Alcuni articoli dal sito di sorrisi e canzoni tv
Pupo dopo l’eliminazione: «Scommettete che ci ripescano?»
di CINZIA MARONGIU
Per niente preoccupato dall’eliminazione di «Italia amore mio, la canzone interpretata con il principe Emanuele Filiberto e il tenore Luca Canonici, Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, rilancia: «Sono sicuro che il nostro pezzo sarà un grande successo all’estero. Tempo due o tre mesi. Sarà amato soprattutto dagli italiani che vivono sparsi in tutto il mondo ma anche nell’ex Unione Sovietica, con cui ha sonorità simili. Cantare l’amore per l’Italia in questo momento così difficile anche politicamente è coraggioso».
Poi ammette un dispiacere: «Solo quello che possa essere sembrata un’operazione artefatta. Io questa canzone la canto con il cuore, senza alcuna strategia. Comunque ero certo che saremo stati sbattuti fuori. L’avevo scritto su un biglietto che ho dato alla mia compagna Patricia. Ma sono certo che saremo ripescati domani sera grazie al televoto. Il pubblico ci premierà». E da incallito giocatore non rinuncia a scommettere sulla vittoria finale: «Un giovane di sicuro. A me è piaciuta molto Malika Ayane. E poi tanto brava Irene Grandi».
Nino D’Angelo risponde a D’Alessio: caro Gigi, sul dialetto sbagli
«Sono tranquillo, il campionato si decide alla fine», commenta serafico Nino D’Angelo dopo l’eliminazione della sua canzone dalla gara. «Fa parte del gioco, va bene così. Il pubblico ha bisogno di più tempo per capire il testo in napoletano». E al commento di Gigi D’Alessio che sostiene l’anacronismo del dialetto, risponde: «Non sono d’accordo. Questo può dirlo una persona che non è di Napoli, ma al sud il napoletano fa parte delle radici, è la cultura, è la nostra storia, la nostra famiglia. D’altronde, credo che anche l’italiano nei prossimi anni diventerà un dialetto: si parlerà solo inglese».
Personalmente Nino d'Angelo deve capire che non ce solo il napoletano al sud, ce anche il barese, il siciliano, il sardo (che è una lingua con le sue varianti) e tantissimi altri dialetti.
Il telefono di Malika è bollente. Paolo Conte, Pausini, Bocelli e i Negramaro la chiamano per farle i complimenti
l day after per Malika ha il sapore dolcissimo del 9, voto medio che le hanno assegnato i critici dei principali quotidiani. Lei è contenta dell’esibizione e ci scherza su: «Mi sa che questo Sanremo è la mia prova del 9….». E Caterina Caselli, la sua produttrice, rivela: «Ieri ha ricevuto una telefonata da Andrea Bocelli. Diceva che era stata “bravissima. Classe evidente”. Ma anche Paolo Conte l’ha chiamata. La sua definizione? “Perfetta, è arrivato il fascino”.
I Negramaro, che l’hanno seguita dal Canada, invece le hanno mandato un sms con su scritto: “Fortissimaaaaaaaa!”. E un altro messaggio di complimenti sinceri è arrivato da Laura Pausini. Insomma, commenti importanti da parte di artisti importanti. A dimostrazione che nell’arte può non esserci invidia, ma sana competizione».
Non solo impegno. Abbiamo scoperto il punto debole di Povia
di STEFANIA ZIZZARI
Ogni volta che si presenta al Festival solleva polemiche. Le sue canzoni affrontano temi controversi, da «Luca era gay» a «La verità». Eppure, dietro la scorza del cantautore duro e puro, Povia nasconde un «dolce» tallone d’Achille. E pure un’anima fashion. «Sono malato di cioccolata al latte. Meglio se con le nocciole, che è il massimo della golosità», confessa Povia. «I bottoni di cioccolato li mangio a manciate, sono capace di mangiarmene mezzo chilo tutti in una volta. E ancora barrette e merendine. Poi arrivano i sensi di colpa e allora mi metto a saltare a corda per un quarto d’ora di fila per smaltire».
Il giorno dell’esibizione però si sta a regime: «Mangio solo pasta in bianco: è leggera e mi dà energia». Sul palco quest’anno Povia ha scelto un look aggressivo e nelle sei valigie che ha portato a Sanremo ha messo jeans, giacche, camicie, cinte borchiate e tante collane con la croce: «Per me la croce non ha un significato religioso», spiega, «è un simbolo positivo perché rappresenta un “più”. Io sono credente nel senso che secondo me Dio è ovunque e in ogni momento tu voglia far del bene a te stesso e agli altri».
Irene Grandi, anima zen e cuore da rocker
di CINZIA MARONGIU
Quella che ha scelto per il suo soggiorno sanremese è la japan room di un hotel un po’ defilato. Appena entri, una grande vasca rotonda, candele accese, incensi profumati, il letto avvolto da una nuvola di garza bianca, cuscini ovunque. Irene Grandi sceglie le atmosfere zen per non entrare nel frullatore del Festival, in linea con la sua scelta degli ultimi anni di andare a vivere nella campagna toscana. «Perché sento il bisogno di vivere la natura e di allargare la visione del quotidiano con immagini più ampie, legate al cosmo».
Ma poi la sua anima rocker si riaffaccia, insieme con gli anfibi che si porta sempre dietro. «Preoccupata per Sanremo? Macché. Più che altro ga-sa-ta!!! E poi ho tanta voglia di cantare». D’altra parte la sua voce sta molto bene come hanno notato i tanto giornalisti presenti alle prove durante la sua esibizione de «La cometa di Halley». «Credo che dipenda da un’alimentazione particolare che sto seguendo da un anno e mezzo. Avevo dei problemi alla schiena e allo stomaco e la dottoressa mi ha consigliato di eliminare tutti gli alimenti acidi, come pomodori, agrumi, melanzane. Il risultato? Una taglia in meno, mi sono sgonfiata molto, non ho più dolori alla schiena e la voce è davvero potente».