cominciate a rassegnarvi tirapiedi della juve..............
il processo mediatico è una cosa quello sportivo e penale è altro.....
L´illecito sportivo, come dice la norma, è un comportamento finalizzato ad alterare il risultato della gara».
«Significa che siccome la norma equipara il tentativo all´illecito consumato, ossia che l´illecito si perfeziona anche con il tentativo, allora per poter parlare di tentativo quantomeno occorre che ci siano quegli elementi su cui si fonda il tentativo, vale a dire l´atto con il quale si cerca di alterare la gara sia quantomeno idoneo a coinvolgere la persona a cui viene indirizzata la proposta»
«Una battuta fatta scherzando non può essere un atto idoneo. Se, invece, la proposta viene attivata con una certa serietà, si promette ad esempio anche un corrispettivo nell´ipotesi in cui venga accettata, ecco che sotto questo profilo si può parlare di idoneità. Per essere ancora più chiaro, la proposta illecita deve avere come minimo un po´ di serietà».
Le intercettazioni telefoniche sono una prova valida?
«Da sole non possono rappresentare un valido elemento di prova, quantomeno ci vuole un valido riscontro oggettivo. Facciamo l´esempio del Genoa. Lì c´era stata una serie di contatti e il riscontro oggettivo era rappresentato dalla famosa valigetta che venne trovata piena di soldi. Ecco, la sola intercettazione telefonica non è idonea a giustificare una responsabilità».
Quali sono le sanzioni per l´illecito sportivo?
«Con la responsabilità diretta per illecito sportivo l´articolo 13 prevede automaticamente la retrocessione, mentre nell´ipotesi di responsabilità oggettiva, cioè se l´illecito non è commesso dai rappresentanti legali, ma da giocatori, direttore sportivo o altri tesserati, in questo caso c´è una gamma più varia di sanzioni e il giudice ha una certa discrezionalità. Se l´illecito non è particolarmente grave si può risolvere anche con una semplice penalizzazione. Inoltre c´è la responsabilità presunta, che è l´ipotesi in cui l´illecito sia stato realizzato da un soggetto estraneo alla società. È l´ipotesi meno grave, però qualche volta anche questa ha dato penalizzazioni. Mi ricordo che il Livorno qualche anno fa per responsabilità presunta fu penalizzato di due punti».
DOTTOR DE BIASE, 26 anni sono passati dalle squalifiche di campioni come Paolo Rossi e Bruno Giordano e il calcio si ritrova nella bufera.
«Già. Nel 1980 la denuncia di Trinca e Cruciani portò alla luce il lato oscuro del mondo del pallone. I due ritenevano di essere stati truffati da calciatori che promettevano loro di addomesticare i risultati di molte partite, salvo dare vita a risultati molto diversi. Io, da capo dell'Ufficio Indagini della Federcalcio mi attivai immediatamente, era l'inizio dello scandalo diventato noto come "calcioscommesse".
Anche allora l'inchiesta si muoveva su due piani, quello della magistratura ordinaria e il vostro.
«Al tempo era tutto più problematico, perché non esisteva la legge che permette alle Procure di trasmettere gli atti alla Giustizia sportiva. A un certo punto quella di Roma, titolare dell'inchiesta, ci chiese perfino di fermarci. E alla fine assolse tutti ».
Mentre voi...
«Noi chiedemmo squalifiche pesanti per chi si era macchiato di un evidente illecito sportivo e di punire alcune squadre con la retrocessione. Chi era chiamato a giudicare, accolse le nostre richieste ».
Il Milan finì in B per la prima volta nella propria storia.«Fu uno shock rilevante per tutti. Mandare in B la squadra che l'anno prima aveva vinto lo scudetto mica era una cosa da niente. Ma davanti a un illecito sportivo la strada era obbligata ».
Venendo all'attualità, ritiene scontata la retrocessione della Juventus e di altre società coinvolte a vario titolo nelle intercettazioni?«Guardi, alla luce di quanto è emerso finora io fatico a intravedere un illecito sportivo».
