Accordi tra Stati si possono fare, ma fintanto che le modifiche da questi derivanti non vengono comunicate all'ITU, le frequenze rimangono in titolo allo Stato assegnatario originario. Anche San Marino ha "ceduto" 3 delle sue 5 frequenze all'Italia (7, 26 e 30), ma quest'ultima non ha mai ratificato l'accordo, per cui non ha comunicato nulla all'ITU, ed ora
San Marino pretende di riavere indietro le sue frequenze.
Inoltre penso sia molto improbabile che Slovenia e Croazia siano disposte a cedere loro frequenze, visto che, anche se usano poco il terrestre, hanno metà delle frequenze che ha l'Italia, in quanto la loro metà va ripartita a sua volta tra i due Paesi. Ad esempio la Croazia nell'area D5 ha 9 frequenze, delle quali 5 sono già utilizzate, quindi non è che ne avanzino poi così tante, anche nell'ottica di un futuro sviluppo della piattaforma terrestre.
La Slovenia aveva acceso il 33 con la scusa dei test in DVB-T2, ma si trattava principalmente di un modo per tenere occupata la frequenza. Se non avessero agito in quella maniera, ora ReteA2 si troverebbe ancora sul 33, cioè su una frequenza non adatta ad un mux nazionale italiano, come invece è il 54. Avrebbero dovuto accendere anche il 22 molto tempo fa, così forse ora sarebbe stato liberato.
Una cosa che ancora non ho ben compreso è se veramente ReteCapri sia considerato ufficialmente un mux nazionale o sia solo considerato tale nella pratica.