Gp di Singapore alla playstation:
"Pit stop e microchip simulati"
Così le squadre si preparano al nuovo circuito. La prova effettuata con casco, cintura e volante veri. Massa: «Uno spasso»
Il pilota indossa il casco, entra nell’abitacolo, allaccia le cinture di sicurezza e stringe le dita intorno al volante. Comincia la procedura di partenza. Frizione, cambio, acceleratore. Le immagini scorrono su un maxischermo frontale e su due laterali. E’ la Formula 1 virtuale: circuito cittadino di Singapore, 23 curve, senso di percorrenza antiorario, una via di mezzo tra Montecarlo e Valencia. Nessuno ci ha mai corso nella realtà, ma tutte le squadre lo hanno fatto al simulatore, questa playstation grande e sofisticata che ricorda certe macchine esposte nelle fiere motoristiche, ma nei microchip ha i segreti della F1.
La Ferrari il Gp di Singapore lo ha già corso a Orbassano, cintura industriale di Torino, nell’impianto del Centro ricerche Fiat. Lunedì è toccato a Felipe Massa, uno che vive di pane e videogiochi e che si è divertito come un matto. Martedì è stata la volta di Kimi Raikkonen, ragazzo alla Schumacher, vecchio stampo, quelli che «meglio un go kart vero che una F1 finta». Anche lui ha svolto il compitino, prima di trasferirsi al Mugello per l’ultimo test reale della stagione.
La seduta di simulazione può durare fino a tre-quattro ore. Serie di giri e pausa: invece del rifornimento con cambio gomme, ai box virtuali lavorano gli informatici. Al posto del meccanico che modifica l’incidenza degli alettoni o regola le sospensioni, c’è un ingegnere che manovra il software. Il pilota interagisce come nelle piste vere: «Troppo sottosterzo», «manca velocità in rettilineo», «meglio le gomme morbide». Si caricano altre regolazioni: pochi secondi di download e la Ferrari riparte con il pieno di benzina. Il software contiene una serie di parametri sul circuito: lunghezza, raggio delle curve, cordoli, tipo di asfalto, temperature previste.
Il macchinario trasmette solo in parte le sensazioni di guida, come frenate, accelerazioni, passaggio sui cordoli. L’incidente è una pura formalità: premi start e la F2008 è di nuovo con le ruote poggiate sull’asfalto, senza danni. La simulazione serve a raccogliere dati approssimativi sugli assetti, sui rapporti del cambio, sui consumi. È utile per sgrossare il lavoro e arrivare alle prove libere del venerdì con un’idea di massima. Nei circuiti storici, ogni squadra si presenta con una mole enorme di numeri raccolti l’anno precedente, e da lì comincia il set up. Persino per Valencia (altra novità del 2008) le squadre avevano le telemetria di alcune formule minori. Singapore è un salto nel buio.
Non solo metaforico: sarà il primo Gran premio in notturna, rischiarato da 1600 proiettori che eliminano le ombre e promettono un effetto giorno quattro volte più luminoso di uno stadio durante una partita serale. I piloti a inizio stagione avevano obiettato: «Se piove vedremo solo arcobaleni, ci avete pensato?». Sì, ci hanno pensato alla pioggia: cade tutte le sere. Però nessuno ha ancora visto l’effetto che fa a 300 chilometri l’ora. La luce artificiale non si può simulare, «come tante altre cose - spiegano i tecnici -. La realtà è sempre diversa da come la riproduciamo al computer». Riemerso dal virtuale, Raikkonen si dice ottimista: «Ci sono curve simili a Montecarlo, anche se è un tracciato più veloce, non molto diverso da quello di Valencia». Previsioni? «Con le gomme soft e supersoft quest’anno ci siamo trovati molto bene». La Bridgestone porterà proprio quelle. Alla McLaren non piacciono, alla Ferrari sì. Il simulatore lo sa e le porta in fretta alla temperatura di esercizio, come piace a Kimi. Ma per ora sono soltanto pixel.
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