inizio degli anni '80 dalla "supply side economics" , solo grazie al fatto che questi Paesi hanno acquistato dollari ( sotto forma di titoli della FED ) a piene mani, mantenendo così artificialmente alto il valore del dollaro. Questo conveniva a tutti: gli Americani potevano facilmente finanziare a credito le loro politiche di riduzioni delle tasse e di aumento della spesa militare; i Paesi produttori di petrolio si assicuravano l'appoggio senza condizioni degli Usa; gli Europei potevano continuare ad esportare facilmente negli Usa grazie al cambio favorevole.semolato ha scritto:Proprio questo è il punto. Se io ho tanti dollari, secondo te sto inerte a lasciargli perdere il 30% del valore in 5 anni, o compro euro? Se devo investire, investo in dollari o in euro? Se i movimenti del mercato fossero "liberi" come ci viene detto, tale sarebbe stata la fuga di valuta e il riassestamento verso la zona euro dei riferimenti monetari che gli Stati Uniti sarebbero già da quando il rapporto era 1:1,35 sottosopra e agonizzanti, come un tartarugone spiaggiato. 1:1,35 era considerato favola, 1:1,30 follia, se prevedevi 1:1,25 si davano di gomito e ridacchiavano, i "liberisti". Se il tartarugone è vivo e sta bene, evidentemente ci sono variabili speculative sottostanti che non sono conoscibili, e portano a questo paradosso che davvero non è spiegabile con la teoria macroeconomica.
ma noi che ne sappiamo della reale produzione...?liebherr ha scritto:Comunque è chiaro che di fondo c'è la maggiore richiesta di carburanti e di energia dei paesi emergenti e una disponibilità di petrolio che di sicuro non è in aumento...