Non bastano le intercettazioni che dimostrano come Luciano Moggi cercasse di garantirsi arbitraggi compiacenti?
«Io parlo di illecito sportivo classico e comprovato. Mi spiego. E chiedo: Moggi cercava di avere determinati arbitri perché gli stessi erano corrotti o magari perché erano notoriamente casalinghi, piuttosto che inclini a favorire una squadra in trasferta? Tra le due opzioni passa un'enorme differenza dal punto di vista della giustizia sportiva e anche di quella ordinaria».
A suo avviso, dunque, non basta tentare di ottenere un arbitraggio compiacente per dare vita a un illecito sportivo?
«A mio avviso perché si possa parlare di illecito bisogna avere le prove che, dopo le richieste di Moggi, i designatori si siano effettivamente attivati affinché l'arbitro in questione favorisse la Juventus.
E se questo scenario non dovesse emergere?
«Non saremmo di fronte a un illecito sportivo, ma a una violazione dell'articolo 1. Quello che impone ai tesserati di comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità».
Sotto il profilo delle sanzioni cosa cambierebbe?
«In caso di illecito la retrocessione è scontata, mentre in caso di violazione dell'articolo 1 si può ipotizzare una penalizzazione in classifica, seguita da una grossa multa. Sia chiaro, io mi limito a fotografare la situazione attuale, magari altro emergerà».
Se lei fosse a capo dell'Ufficio Indagini, come si muoverebbe?
«Il passaggio delle intercettazioni che più mi ha incuriosito è quello relativo al tentativo di far ammonire i giocatori che avrebbero incontrato la Juventus nelle partite successive. Io partirei da lì, andrei a verificare se davvero tutto ciò è avvenuto. E in caso affermativo cercherei di stabilire se queste ammonizioni sono gratuite o meno ».
Intanto l'attuale ufficio indagini è stato esautorato dal commissario Guido Rossi.
«Sono perplesso, troppe funzioni si concentrano in una sola persona. Senza contare che finora non si è visto un capo d'imputazione, eppure per formalizzare un'accusa è da lì che bisogna partire. E poi ho letto che grazie alle intercettazioni non ci sarebbe bisogno di interrogare nessuno. Questo mi sembra gravissimo, anche i criminali incalliti hanno diritto alla difesa. E condannare senza interroga-tori... ».
L'Uefa mette fretta...
«Anche noi dovemmo muoverci in fretta, ma tutto ha un limite. Tra l'altro dubito molto che si possano rispettare certi tempi».
Si conta sulla collaborazione delle Procure.
«Guardi, intanto le Procure dovrebbero chiarire su cosa indagano. Io ho fatto il magistrato, quello vero. E vorrei capire cosa c'entra la giustizia penale con una raccomandazione rivolta al ct della Nazionale. S'indaga su quello, siamo forse di fronte a un reato?».
Cos'altro non la convince?
«Tutta questa pubblicità, il fatto che nelle redazioni dei giornali, a cadenza regolare, arrivino le intercettazioni. Faccio notare, da magistrato, che siamo ancora nella fase istruttoria, quando le intercettazioni (autorizzate dal pm) devono rimanere segrete. Comunque da queste intercettazioni apprendo che sarebbero un centinaio le partite coinvolte nello scandalo. Attendo che arrivino quelle che provano gli illeciti».
Meani avvisò Paparesta: "Ora si cambia"
Si arricchisce di un nuovo capitolo la bufera intercettazioni. L'ultima informativa consegnata ai pm napoletani svela, il 27 aprile 2005, dopo Milan-Chievo, una chiamata di Galliani a Meani per avvisarlo di riferire a Paparesta che "il dossier è nelle mani del sottosegretario Gianni Letta". Informazione riportata dal dirigente che, al telefono col fischietto barese, aggiunge: "Bisogna cambiare un pochettino il vento".