Faccio una eccezione al mio volontario "esilio", ma non partecipare a questa discussione mi parrebbe equivalere ad un atto di "diserzione"... Soprattutto nei confronti dell'amico Andrea, di cui capisco perfettamente lo stato d'animo (anche se mi rendo conto non potrò mai condividere "in toto" il vero e proprio "dolore" che, sono sicuro, questa notizia gli ha suscitato, come sicuramente tante, troppe, altre simili in passato.... ).
Ovviamente non condivido AFFATTO il tono un po' "riduzionista" con cui qualcuno ha affrontato l'argomento. Vero, verissimo, che il bullismo non è indirizzato in modo esclusivo contro i gay: questi "bravi" ragazzi, come già altri hanno notato, indirizzano il loro bestiale desiderio di sopraffazione nei confronti di CHIUNQUE sia, ai loro occhi, "diverso", più debole e fragile ( handicappati, down, ragazzi di colore, ragazzine "troppo" timide etc. etc. ).
C'è, però, una differenza SOSTANZIALE tra queste categorie e i gay: a nessuno verrebbe in mente di convalidare PUBBLICAMENTE una qualunque forma di discriminazione nei confronti, per esempio, di un bambino down, o un obeso o un handicappato... A nessuno verrebbe in mente di dichiarare pubblicamente che un gobbo, per esempio, sia un "obbrobrio della natura" o che un ritardato mentale abbia uno "stile di vita immorale"...
Ecco, questa è la differenza: la discriminazione contro i gay è "diversa", non si trova solo tra i bulli, ma cresce e prospera anche nelle "case per bene", si respira a pieni polmoni in alcune televisioni, in alcuni giornali, da qualche ( non tutti per fortuna... ) pulpito sacro...
Ed è questa atmosfera di generale riprovazione ( spesso ipocritamente mascherata da un "io, per carità...per me facciano quello che credono" ) che fa tanto male a chi deve subirla nella piena consapevolezza di non aver fatto nulla per meritarsela...
Ed è questa generale atmosfera che è alla base anche di un altro fenomeno: perché i bulli "colpiscano", non basta solo che il soggetto delle loro prepotenze sia "diverso": è anche necessario, direi indispensabile, che sia "solo", isolato, senza amici che lo supportino e lo difendano. E mentre è relativamente "facile" essere amico di un down, difendere una ragazza timida dalle angherie... è più "difficile" essere amico ( soprattutto a quell'età... ) di un gay.. La paura di restare "contaminato", di essere invischiato nella discriminazione è troppo forte e può frenare anche persone potenzialmente di animo nobile dal desiderio di difendere ed aiutare il compagno molestato...
Lo scrivo per dolorosa autocritica: sono stato, alle scuole medie, testimone di discriminazioni contro un compagno gay che non sono stato capace di aiutare a difendersi. Fortunatamente il caso si è risolto in modo meno tragico ( ma pur egualmente grave... ) col trasferimento del ragazzo ad altra scuola, ma quella lontana vigliaccheria pre-adolescenziale è uno degli episodi della mia vita di cui mi vergogno di più...